Le tensioni tra le superpotenze stanno aumentando. Uno scontro è imminente

Alessandro Nuzzo

27 Agosto 2025 - 19:35

Sta aumentando la tensione tra Cina e India dopo la progettazione di costruire la più grande centrale idroelettrica del mondo sul fiume Yarlung Tsangpo.

Le tensioni tra le superpotenze stanno aumentando. Uno scontro è imminente

Cina e India, due superpotenze mondiali confinanti, sono ai ferri corti dopo la decisione di Pechino di costruire al confine la più grande centrale idroelettrica del mondo. Il mega progetto prevede la realizzazione di cinque dighe a cascata lungo il corso del fiume Yarlung Tsangpo, nei pressi della città di Nyingchi, nel Tibet sudorientale. Secondo le stime degli ingegneri cinesi, la centrale potrà produrre fino a 70 gigawatt di energia, diventando una delle più potenti del pianeta e garantendo alla Cina un’enorme capacità di produzione elettrica rinnovabile.

La costruzione delle dighe, tuttavia, comporta notevoli rischi e sta facendo crescere la tensione tra Cina e India. Lo Yarlung Tsangpo è il fiume situato alla quota più alta del mondo e rappresenta la principale riserva d’acqua del Tibet. Nasce in territorio cinese da un ghiacciaio tibetano per poi confluire in India, dove assume il nome di Brahmaputra. Proprio per il fatto che il corso d’acqua attraversi entrambe le potenze, Nuova Delhi teme che Pechino possa sfruttarne il controllo come strumento politico ed economico. La diga cinese consentirebbe di deviare un flusso idrico fino a 40 miliardi di metri cubi, con ripercussioni significative sulle regioni indiane di pianura e sull’agricoltura che dipende da quel bacino.

L’India risponde con la costruzione di una sua diga

Per questo motivo l’India ha espresso ufficialmente la propria preoccupazione e il disappunto per un progetto che rischia di danneggiare territori direttamente dipendenti dal fiume. Già lo scorso dicembre le autorità indiane hanno comunicato a Pechino la loro contrarietà, chiedendo maggiore trasparenza. Non avendo ricevuto aperture concrete, Nuova Delhi ha risposto annunciando la costruzione di una propria diga nel distretto di Upper Siang. Un’opera che, se completata, diventerà la più grande del Paese e che dovrebbe attenuare l’impatto della diga cinese sulle risorse idriche urbane, fornendo al contempo nuova energia a milioni di cittadini indiani.

Tuttavia, il progetto incontra l’opposizione delle comunità locali, soprattutto nello Stato di Arunachal Pradesh, dove gli abitanti temono l’allagamento dei villaggi e la perdita di terre agricole. Le proteste sono esplose a maggio, con episodi in cui alcuni macchinari edili sono stati presi di mira e distrutti. La popolazione chiede garanzie concrete sulla sicurezza e un maggior coinvolgimento nelle decisioni.

Anche secondo numerosi esperti internazionali, la costruzione di dighe in aree ad alto rischio sismico come il Tibet rappresenta un pericolo concreto e potrebbe trasformarsi in una minaccia per le popolazioni delle valli. Inoltre, i fenomeni atmosferici sempre più estremi legati al cambiamento climatico, uniti all’ostruzione del corso naturale del fiume, potrebbero aumentare il pericolo di frane e inondazioni con effetti devastanti. Per questo motivo cresce l’appello ad avviare un dialogo multilaterale tra Cina, India e Paesi vicini, al fine di gestire congiuntamente una risorsa vitale come l’acqua, evitando che diventi l’ennesimo terreno di scontro geopolitico.

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