Rottamazione e taglio Irpef non sono cosa certa perché non ci sono coperture a causa delle vicende internazionali di cui il Governo non ha colpa. Ecco cosa sta succedendo.
Il taglio delle tasse e la rottamazione quinquies non sono più una certezza. Le misure tanto attese dai contribuenti ora traballano e a dirlo è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il ministro, infatti, ha chiarito che se su taglio Irpef e rottamazione c’era la certezza, le vicende internazionali che non dipendono dal Governo hanno complicato il quadro del bilancio.
Le risorse, quindi, scarseggiano e il ministro pone un freno sulle attese delle misure in questione, anche se aggiunge che si sta ragionando sulla possibilità di estendere la flat tax anche a “qualche forma di retribuzione legata ai lavoratori dipendenti”. Ma anche questa misura non sarà attuata subito, bensì si tratta di un percorso che richiede prima di tutto “la bonifica del bilancio pubblico”.
Il passaggio tanto atteso dal ceto medio, a cui il taglio delle tasse è stato promesso ormai da due anni, è quindi messo in bilico dalla situazione internazionale e le ripercussioni coinvolgono anche la rottamazione quinquies.
Il taglio dell’Irpef al ceto medio è stato annunciato ormai da tempo e molti esponenti politici, ottimisticamente, affermavano che questo sarebbe dovuto essere l’anno buono per inserire il beneficio nella Legge di Bilancio. La riduzione dell’Irpef, promessa in campagna elettorale, è sempre sfumata negli ultimi anni a causa della mancanza di coperture economiche.
Taglio Irpef, quali proposte in ballo?
Per il taglio Irpef al ceto medio la proposta anche per quest’anno era la stessa dello scorso anno: tagliare di due punti percentuali la seconda aliquota Irpef che riguarda lo scaglione di reddito che va da 28.000 a 50.000 euro. L’aliquota, con un simile intervento, scenderebbe dall’attuale 35% al 33% con un risparmio massimo, per i redditi più alti, di 440 euro.
A questa proposta, però, nel tempo se ne è affiancata un’altra: quella di completare il taglio dell’Irpef anche con un ampliamento dello scaglione di reddito e coinvolgere i contribuenti con redditi fino a 60.000 euro. In questo caso il risparmio per chi ha redditi superiori a 50.000 euro e fino a 60.000 euro sarebbe abbastanza alto, visto che l’aliquota si ridurrebbe dal 43% attuale al 33% auspicato. I lavoratori in questa fascia di reddito risparmierebbero 100 euro su ogni 1.000 euro guadagnati, ovvero il 10%.
L’intervento, però, in entrambi i casi avrebbe un costo molto alto che necessita di risorse certe.
Taglio Irpef in bilico, servono risorse
Tagliare l’Irpef del ceto medio dal 35% al 33% comporterebbe un minor gettito di 4 miliardi di euro. Per sostenere la perdita di entrate sono necessarie coperture che non compromettano i conti pubblici, che il ministro Giancarlo Giorgetti sta già faticosamente cercando di mantenere in ordine e che, ora, sono complicate anche dalla situazione internazionale.
Se a questo intervento si somma anche la rottamazione quinquies e il taglio dell’aumento dell’età pensionabile (il cui costo è stimato in circa 300 milioni di euro l’anno) si comprende che non ci sono coperture sufficienti per tutti e tre gli interventi.
Rottamazione quinquies, si farà?
Il secondo fronte su cui si era promesso di intervenire con la Legge di Bilancio 2026 è la rottamazione quinquies che, in base alle intenzioni, doveva servire a chiudere tutte le situazioni di debito con il Fisco del passato.
Sono oltre 20 milioni gli italiani che hanno cartelle esattoriali scadute e sono impossibilitati a pagare senza pregiudicare l’economia familiare o commerciale. Non essendo certa la realizzazione della rottamazione quinquies per il prossimo anno, si sta lavorando sulla possibilità di inserire in Legge di Bilancio una norma di “chiusura delle relazioni su base pluriennale” dei debiti fiscali che sono per lo Stato un magazzino fiscale e per i debitori una spada di Damocle.
Le parole del ministro non lasciano trapelare le reali intenzioni di intervento sul lato della cartelle esattoriali, e per avere maggiori certezze su quale sarà l’intervento bisognerà attendere qualche altra indiscrezione o il testo della manovra di fine anno.
Taglio Irpef e rottamazione in forse, le coperture
Senza la certezza delle risorse finanziarie che possano permettere di inserire le misure in Legge di Bilancio, le proposte restano soltanto ipotesi. Il taglio dell’Irpef al ceto medio è stato annunciato come certo per il prossimo anno, ma anche lo scorso anno veniva dato per sicuro.
Va considerato, infatti, che l’Irpef è il pilastro del sistema tributario italiano che, nel 2024, ha garantito un gettito di oltre 235 miliardi di euro. Abbassare questo gettito senza le necessarie coperture comporterebbe mettere a rischio l’equilibrio dei conti pubblici.
La decisione sul taglio dell’Irpef, se concentrare le poche risorse a disposizione solo sulla riduzione dell’aliquota o se ampliare anche lo scaglione di reddito, dipenderà dalla spesa sostenibile nella prossima Manovra. La partita è ancora aperta: sarà la Legge di Bilancio 2026 a svelare se il tanto atteso sconto fiscale per il ceto medio si trasformerà in un fatto o resterà l’ennesima promessa mancata.
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