La notte di Wall Street è stata nera: tonfo azionario sulla scia di una Fed vista aggressiva sui tassi. Stamane, i mercati asiatici sono quindi trascinati in rosso. A dominare è una grande incertezza.
Martedì mattina i mercati dell’Asia-Pacifico sono stati scambiati al ribasso dopo che i principali indici di Wall Street hanno chiuso la giornata peggiore da giugno a causa delle crescenti preoccupazioni per un aumento dei tassi.
Inoltre, un nuovo aumento dei prezzi energetici europei ha alimentato i timori di una recessione e ha spinto al rialzo i rendimenti obbligazionari, mentre l’euro ha toccato i livelli minimi da 20 anni.
In Asia, il disagio per l’economia cinese ha continuato a diffondersi, mentre il taglio dei tassi sui prestiti e i discorsi su un nuovo ciclo di prestiti ufficiali ai promotori immobiliari hanno sottolineato le tensioni nel settore.
In generale il freno della Fed all’economia statunitense per garantire che l’inflazione elevata continui a raffreddarsi rimane il motore chiave nei mercati globali. I trader si stanno preparando ai discorsi, previsti aggressivi, al simposio Jackson Hole della banca centrale alla fine di questa settimana.
Crollo a Wall Street: i mercati vacillano
Nella notte, le azioni statunitensi hanno subito il più grande calo degli ultimi due mesi, con le azioni tecnologiche in forte ribasso a causa delle cupe prospettive economiche e dei timori che i membri della Federal Reserve adotteranno un tono da falco.
L’indice di riferimento S&P 500 di Wall Street è scivolato del 2,1%, la perdita di un giorno più grave da metà giugno. Ci sono stati cali in tutti i settori, ma i titoli più colpiti sono stati i tecnologici e i gruppi ciclici, tra cui Amazon e Tesla. L’indice Nasdaq Composite, dominato dalla tecnologia, è sceso del 2,5%.
I big tech, che promettono una crescita a lungo termine, sono considerati particolarmente vulnerabili all’aumento dei tassi di interesse perché tassi più elevati riducono il valore relativo degli utili in un lontano futuro.
Le previsioni da falco si sono riflesse sui mercati dei titoli di Stato, con il rendimento del titolo del Tesoro a 2 anni sensibile alla politica monetaria in aumento di 0,06 punti percentuali al 3,32%.
Nel Forex, l’euro è sceso dello 0,9% rispetto al dollaro a $0,994, portandosi al di sotto di 1 dollaro per la seconda volta quest’estate. Aveva raggiunto la parità con il biglietto verde a luglio per la prima volta in due decenni.
Le preoccupazioni per possibili tagli all’approvvigionamento energetico russo hanno portato lunedì i prezzi europei del gas e dell’elettricità a salire, aggiungendosi ai timori che il continente possa scivolare in recessione.
L’indice azionario regionale Stoxx Europe 600 ha chiuso in ribasso dell’1%, con il Dax tedesco in calo del 2,3%.
L’indice del dollaro, che replica la valuta statunitense rispetto a un paniere di controparti e tende a salire durante i periodi di incertezza, ha guadagnato lo 0,7%. L’indice è aumentato di quasi il 3% questo mese, tornando vicino al massimo da due decenni raggiunto a luglio.
La Federal Reserve nel mirino dei trader
La Fed sta camminando sul filo del rasoio nel tentativo di contenere le pressioni sui prezzi, scongiurando la recessione. Allo stesso tempo, i rischi per la crescita globale sono molto evidenti, dalla crisi energetica dell’Europa ai guai del settore immobiliare della Cina e ai problemi legati al Covid.
Con un debito totale negli Stati Uniti di oltre $30 trilioni, un rialzo dell’1% dei tassi porta a un enorme aumento di oltre $300 miliardi di pagamenti di interessi, ha dichiarato a Bloomberg Television Tracy Chen, portfolio manager di Brandywine Global Investment Management.
“Quanto in alto può tecnicamente la Fed aumentare il proprio tasso di interesse? Un tasso del 4%-5% sui fondi federali è realistico?” ha detto, sottolineando una sfida che fa riflettere.
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