Scambi ridotti ma ancora miliardari: ecco come UE e Russia continuano a fare affari nonostante guerra e sanzioni.
Nonostante una guerra che va avanti da ormai tre anni e le numerose sanzioni europee ed occidentali, L’Unione Europea fa ancora affari con la Russia.
È questo il paradosso di ciò che accade quando interessi economici, politici ed etici non sono del tutto allineati. Nonostante Bruxelles e Mosca potrebbero obiettare che gli scambi commerciai sono ridotti, gli import ed export tra questi due giganti valgono ancora miliardi di euro.
I dati del primo trimestre 2025 mostrano chiaramente questa contraddizione: l’UE ha importato beni dalla Russia per un valore complessivo di 8,7 miliardi di euro, mentre Mosca ha acquistato dall’Europa merci per 7,9 miliardi di euro. Cifre inferiori rispetto al passato, ma comunque significative, soprattutto se lette nel contesto di un conflitto che ha stravolto l’ordine internazionale e spinto i Paesi europei a dichiarare di voler ridurre al minimo i legami con il Cremlino.
Il confronto con gli anni precedenti racconta una storia di ridimensionamento drastico ma non di rottura totale. Un rapporto complesso, fatto di necessità materiali e di calcoli geopolitici che non possono essere ignorate, ma quali sono i beni russi di cui l’UE non può fare a meno? E quali obbligano la Russia a parlarsi ancora con il vicino occidentale? Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’argomento.
UE e Russia fanno ancora affari: ecco quanto hanno guadagnato
L’analisi dei dati del primo trimestre 2025 evidenzia una contrazione significativa del volume degli scambi tra Bruxelles e Mosca, ma conferma anche che il flusso di denaro resta miliardario. L’Unione Europea ha importato dalla Russia beni per un totale di 8,7 miliardi di euro, mentre le esportazioni europee verso la Federazione si sono fermate a 7,9 miliardi.
Per comprendere meglio questa dinamica occorre guardare indietro: nel primo trimestre del 2021 il valore delle importazioni UE dalla Russia era di 30,6 miliardi di euro. Nel 2022, complice l’impennata dei prezzi di petrolio e gas, il dato aveva toccato quota 63 miliardi. Oggi la cifra si è drasticamente ridotta, ma resta comunque rilevante. La stessa dinamica vale per le esportazioni: se nel 2021 ammontavano a oltre 21 miliardi, oggi si attestano su poco meno di otto.
Un dato colpisce più degli altri: a beneficiare maggiormente delle esportazioni verso la Russia è la Germania, che nel 2024 ha registrato ricavi per 7,6 miliardi di euro grazie alle vendite di macchinari e prodotti chimico-farmaceutici. Per contro, le importazioni tedesche dalla Russia nello stesso anno sono state limitate a 1,8 miliardi, mostrando come Berlino riesca a trarre vantaggi dal mantenimento di un minimo canale commerciale con Mosca.
Questi numeri mettono in evidenza un equilibrio fragile. Da un lato, le sanzioni hanno ridotto i flussi economici e ridimensionato il peso di Mosca come partner commerciale. Dall’altro, l’interscambio non è mai cessato del tutto, segno che l’Europa non ha potuto – o voluto – recidere completamente i rapporti.
UE e Mosca ancora in affari: ecco quali sono i beni da import ed export
Al di là dei numeri, a contare sono le tipologie di beni che continuano a viaggiare tra Bruxelles e Mosca. L’energia resta l’elemento più rilevante, anche se in declino. Nei primi tre mesi del 2025, le importazioni europee di gas russo hanno raggiunto un valore di 4,4 miliardi di euro: meno della metà rispetto al 2021. Il petrolio ha inciso ancora meno, con 1,4 miliardi di euro, pari a meno del 10% della cifra registrata quattro anni fa. Questo calo riflette la volontà europea di affrancarsi dalla dipendenza energetica, come previsto dal piano RePowerEU, che punta a eliminare il gas russo via gasdotto entro il 2027-2028, sostituendolo progressivamente con il GNL e con forniture alternative.
Eppure, se il petrolio e il gas perdono centralità, altri settori restano attivi:
- i fertilizzanti russi continuano ad arrivare in Europa senza sanzioni e dazi, con importazioni stabili intorno ai 550 milioni di euro;
- anche ferro e acciaio mantengono un ruolo importante: nel trimestre considerato hanno raggiunto un valore di 725 milioni, con Italia, Belgio e Repubblica Ceca come principali acquirenti.
- il nichel, fondamentale per molte filiere industriali, bisogna ricordare è stato importato per 261 milioni di euro.
Sul fronte opposto, l’Europa esporta verso la Russia soprattutto macchinari e prodotti farmaceutici. Beni difficilmente sostituibili per Mosca, che dimostrano come, nonostante le difficoltà, l’interdipendenza economica non sia stata del tutto spezzata.
Questa realtà solleva un interrogativo geopolitico di fondo: fino a che punto l’Europa, pur condannando la guerra in Ucraina, può continuare a fare affari con Mosca senza contraddirsi? La linea di demarcazione tra ciò che è lecito e ciò che non lo è appare sempre più sfumata. Le sanzioni dovrebbero colpire l’economia russa e limitare la sua capacità bellica, ma la persistenza degli scambi permette comunque al Cremlino di mantenere ossigeno finanziario. In questo scenario, la domanda che resta aperta è tanto semplice quanto inquietante: l’Europa sta davvero sostenendo l’Ucraina fino in fondo o, attraverso questi legami commerciali, rischia di indebolire la sua stessa posizione etica e politica?
© RIPRODUZIONE RISERVATA