Torna la tensione Usa-Cina, i mercati affondano

Violetta Silvestri

10/10/2022

10/10/2022 - 08:34

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Lunedì nero per le azioni in Asia: gli indici crollano dopo un nuovo round di restrizioni Usa sull’export di chip in Cina. Inoltre, resta alta l’allerta sulle mosse Fed e banche centrali sui tassi.

Torna la tensione Usa-Cina, i mercati affondano

Le azioni in Asia crollano negli scambi di lunedì 10 ottobre, tra l’intensificarsi delle preoccupazioni per l’aumento dei tassi di interesse globali e mentre gli investitori cinesi si ritrovano restrizioni più severe sulla tecnologia americana.

La guerra dei chip e la tensione Usa-Cina sta esacerbando il sentiment negativo. Un indicatore delle azioni asiatiche è sceso di oltre l’1%, guidato dai titoli tecnologici di Hong Kong, mentre anche i futures statunitensi sono scivolati. Un rimbalzo dei casi di Covid in Cina, inoltre, si è aggiunto al tono pessimista. Le materie prime sono diminuite, poiché i trader hanno valutato i crescenti rischi per la crescita economica.

Inoltre, le minacce geopolitiche relative al conflitto in corso si sono aggiunte all’incertezza, mentre i mercati aspettano di vedere come il Cremlino risponderà all’esplosione che ha colpito l’unico ponte della Russia verso la Crimea.

Asia travolta dalla guerra Usa sui chip

Alle ore 8.14 circa, in Asia Shanghai e Shenzhen perdono rispettivamente l’1,12% e l’1,42%, mentre a Hong Kong l’affondo è del 2,82% circa.

Le azioni dei principali produttori di chip cinesi hanno perso 5 miliardi di dollari di valore di mercato, poiché i nuovi controlli sulle esportazioni statunitensi hanno minacciato di ostacolare i piani di Pechino per l’autosufficienza tecnologica.

Semiconductor Manufacturing International Corp, il più grande produttore di chip cinese, è scesa del 5,2%, mentre Hua Hong Semiconductor è crollata del 10,3% e Shanghai Fudan Microelectronics ha perso fino al 22,1%.

Come rivela il Financial Times, le forti perdite sono arrivate dopo che Washington ha svelato venerdì nuovi controlli sulle esportazioni che limitano la vendita di semiconduttori realizzati con tecnologia statunitense a meno che i fornitori non ottengano una licenza di esportazione.

I controlli impediscono inoltre ai cittadini o alle entità statunitensi di lavorare con i produttori di chip cinesi senza l’approvazione esplicita e limitano l’esportazione di strumenti di produzione che consentirebbero a Pechino di sviluppare le proprie apparecchiature.

Il dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha dichiarato venerdì di aver aggiunto 31 società alla sua lista, nel tentativo di rendere più difficile per le aziende cinesi produrre oppure ottenere chip per computer avanzati vitali per tecnologie all’avanguardia.

“La maggior parte delle nuove società non sono quotate, ma le restrizioni stanno ancora influenzando il sentiment generale del mercato, ha affermato Dickie Wong, capo della ricerca presso Kingston Securities a Hong Kong.

Le misure avevano già fatto scendere l’indice Philadelphia Stock Exchange Semiconductor di oltre il 6% venerdì, quando gli analisti hanno avvertito che i produttori di chip cinesi avrebbero subito un duro colpo dalle nuove restrizioni. Il mercato cinese dei semiconduttori, basato sugli utenti finali, rappresenta quasi un quarto della domanda globale.

Secondo gli analisti la tensione Usa-Cina in questo ambito non si fermerà.

Da evidenziare per oggi che i mercati sono chiusi per vacanza in Giappone. Il mercato obbligazionario statunitense è chiuso ma il mercato azionario sarà aperto.

Fed e dati Usa guidano ancora i mercati

Il petrolio si è allentato, con i rischi per la domanda di energia derivanti da una politica monetaria più restrittiva che hanno fermato un rally innescato dalla decisione dell’OPEC+ di tagliare l’offerta. L’oro si è stabilizzato in Asia dopo essere sceso al di sotto dei 1.700 dollari l’oncia la scorsa settimana.

Gli investitori continuano a valutare i commenti del presidente della Fed Bank di New York John Williams, che la scorsa settimana ha affermato che i tassi devono salire a circa il 4,5% nel tempo, ma il ritmo e il picco finale della campagna di inasprimento dipenderanno dall’andamento dell’economia. I funzionari sono stati risolutamente aggressivi nel loro messaggio: non saranno dissuasi dall’aumentare i tassi dalla volatilità dei mercati finanziari.

Ora tutti gli occhi saranno puntati sui dati dell’inflazione Usa di questa settimana dopo che una lettura più calda del previsto ad agosto ha stemperato le speranze di un nascente rallentamento. Separatamente, i verbali della riunione della Fed di settembre forniranno indizi sulla tolleranza della banca centrale per il pericolo recessione economica.

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