Sulla seconda casa la Tari si deve pagare? Sono previsti agevolazioni, sconti e riduzioni per le case utilizzate poco? Vediamo cosa prevede la normativa sulla seconda casa.
Sulla seconda casa la Tari è dovuta per intero? Cosa succede se l’immobile è utilizzato solo per le vacanze, è inutilizzato o inagibile? Di norma la Tari dovrebbe essere pagata sull’effettiva produzione di rifiuti, visto che si tratta di una tassa che serve a finanziare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, ma la cosiddetta Tariffa Puntuale non è prevista in tutti i Comuni. La maggior parte degli enti locali che determinano l’importo da versare con la Tari, infatti, lo fa sulla metratura dell’immobile e sul numero di occupanti, indipendentemente da quella che è effettivamente la produzione di rifiuti.
In teoria la legge vorrebbe che chi produce meno rifiuti dovrebbe pagare di meno, ma molto spesso i Comuni prevedono la Tari anche sulle seconde case sfitte, inutilizzate o utilizzate solo per le vacanze. Per legge, però, il balzello dovrebbe essere rimodulato alla quantità di rifiuti prodotti, invece che su presunzione di quanti rifiuti potrebbe produrre.
La Tari è una tassa che dovrebbe prevedere il pagamento del corrispettivo in cambio di un servizio pubblico, quello della raccolta e smaltimento dei rifiuti prodotti.
Il problema delle seconde case, in ambito Tari, riguarda soprattutto le case tenute a disposizione dal proprietario, visto che negli immobili in affitto la tassa è versata dall’inquilino.
Vediamo quali sono le agevolazioni e le riduzioni previste per la Tari sulla seconda casa.
Sconto Tari sulla seconda casa per le vacanze
In alcuni casi per la casa può essere previsto uno sconto che arriva anche al 30% sull’importo della Tari. Anche se in via generale sulla seconda casa la Tari è dovuta come sulla prima, perché atta a produrre rifiuti, se si tratta di una seconda casa utilizzata solo, ad esempio, per le vacanze, si può godere su un importante sconto sulla tassa rifiuti.
Per la Commissione tributaria di Massa Carrara è illegittimo che il Comune faccia pagare al non residente lo stesso importo di Tari previsto per i cittadini residenti.
La sentenza n. 182/1/17 si basa sul principio stabilito dalla direttiva UE n. 2008/98/CE, secondo cui “chi inquina paga”: in tal senso è immediata la conclusione che chi ha una seconda casa utilizzata soltanto per le vacanze non produce la stessa quantità di rifiuti di un residente che vive la propria abitazione quotidianamente.
Secondo questo principio, quindi, la Tari sulla casa di un non residente utilizzata soltanto durante le vacanze dovrà essere ridotta tenuto conto della quantità di rifiuti prodotta dal cittadino per i mesi di permanenza nell’immobile.
Al contribuente che aveva presentato ricorso contro l’importo troppo elevato della Tari e contro gli avvisi di pagamento inviati dal comune, la Commissione ha disposto l’applicazione di uno sconto del 30%.
Il tutto, tuttavia, dopo aver fornito idonea dimostrazione dell’utilizzo della casa soltanto in determinati mesi dell’anno.
Chi ha una seconda casa non abitata per buona parte dell’anno può quindi richiedere uno sconto al Comune: la possibilità di beneficiare dell’esenzione Tari, in caso di seconda casa non abitata, è possibile soltanto in determinate situazioni, che illustreremo di seguito.
Sarà necessario, però, dimostrare che nell’abitazione non vive nessuno e tra le novità importanti fornite dalla sentenza in esame vi sono proprio le modalità per dimostrare l’utilizzo dell’abitazione soltanto per pochi mesi all’anno.
Tari seconda casa: sconto del 30% se è abitata solo per le vacanze
Secondo la Commissione tributaria di Massa Carrara il calcolo della Tari sulle seconde case deve essere effettuato in base alla quantità di rifiuti prodotti.
L’esenzione o la riduzione della Tari in caso di seconda casa non abitata, ovvero utilizzata soltanto per le vacanze e quindi per pochi mesi all’anno, sarà riconosciuta previa prova dei fatti.
Nello specifico, il caso sopra analizzato e il ricorso del contribuente al quale è stato concesso uno sconto del 30% sulla quota variabile della Tari è stato accolto soltanto previa prova dell’utilizzo della casa per pochi mesi.
L’ulteriore elemento fornito dalla CTP di Massa Carrara riguarda le modalità per dimostrare che la casa è abitata soltanto durante le vacanze e quindi beneficiare non dell’esenzione totale, ma di uno sconto sul calcolo della quota variabile: in tal caso sarà possibile provare la veridicità della propria posizione con il dettaglio dei consumi delle utenze domestiche. Se questi sono, infatti, concentrati solo su parte dell’anno, non è difficile comprendere che negli altri mesi nessuno abita l’immobile.
Tari seconda casa disabitata, quali riduzioni?
In merito a cosa fare nel caso in cui la Tari sia addebitata anche su una seconda casa non abitata e non abitabile si sono espressi più volte sia il MEF che la Cassazione, stabilendo che per provare che la casa è disabitata è possibile:
- dimostrare che nell’abitazione non sono attive le utenze di luce, gas e acqua;
- dimostrare che l’immobile non è arredato.
Gli ultimi chiarimenti sono stati forniti dal MEF che, nel corso di un’interpellanza parlamentare dello scorso dicembre 2017, ha richiamato la sentenza della Cassazione n. 8383/2013 sostenendo che “solo l’assenza di arredi e di allacci ai servizi a rete permetterebbe di escludere totalmente gli immobili considerati dalla Tari”.
In linea generale per l’abitazione inabitabile dovrebbe essere prevista l’esenzione totale dal pagamento della Tari. Alcuni Comuni, però, prevedono una riduzione percentuale del tributo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA