Bankitalia smentisce la cosiddetta “inflazione da avidità”. Ecco come le imprese alzano i prezzi, ma tutto sommato in linea con l’aumento dei costi.
Gli alti prezzi che paghiamo per beni e servizi, sono la causa o l’effetto dell’inflazione? È lecito chiederselo, considerando i rincari dei beni intermedi e dell’energia che hanno colpito le imprese italiane negli scorsi anni.
Chi propende per la prima ipotesi, parla di greedflation, ossia dell’”inflazione da avidità”: dopo la pandemia e l’intensificarsi della guerra in Ucraina, le imprese avrebbero gonfiato i prezzi ben oltre quanto sarebbe stato giustificato dall’aumento dei costi di produzione, di fatto speculando per ottenere maggiori profitti.
Ma c’è chi ritiene che l’aumento dei prezzi sia semplicemente dovuto al fatto che, per preservare i margini, le imprese abbiano dovuto “scaricare” l’aumento dei costi (in primis energetici) sui consumatori, tuttavia in misura coerente con l’inflazione. In altri termini, se i prezzi dei beni e servizi sono cresciuti, lo hanno fatto in modo proporzionale all’aumento dei costi per produrli e fornirli. È questa la tesi (già avanzata in passato) della Banca d’Italia, che ha analizzato le politiche di prezzo delle aziende italiane tra il 2016 e il 2023, per misurare i contributi dell’inflazione su prezzi e profitti operativi. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA