Trova 35 euro a lavoro e viene licenziata dopo 12 anni

Ilena D’Errico

22 Novembre 2025 - 23:45

Questa lavoratrice è stata licenziata dopo 12 anni di lavoro senza problemi a causa di un errore che le ha fruttato appena 35 euro. Ecco cos’ha fatto.

Trova 35 euro a lavoro e viene licenziata dopo 12 anni

Venire meno agli impegni contrattuali con il datore di lavoro è molto grave, ma ogni provvedimento sanzionatorio dovrebbe sempre essere proporzionato alla violazione. Difficile non ritenere ingiusto il licenziamento di una donna dopo ben 12 anni di lavoro colpevole di una violazione dal valore di 35 euro. La vicenda, accaduta in Olanda, è così finita nelle aule di tribunale ed è ben presto scoppiata sui media locali, estendendosi sempre di più. Il tema dei licenziamenti illegittimi è sempre attuale, in particolar modo quando riguardano colpe apparentemente perdonabili. Proviamo quindi a fare chiarezza su quanto accaduto e vediamo cosa dicono le leggi in merito.

Licenziata dopo 12 anni per aver “trovato” 35 euro

Non sono successi molti eventi in questa storia e proprio per questo risulta complesso capirne immediatamente l’andamento, perciò facciamo chiarezza. La protagonista è una donna olandese che ha lavorato come addetta alle pulizie per la stessa impresa per una durata di 12 anni, durante i quali ha ricevuto sempre valutazioni positive e ha dimostrato un’ottima professionalità. Nonostante ciò, un unico circoscritto errore è stato sufficiente per il datore di lavoro a comminare la sanzione disciplinare più grave di tutte, vale a dire il licenziamento.

Tra le mansioni della lavoratrice c’era quella di svuotare i bidoni dell’immondizia dei locali, come normalmente avviene, e proprio in questo contesto ha commesso un errore. L’ex dipendente ha raccolto tutte le bottiglie e le lattine presenti in un ufficio nei cestini, prendendo per errore anche quelle che erano state gettate nei bidoni per il riciclo. Considerandolo uno spreco inutile, la donna ha raccolto bottiglie e lattine per poi portarle in un supermercato affinché le riciclassero, ottenendo un totale di 35 euro come ricompensa.

Quando il datore di lavoro è venuto a conoscenza di questo fatto attraverso le telecamere di sicurezza e il racconto della stessa lavoratrice le ha comunicato il licenziamento in tronco. Questa misura è stata ritenuta eccessiva dalla lavoratrice, che ha quindi impugnato il licenziamento in tribunale. L’azienda, d’altra parte, ha accusato l’ex dipendente di essersi arricchita indebitamente a causa di quella condotta e di aver violato la normativa aziendale. Non avrebbe dovuto, infatti, svuotare anche i bidoni destinati al riciclo, del quale i proventi sarebbero andati al personale dell’ufficio.

Il tribunale di Gelderland, tuttavia, ha dato ragione alla lavoratrice giudicando il licenziamento un provvedimento eccessivamente severo. C’è da dire anche che la lavoratrice si è immediatamente offerta di restituire la somma di 35 euro, come ribadito in tribunale, e che non sapeva di dover differenziare la raccolta dei rifiuti dai sacchetti. L’azienda non ha fornito alcuna prova che mostrasse di aver indicato alla dipendente le diverse regole per i bidoni, che comunque la donna avrebbe potuto realisticamente confondere con gli altri secondo il giudice. Quest’ultimo ha quindi riconosciuto l’illegittimità del licenziamento e un risarcimento di 35.000 euro in favore della donna (che ne aveva richiesti 75.000), che nel frattempo ha trovato un impiego altrove. Di fatto, il tribunale ha anche riconosciuto che la lavoratrice aveva sempre tenuto una condotta esemplare e onesta, con risultati professionali soddisfacenti.

Così dice la legge

In base alla decisione del tribunale olandese possiamo evincere che su questo tema la legge in Olanda è molto simile a quella italiana, ma di fatto i principi del diritto del lavoro sono simili in tutta l’Unione europea (e non solo). Il licenziamento per giusta causa, come ogni altra sanzione disciplinare, deve essere proporzionato alla gravità della violazione. In questo caso specifico si potrebbe al più richiamare il mancato rispetto delle direttive aziendali e la lesione del vincolo fiduciario con il datore di lavoro, ma la dipendente ha agito in buona fede, comportato un danno più che limitato e circoscritto, oltre a essere disponibile a rimediare all’errore. Di conseguenza, soprattutto in una storia lavorativa senza macchie, il licenziamento appare come una sanzione oltremodo eccessiva.

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