Superbonus, quanti cantieri e lavori in casa possono saltare nel 2023

Giacomo Andreoli

28/02/2023

28/02/2023 - 13:13

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Secondo l’Ance con lo stop alla cessione dei crediti, senza sblocco di quelli fermi nelle banche, sono a rischio migliaia di cantieri avviati con i bonus edilizi. L’Italia andrà in recessione?

Superbonus, quanti cantieri e lavori in casa possono saltare nel 2023

Con lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura per tutti i bonus edilizi, senza soluzione al problema dei crediti incagliati nei cassetti fiscali delle banche, rischiano di saltare migliaia di cantieri in tutta Italia. A lanciare l’allarme è l’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, secondo cui il governo Meloni ha fatto un passo falso.

I rappresentanti dei costruttori, infatti, sostengono che l’esecutivo stia “impedendo” i lavori per l’efficientamento energetico in casa e mettendo in crisi tutto il settore. Confimi Industria aggiunge che molti cantieri ex-novo non partiranno proprio e si sarà costretti a limitare gli interventi nelle abitazioni, con i vari Superbonus, Ecobonus e bonus infissi che non sono più attraenti come in passato.

Superbonus, a rischio 115mila cantieri e 170mila lavoratori

L’Ance si dice molto preoccupata, parlando di una “situazione esplosiva venutasi a creare dopo l’approvazione del decreto legge sulla cessione dei crediti, che non risolve in nessun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi”. Si tratta di 19 miliardi di euro già maturati, ma non pagati.

Se questi non venissero sbloccati ci sarebbero a rischio “115.000 cantieri di ristrutturazione delle case in tutta Italia, oltre 32.000 imprese e 170.000 lavoratori, che raddoppiano se si considera l’indotto”. A dirlo è Stefano Betti, vicepresidente di Ance, in audizione alla commissione Finanze della Camera.

Stop alla cessione del credito dei bonus edilizi, l’Italia va in recessione?

Secondo l’Ance, quindi, innanzitutto bisogna utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati e “attivare immediatamente il circuito degli acquisti da parte di istituzioni e aziende statali”. Quindi Betti aggiunge che non si può solo invitare le banche a comprare.

Per l’associazione, quindi, “l’effetto complessivo del decreto porterà il Paese in recessione, andando oltre l’annullamento della lieve crescita prevista nelle ultime stime della Commissione Ue (+0,8%)”. Betti, pertanto, chiede di prevedere, in modo selettivo e in funzione degli spazi di finanza pubblica disponibili, “la possibilità di fare cessioni per alcune tipologie di soggetti, in particolare gli incapienti, e/o di interventi”.

Quanti cantieri edili saltano nel 2023

Ma a prescindere dai cantieri già avviati che sono bloccati, quanti interventi ex novo rischiano di saltare dopo il decreto del governo Meloni? Secondo i rappresentanti di Confimi Industria, sempre in audizione alla commissione Finanze della Camera, ci sarà quest’anno un calo fra il 30% e il 40% degli interventi di riqualificazione energetica e di ristrutturazione edile. Tradotto: decine di migliaia di cantieri in meno.

I fatturati delle imprese produttrici e la relativa tenuta occupazionale potrebbero subire una perdita simile, “con ricadute anche sugli obiettivi comunitari di transizione energetica”. Secondo Confimi, poi, è urgente lo sblocco dei crediti, ma una volta fatto “non ci sarà la possibilità di rispettare le scadenze preventivate”.

L’associazione chiede quindi di prorogare tutti gli interventi di messa in salvaguardia, che secondo loro dovrebbero avere la possibilità di completare i programmi almeno entro il 31 dicembre 2024. Tra le varie proposte Confimi chiede poi di “portare il periodo previsto per la detrazione dei crediti di imposta a dieci anni” e “reintrodurre la cessione dei crediti d’imposta e lo sconto in fattura per gli incapienti fiscali”.

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