Test HIV obbligatorio per le Forze Armate? Facciamo chiarezza

Simone Micocci

6 Luglio 2018 - 16:06

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Tra le analisi obbligatorie per i controlli annuali figurano anche quelle per l’accertamento della sieropositività all’HIV; cosa succederebbe in caso di esito positivo? Scopriamolo.

Test HIV obbligatorio per le Forze Armate? Facciamo chiarezza

In queste ore sta facendo molto scalpore quanto segnalato a ForzeArmate.org da un appartenente all’Esercito Italiano in merito ai prelievi annuali di controllo.

Secondo la segnalazione, infatti, tra le liberatorie che questo avrebbe dovuto firmare per dare il consenso al prelievo figurava anche quella per il test HIV.

Il lettore per evitare qualsiasi ripercussione sul proprio lavoro ha deciso di firmare, salvo poi segnalare l’accaduto appellandosi a quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori, il quale vieta al datore di lavoro di compiere direttamente accertamenti sullo stato di salute dei propri dipendenti, nonché alla Legge 135/1990 con la quale si impedisce lo svolgimento di indagini finalizzate all’accertamento della sieropositività all’HIV.

Perché quindi al militare è stato chiesto di firmare la liberatoria al test dell’HIV? Per quale motivo, nonostante le normative vigenti ancora vengono effettuate questo tipo di analisi? E cosa sarebbe successo qualora fosse risultato positivo ai test? Proviamo a fare chiarezza.

Test HIV cosa dice la legge?

Vista la segnalazione suddetta, proviamo a rispondere ai dubbi che in queste ore si stanno ponendo i militari italiani e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine cominciando ad analizzare quanto dice la legge in merito agli accertamenti della sieropositività all’HIV.

Nel dettaglio, l’articolo 5 della legge 300/70 - in merito agli accertamenti sanitari - stabilisce che:

Sono vietati accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente.

Il controllo delle assenze per infermità può essere effettuato soltanto attraverso i servizi ispettivi degli istituti previdenziali competenti, i quali sono tenuti a compierlo quando il datore di lavoro lo richieda.

Il datore di lavoro ha facoltà di far controllare l’idoneità fisica del lavoratore da parte di enti pubblici ed istituti specializzati di diritto pubblico.

A questo si aggiunge poi la Legge 135/90 che all’articolo 5 vieta ai datori di lavoro pubblici e privati lo svolgimento di indagini volte ad accertare nei dipendenti o in persone prese in considerazione per l’instaurazione di un rapporto di lavoro l’esistenza di uno stato di sieropositività.

Il successivo articolo 6, invece, recita:

Nessuno può essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi tendenti ad accertare l’infezione da HIV se non per motivi di necessità clinica nel suo interesse. Sono consentite analisi di accertamento di infezione da HIV, nell’ambito di programmi epidemiologici, soltanto quando i campioni da analizzare siano stati resi anonimi con assoluta impossibilità di pervenire alla identificazione delle persone.

Viene poi specificato che in caso di accertata infezione da HIV questa non può costituire in alcun modo una discriminazione, né per l’accesso a scuola né per lo svolgimento delle attività sportive; la sieropositività non può essere neppure motivo per la perdita del posto di lavoro.

Questo perché in ambito lavorativo - come ad esempio per chi è in servizio nelle Forze Armate e di Polizia - non c’è rischio della trasmissione del virus HIV; in quei casi dove invece esistono dei rischi professionali spetta al datore di lavoro adottare le misure necessarie per tutelare l’integrità fisica dei dipendenti.

Visto quanto appena detto sembra irrilevante conoscere se un militare è sierologico o meno; perché quindi il test dell’HIV fa ancora parte dei controlli annuali ai quali il personale delle Forze Armate è obbligato a sottoporsi (previa la firma della liberatoria)?

Perché i controlli dell’HIV sono ancora obbligatori

Il problema è che nel 1994 la Corte Costituzionale con la sentenza 218 ha dichiarato illegittima la parte che vieta gli accertamenti medici relativi all’HIV; secondo la Consulta, infatti, questi sono necessari per quelle attività che comportano rischi di salute per terzi.

Vista la sentenza di illegittimità la Corte Costituzionale ha dato mandato affinché il legislatore faccia un elenco completo di queste attività; compito che però non è stato ancora portato a termine e di conseguenza - a causa del vuoto legislativo - il datore di lavoro può agire ancora in modo arbitrario.

Per quanto riguarda le Forze Armate si fa riferimento a quanto specificato dalla II Sezione di medicina legale e contenzioso sanitario dell’Ispettorato di Sanità con il foglio 2271 del 2014 (riferito al personale della Marina Militare), nel quale viene specificato che che gli accertamenti sierologici sono finalizzati unicamente alla tutela della salute del personale militare eventualmente riscontrato positivo e che il riscontro della sieropositività da HBV, HCV ed HIV non può comportare obbligatoriamente l’adozione di un giudizio di permanente inidoneità.

Il test dell’HIV - quindi - salvo nuove disposizioni è ancora obbligatorio, tuttavia non comporta una perdita dell’idoneità periodica al servizio in nessuna Forza Armata.

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