Una NADEF da Draghi: basterà a salvare il governo Meloni?

Raphael Raduzzi

3 Ottobre 2023 - 07:05

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C’è chi rievoca lo spread con lo scenario del 2011. I tagli lineari decisi nell’estate 2011 dal governo Berlusconi furono giudicati insufficienti: perché chi di austerità ferisce di austerità perisce.

Una NADEF da Draghi: basterà a salvare il governo Meloni?

La Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF), approvata la settimana scorsa e da poco pubblicata sul sito del Ministero, è il primo tassello della legge di bilancio che verrà approvata entro qualche mese. Questo documento delinea le previsioni economiche programmatiche per il 2024, in particolare per quanto riguarda le previsioni di deficit. Si può dire da subito che questa NADEF rappresenta in pieno la politica economica condotta dal governo finora.
Una rotta, paradossalmente, molto in linea con i governi precedenti, in particolare col governo Draghi che sulla carta vedeva come unico gruppo d’opposizione proprio Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Eppure, il parallelismo è presto fatto: contrazione del bilancio, demonizzazione del superbonus, privatizzazioni.

Partendo dal primo elemento, molti media mainstream in questi giorni si sono stracciati le vesti perché il deficit del 2023 sarebbe stato leggermente rivisto al rialzo, come pure le previsioni per quello del 2024. Ma tutto ciò è perfettamente normale, praticamente tutti i governi rivedono queste stime tra il DEF approvato ad aprile e la NADEF approvata entro settembre, anche perché le stime di crescita del PIL sono state riviste al ribasso ed ovviamente anche questo impatta sul maggior deficit. Ciò che però non si è ancora notato è che nonostante il leggero aumento del deficit nominale per l’anno prossimo, l’aggiustamento strutturale previsto sarà maggiore. Per chi fosse a digiuno con l’astrusa terminologia di bilancio, ricordiamo che il deficit strutturale è quel dato che depura, o cerca di depurare essendo anch’esso una stima, il deficit dalla componente ciclica dell’economia. Il senso è questo: se l’economia va a gonfie vele le entrate fiscali aumenteranno e quindi il deficit richiesto può essere inferiore, se le cose vanno male invece si può permettere una maggior flessibilità; in questo modo si dovrebbe far emergere il vero livello di deficit a prescindere da come sta andando la crescita economica. Ecco, per l’anno prossimo la diminuzione del deficit in termini strutturali sarà dell’1,1% contro lo 0,9% previsto ad aprile. In sostanza il governo Meloni prevede maggiore austerità. [...]

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