Un piano industriale straordinario e 8 miliardi di euro l’anno per l’Italia, la ricetta di Orsini (Confindustria)

Violetta Silvestri

27/05/2025

Orsini, presidente di Confindustria, ha lanciato le sue proposte per invertire la rotta in Italia e in Europa: ecco di cosa ha bisogno l’industria per tornare a crescere.

Un piano industriale straordinario e 8 miliardi di euro l’anno per l’Italia, la ricetta di Orsini (Confindustria)

Salvare e rilanciare l’industria italiana ed europea dinanzi a sfide epocali: questo l’obiettivo principale del “piano straordinario” lanciato da Emanuele Orsini, presidente di Confindustria in occasione della relazione all’assemblea nazionale 2025.

Dal palco di Bologna, il tono emerso è stato quello dell’urgenza di agire in un contesto internazionale diventato sempre più complesso e sfidante. Le novità dei dazi di Trump e del clima da guerra commerciale si sono aggiunte a questioni delicate già evidenziate dal settore industriale come prioritarie, quali il nodo dei prezzi energetici - troppo alti in Italia - e il cambio di passo nella competitività delle imprese.

Orsini ha lucidamente descritto la situazione attuale parlando di una “amara verità”: Europa e Italia rischiano davvero di andare incontro a una “ deindustrializzazione, aggravata dalla guerra dei dazi, ma alimentata da un pregiudizio anti-industriale”.

La svolta è urgente e deve passare attraverso miliardi di investimenti, meno burocrazia, un PIL che torni a crescere almeno del 2%.

Orsini (Confindustria): ecco il piano straordinario per rilanciare l’industria

Lo aveva dichiarato anche Carlo Cottarelli nell’intervista a Money.it di poche settimane fa: per risolvere il problema cronico del debito italiano sono necessarie una crescita del PIL del 2% e una svolta epocale nelle dinamiche burocratiche del Paese, che affossano economia e sviluppo.

Una ricetta simile è stata presentata da Emanuele Orsini, presidente di Confindustria durante l’assemblea nazionale del 27 maggio:

“bisogna lavorare tutti insieme ad un vero Piano industriale straordinario per l’Italia. Al netto dell’effetto dei dazi, dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza. E’ ancora frenata da troppi ostacoli, che riducono la competitività delle imprese rispetto a quelle di Paesi con regole, sistemi fiscali e infrastrutture più favorevoli”.

Per incentivare gli investimenti occorre snellire le procedure e gli ostacoli burocratici, in Italia ma anche in Europa, cambiare assolutamente la logica del mercato energetico - in Italia il sovraccosto energetico delle imprese “supera il 35% del prezzo medio europeo e che arriva anche a toccare punte dell’80%, nel confronto con i maggiori Paesi europei” - e favorire il disaccoppiamento del costo dell’energia dal gas, puntare e potenziare Industria 4.0, 6.0, “chiamiamola come vogliamo”, fare di tutto per “convincere gli imprenditori a investire”, secondo Orsini.

L’appello è stato rivolto anche ai sindacati, per affrontare insieme il problema dei salari e del potere di acquisto eroso dall’inflazione: occorre lavorare insieme per favorire stipendi più alti e legati alla produttività.

Urgente una svolta anche nell’UE

Non si può progettare il futuro industriale del Paese senza inserirlo nell’UE. Sul tema, Orsini ha auspicato dei cambiamenti.

Due sono le strade da intraprendere: favorire gli investimenti, “per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private con una new generation Eu per l’industria e un mercato dei capitali realmente unico e integrato”. E poi lavorare per “la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unione tra le dimensioni della sostenibilità”.

Per Orsini l’UE deve optare per un cambiamento radicale rispetto alle scelte fatte finora, che hanno limitato e non favorito la competività industriale del blocco. Il Patto di Stabilità e Crescita è anch’esso un ostacolo e va cambiato affinché sia davvero utile al sostegno e non al declino delle imprese.

E poi l’Europa non può essere proattiva solo con l’emergenza difesa: “la guerra commerciale va affrontata con la stessa determinazione e con investimenti straordinari altrettanto necessari. L’Europa deve difendere i propri interessi su tutti i fronti: da quello industriale a quello sociale. Non è possibile che l’unica eccezione per sforare il Patto di Stabilità sia relativa alla spesa per la difesa. La nostra idea è diversa”

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