Entrare negli Stati Uniti si fa sempre più difficile. La nazione blindata per la sicurezza nazionale con visti vietati a seconda della cittadinanza.
Per garantire la sicurezza e la stabilità nazionali (così dichiara) Trump sta blindando gli Stati Uniti un divieto alla volta. La lista di Paesi con divieto di viaggio o restrizioni si allunga sempre di più su nuovo ordine della Casa Bianca, presto scatenando aspre critiche e accese polemiche. L’amministrazione statunitense sembrerebbe aver rilevato un’eccessiva frequenza di violazioni da parte dei cittadini provenienti da alcuni Stati, compresi i palestinesi, scegliendo quindi di limitare gli ingressi in base alla nazione di provenienza dei viaggiatori, come d’altronde era accaduto durante il primo mandato del tycoon.
Nel complesso, ci sono 20 Paesi in più che a partire dal 2026 non potranno (o solo limitatamente) godere dell’accesso dei propri cittadini nel territorio americano. Le motivazioni fornite da Donald Trump sono tutte nell’interesse di Washington, ma più di qualcuno sospetta che l’ennesimo travel ban sia da ricondurre a motivazioni decisamente meno nobili, più legate alla politica e alle ideologie personali.
Nuovi Paesi con divieto di viaggio per gli Stati Uniti
Il 9 giugno 2025 Trump ha emanato un decreto presidenziale in cui vietava l’ingresso negli Stati Uniti, per “proteggere gli Stati Uniti da terroristi stranieri e altre minacce alla sicurezza nazionale”, ai cittadini di:
- Afghanistan;
- Myanmar;
- Ciad;
- Congo-Brazzaville;
- Guinea Equatoriale;
- Eritrea;
- Haiti;
- Iran;
- Libia;
- Somalia;
- Sudan;
- Yemen.
A partire dal 1° gennaio 2026 il divieto totale sarà esteso anche ai cittadini di:
- Burkina Faso;
- Mali;
- Niger;
- Sud Sudan;
- Siria.
Oltre a questi 17 Paesi, le restrizioni totali sono estese anche ai palestinesi, o meglio a chiunque abbia un documento rilasciato dall’Autorità nazionale palestinese (Anp). Non è tutto, poiché gli Stati Uniti hanno aumentato anche gli Stati per i quali sono previste limitazioni parziali. Si aggiungono così alle restrizioni i cittadini dei seguenti 15 Paesi:
- Angola;
- Antigua e Barbuda;
- Benin;
- Costa d’Avorio;
- Dominica;
- Gabon;
- Gambia;
- Malawi;
- Mauritania;
- Nigeria;
- Senegal;
- Tanzania;
- Tonga;
- Zambia;
- Zimbabwe.
Si confermano anche le restrizioni parziali precedentemente adottate, quindi ai cittadini provenienti da:
- Burundi;
- Cuba;
- Togo;
- Venezuela.
Per quanto riguarda il Turkmenistan, invece, restano in piedi soltanto i limiti relativi ai migranti e non per la generalità dei visti, in virtù della collaborazione del Paese con gli Stati Uniti per il mantenimento della sicurezza.
Come funzionano i divieti
Il travel ban, anche quando totale, prevede comunque delle eccezioni per:
- chi risiede già in modo stabile negli Stati Uniti;
- chi è già titolare di visto Usa;
- categorie particolari di visto (come diplomatici e atleti);
- persone il cui ingresso è necessario agli interessi nazionali degli Stati Uniti.
Contestualmente, Trump ha scelto di estendere le limitazioni previste per i Paesi citati anche ai visti per immigrati concessi sulla base dei familiari residenti - ritenendo che siano legati a un ampio numero di frodi - prevedendo la possibilità di deroga con valutazione del caso individuale. Per quanto riguarda i Paesi con divieto totale, l’ingresso negli States è consentito soltanto nelle eccezioni sopracitate. Le restrizioni, invece, riguardano soltanto i seguenti visti:
- immigrazione;
- affari (B-1);
- turismo, visita a parenti e amici, cure mediche (B-2);
- visto B-1/B-2 (per affari, ma senza possibilità di ricevere pagamenti o attività ricreative che necessitano più di 90 giorni);
- motivi di studio accademico, non accademico o professionale (F, M);
- scambi culturali (J).
Di conseguenza, i cittadini provenienti da Paesi con limitazioni che non prevedono il divieto di ingresso completo possono ancora recarsi negli Stati Uniti (con il corretto visto) i:
- viaggiatori in transito verso un altro Paese;
- membri di un equipaggio aereo o navale negli Stati Uniti;
- soggetti che vogliono intraprendere un’attività di commercio o investimento;
- giornalisti e operatori dei media;
- lavoratori temporanei;
- diplomatici, funzionari, militari con incarico da assumere negli Usa.
Le motivazioni addotte dalla Casa Bianca riguardano i casi di violazioni riportati nel transito di alcuni viaggiatori, associate alla scarsa collaborazione dei Paesi di provenienza, accusati di esercitare poco controllo e di ostacolare il rimpatrio, talvolta anche di corruzione e pericolosità nazionale. Queste giustificazioni hanno fatto storcere parecchi nasi, ma il tycoon è forte dell’approvazione ricevuta nel primo mandato dalla Corte suprema, decidendo ora di rivedere i divieti con una “valutazione aggiornata degli attuali rischi globali di controllo, verifica e sicurezza”.
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