Il paradosso del trumpismo è qui: emerso politicamente anche in nome del rifiuto delle missioni militari all’estero, si trova a doverle paventare nello stesso cerchio stretto dei confini Usa.
Il Venezuela è da diverse settimane sotto pressione americana: il presidente Usa Donald Trump ha ordinato lo stanziamento di navi militari, cacciatorpediniere e pattugliatori nel Mar dei Caraibi e di caccia F-35B a Porto Rico con l’obiettivo formale di contrastare il narcotraffico.
Da agosto ad oggi 4 attacchi hanno affondato altrettante imbarcazioni riconducibili ai cartelli venezuelani o latinoamericani in generale. E per Washington la centrale del narcotraffico è nella leadership di Caracas, a partire dal presidente Nicolas Maduro e dal suo Ministro dell’Interno Diosdado Cabello. Entrambi sono nella lista dei ricercati del Dipartimento della Giustizia e su di loro pende una taglia da parte di Washington, che dal 2019 non riconosce come legittimo il governo del Partito Socialista Unito Venezuelano.
L’1 ottobre Trump ha comunicato al Congresso che Washington è in uno stato di “conflitto armato” con i narcos nel Mar dei Caraibi, mentre Maduro denuncia provocazioni e la preparazione di un’offensiva statunitense contro Caracas. [...]
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