Quando si parla di divergenze tra Germania e Banca Centrale Europea il tema è (quasi) sempre lo stesso: le banche, l’unione bancaria e la creazione del Meccanismo Unico di Supervisione. La BCE chiede un potere forte e definito, ma la Germania non ci sta.
La Banca Centrale Europea è entrata in rotta di collisione con Berlino sul futuro dell’Unione Bancaria stilando un documento nel quale, secondo il Financial Times, si delinea come l’autorità del salvataggio bancario dovrebbe essere centralizzata e con potere di intervento su tutte le banche dell’Eurozona.
Nel report di 32 pagine inviato a Bruxelles, la BCE sostiene che l’efficacia di un meccanismo di risoluzione risieda nella "forza e nell’indipendenza"; nella definizione di poteri che gli conferiscano la possibilità di intervenire sulle banche che hanno bisogno di ricapitalizzazione o che dovrebbero semplicemente essere chiuse.
Ma la strada verso l’unione bancaria è ancora lunga e tortuosa, fatta di trame politiche e legami di potere. Cosa vuole la Germania dall’unione bancaria?
Mario Draghi e Wolfgang Schaeuble ai ferri corti
Questa pubblicazione metterà Mario Draghi ai ferri corti con Wolfgang Schaeuble, scrive il Financial Times. Il ministro delle finanze tedesco ripete ormai da sempre che il nuovo sistema di salvataggio bancario della UE dovrebbe essere concepito come un "network", una rete di autorità nazionali. Secondo l’interpretazione tedesca infatti, l’autorità bancaria concepita come entità unica non rientrerebbe nei parametri dei Trattati che non prevedono l’esistenza di un unico organo decisionale che faccia capo a tutta Europa.
"Un meccanismo unico funzionerebbe meglio di una rete di autorità nazionali nel garantire azioni di risoluzione ottimale" - si legge nella nota di Draghi che incalza: "la coordinazione tra i sistemi di risoluzione nazionale non ha funzionato abbastanza perché le decisioni fossero prese nel minor tempo e con il costo minore, specie nel contesto internazionale".
Modificare i trattati?
Per seguire il percorso dell’unione bancaria così come indicato dalla BCE c’è bisogno di modificare i trattati secondo la Germania. Al contrario, secondo l’Eurotower, le disposizioni attualmente vigenti consentirebbero infatti la possibilità di istituire un organismo centralizzato e forte.
La modifica dei trattati è ormai un argomento taboo in Europa tanto che qualche mese fa il The Economist, soffermandosi sulle scelte della Germania, si domandava cosa ci fosse dietro a tanta reticenza in un articolo che abbiamo tradotto col titolo: "Non toccate quei trattati" (già anche ad aprile si parlava di unione bancaria e di proposte bocciate dalla Germania).
A che punto siamo con l’unione bancaria?
Certo è che i lavori sul sistema bancario Europeo procedono assai a rilento e spesso sono proprio queste divergenze tra Berlino e la BCE ad allungare il percorso. Il sistema del meccanismo di supervisione unica sarebbe dovuto iniziare già da quest’anno, invece oggi le previsioni parlano di una "messa in opera" per il 2015.
Il meccanismo di supervisione del settore bancario è considerato da molti come il più grande momento di svolta nel sistema del potere Europeo dopo la creazione della moneta unica.
In questo modo, proponendo un organo di potere forte, la BCE si schiera implicitamente dalla parte di Bruxelles che aveva proposto un’autorità unica che avesse il potere su tutte le banche dell’Eurozona (così come presentata lo scorso luglio). Così facendo, scrive il FT, la Banca Centrale Europea isola sostanzialmente la Germania, proprio quando i tempi stringono e la classe dirigente politica europea ha bisogno di trovare un accordo ed evitare nuovi rallentamenti che posticipino ulteriormente la creazione dell’autorità bancaria.
Tra Draghi e Schaeuble: il compromesso di Asmussen
Jorg Asmussen, membro dell’Esecutivo BCE responsabile delle trattative con Bruxelles e uomo molto vicino a Schaeuble, è l’uomo del compromesso. Sebbene ci sia ampio spazio di compromesso, ha spiegato Asmussen pochi giorni fa, non tutte le banche dovrebbero rientrare sotto il potere ed il controllo della BCE, ed ha poi suggerito come numero ideale le 130 banche più grandi d’Europa, proprio come indicato tempo addietro dalla Germania.
A Berlino, Asmussen ha detto:
Personalmente ritengo che sia possibile trovare un compromesso. Perché non cominciare con le banche sistemiche…per poi proseguire oltre nel tempo?
Perché la Germania si oppone?
I critici del modello caldeggiato dalla Germania puntano il dito contro le banche più piccole. Banche di piccola portata come la Anglo Irish in Irlanda, Bankia in Spagna e Laiki a Cipro (ricordate?) sono state il detonatore della crisi nei rispettivi paesi costretti a chiederne il salvataggio e, proprio per questo motivo, dovrebbero rientrare tra le banche di cui si occuperà l’autorità Europea.
In questo c’è poi chi ritiene che la Germania stia cercando di difendere i propri interessi di vincoli politici e finanziari legati alle numerose banche locali tedesche. Secondo i più critici, infatti, Berlino sta cercando di proteggere dall’occhio indiscreto del "supervisore unico" le banche regionali e locali che non solo rappresentano un’importante fetta del settore finanziario tedesco, ma allo stesso tempo giocano ruoli di spicco nel quadro del potere politico.
L’unione bancaria potrebbe essere scomoda per la Germania e farle perdere lo status di leader de facto dell’Eurozona?
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