La Terza guerra mondiale è vicina, ecco un elemento che lo conferma

Luna Luciano

6 Agosto 2025 - 19:43

L’industria navale russa si espande oltre le necessità di un conflitto in Ucraina. Gli esperti lanciano l’allarme: Mosca starebbe preparando un attacco diretto con la NATO. Ecco cosa c’è di vero.

La Terza guerra mondiale è vicina, ecco un elemento che lo conferma

L’armamento navale russo ha raggiunto un livello che non può essere spiegato solo con la guerra in Ucraina: è possibile che Mosca si stia preparando a una guerra su vasta scala? Che si stia preparando, davvero, alla Terza guerra mondiale?

È questo ciò di cui discutono da giorni gli esperti, preoccupati di un possibile attacco alla NATO. Infatti, un recente studio della Kyiv School of Economics (KSE) ha analizzato i flussi industriali e logistici dell’industria navale russa, arrivando a conclusioni che suscitano forte preoccupazione tra gli analisti occidentali.

L’aumento del consumo di acciaio nei principali cantieri navali, l’intensificazione delle attività nei porti strategici e gli investimenti in capacità produttiva militare suggeriscono che la Russia stia potenziando le sue forze navali oltre le necessità del conflitto in Ucraina.

In un contesto già teso, per via della lunga guerra, è naturale preoccuparsi della possibilità che Mosca stia pianificando operazioni militari più ambiziose, forse persino uno scontro diretto con l’Alleanza Atlantica. Ma le cose stanno davvero così? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Terza guerra mondiale, perché gli esperti pensano che la Russia potrebbe attaccare la NATO

L’aumento delle attività industriali nei cantieri navali russi non è passato inosservato. Secondo i dati forniti dal KSE, tra il 2022 e il 2024 il consumo di acciaio nei principali cantieri navali è quasi raddoppiato. Il Baltic Shipyard di San Pietroburgo, ad esempio, ha fatto segnare un +98% rispetto al 2022, mentre quello di Vyborg è cresciuto del +93%. Anche il traffico merci verso distretti strategici come Severomorsk, sede di basi navali nel nord della Russia, ha visto un’impennata. Tali dinamiche non possono essere giustificate solo dalla guerra in Ucraina, dove la marina russa ha avuto un ruolo limitato soprattutto dopo le perdite nel Mar Nero.

Questo ha condotto diversi esperti a ritenere che la Russia stia preparando la sua flotta per operazioni su scala ben più ampia, con particolare attenzione al teatro artico e alle aree settentrionali. Qui, la possibilità di conflitto con la NATO è concreta, vista la crescente militarizzazione della regione e gli interessi strategici legati alle rotte artiche e alle risorse energetiche. L’adozione di navi dotate di sistemi d’arma avanzati e la costruzione di infrastrutture militari, come rifugi per aerei e basi logistiche, contribuiscono a rafforzare l’ipotesi di una preparazione al confronto con l’Occidente.

Tuttavia, non è corretto dedurre automaticamente che un attacco sia imminente. Più plausibilmente, Mosca intende alzare il livello della deterrenza, rafforzando la propria capacità militare per trattare da una posizione di forza. Il linguaggio della guerra fredda ritorna, ma non per forza prelude a uno scontro diretto. È fondamentale mantenere un’analisi lucida: il riarmo russo può essere un segnale di minaccia, ma anche una strategia difensiva contro l’isolamento occidentale.

L’industria militare russa è in crisi?

Dietro all’aumento degli investimenti nella marina militare si nasconde una realtà meno solida di quanto si potrebbe pensare. Il rapporto della KSE mette altrettanto in luce gravi debolezze strutturali dell’industria bellica russa. Nonostante la propaganda insista sull’efficienza della macchina militare, Mosca dipende in modo crescente da fornitori esteri per la produzione di armi, munizioni e componenti tecnologici. Gran parte delle munizioni, per esempio, arriva dalla Corea del Nord, mentre le componenti elettroniche e i macchinari provengono dalla Cina.

Anche le scorte di equipaggiamenti pesanti sembrano esaurirsi. Il traffico ferroviario interno mostra un netto calo nella movimentazione di attrezzature dai magazzini al fronte. Tra il 2022 e il 2024, i volumi si sono ridotti da oltre 100.000 tonnellate a meno di 70.000. Questo ridimensionamento potrebbe riflettere la difficoltà del sistema industriale russo a rigenerare rapidamente le proprie riserve, molte delle quali risalgono all’era sovietica. L’esibizione di carri armati T-34 della Seconda Guerra Mondiale durante eventi pubblici può apparire simbolica, ma segnala anche un impoverimento concreto degli arsenali.

C’è poi la questione delle sanzioni. Molte aziende civili che riforniscono l’industria militare, come Barrikada o Atshinsky Cement, sono ancora escluse dalle sanzioni occidentali. I ricercatori suggeriscono che un inasprimento mirato delle sanzioni potrebbe rallentare sensibilmente la capacità russa di sostenere un conflitto prolungato o di espandere ulteriormente il proprio arsenale.

Insomma, se da un lato la Russia appare determinata a potenziare la propria forza militare, dall’altro deve fare i conti con limiti strutturali, dipendenza esterna e vulnerabilità economiche. È bene ricordare che un’escalation, o terza guerra mondiale, è possibile evitarla, limitandola con scelte diplomatiche e una politica sanzionatoria più coerente.

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