Da icona di Fox News a voce libera e scomoda del conservatorismo: perché il giornalista più influente d’America non teme più nessuno.
C’è una forma di coraggio che non ha nulla a che fare con sentimenti che consideriamo, per così dire, poco nobili, tipo la vanità e la sete di gloria. È quella di chi, dopo aver raggiunto il vertice del successo, decide di dire ciò che pensa anche se sa che corre il rischio di perdere tutto. È una virtù rara nel mondo dei media, dove l’indipendenza intellettuale è spesso un lusso che pochi possono permettersi. Tucker Carlson oggi ne è l’incarnazione.
Dopo essere stato per anni il volto più potente e seguito della televisione conservatrice americana, Carlson ha imboccato una strada diversa: quella del pensiero libero, senza vincoli né riverenze, nemmeno verso le alleanze “sacre” della destra americana. E tra i tabù che ha scelto di infrangere, quello del rapporto tra Stati Uniti e Israele è il più delicato, il più rischioso e — forse — il più rivelatore della sua evoluzione.
Un outsider dentro l’establishment
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