Stefano Ceccanti: “In Italia non ci sono partiti in grado di fare alleanze post voto”

Alessandro Cipolla

18/01/2018

Intervista al costituzionalista Stefano Ceccanti: “Da noi difficili intese come in Germania, il centrodestra oltre ai numeri ha anche un problema politico”.

Stefano Ceccanti: “In Italia non ci sono partiti in grado di fare alleanze post voto”

Il dibattito sulla nuova legge elettorale continua sempre a fare da sfondo a questo inizio di campagna elettorale. Mentre i vari leader di partito si dividono tra interviste ai media e riunioni interne per sciogliere gli ultimi nodi su programma e candidature, ci si interroga su una possibile situazione di stallo che potrebbe uscire fuori dalle urne con il Rosatellum bis.

Il rischio di un pareggio è evidente e sotto gli occhi di tutti, ma a spaventare maggiormente sono i possibili scenari post voto. Essendo le elezioni del 4 marzo l’esordio per la nuova legge elettorale, complice anche una situazione politica molto frammentata questo appuntamento elettorale sta assumendo sempre più le sembianze di una sciarada.

Stefano Ceccanti scettico verso il centrodestra

Il 4 marzo si avvicina ma non si dissipano i tanti dubbi sulla reale efficacia di questa legge elettorale. Per cercare di capire meglio cosa ci possiamo aspettare dalle urne con questa legge elettorale, abbiamo interpellato il costituzionalista e professore universitario Stefano Ceccanti.

Oltre che ex senatore del Partito Democratico e ordinario di Diritto pubblico comparato presso l’Università La Sapienza, Ceccanti è considerato uno dei massimi esperti nel nostro paese in materia di sistemi elettorali, sposando da tempo il tema della necessità a riguardo di riformare la Costituzione nel nostro paese.

Professor Ceccanti, lei di recente ha parlato del Rosatellum bis come di un “ponte che attende di essere terminato”. Cosa manca allora a questa nuova legge elettorale?

Le democrazie parlamentari possono funzionare in due modi. Il primo è quello di un sistema proporzionale dove i partiti siano in grado di mettere in piedi un governo, un po’ come è successo di recente in Germania. Non è detto però che i partiti italiani siano in grado di giungere a un accordo simile. Il secondo è quello che avviene alle amministrative, alle regionali oppure in Francia, dove sai subito una volta chiuse le urne chi ha vinto. Dopo il Referendum noi non abbiamo più questa certezza e ci mancano anche dei partiti in grado costruire delle alleanze post voto.

Questa attuale è una legge elettorale troppo timida?

La legge Rosato è una soluzione figlia della vittoria del No al Referendum. Avendo due Camere che si basano sul rapporto fiduciario e con una sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il ballottaggio era difficile fare di meglio. Il problema è di fondo si deve riformare la Costituzione, ma questo adesso può essere fatto solo in un secondo momento vista la fine dell’Italicum. Servirebbe un modello alla francese.

Alcuni calcoli parlano delle necessità con il Rosatellum bis di ottenere il 40% nella parte proporzionale e il 70% in quella maggioritaria per poter vincere. Lei si trova d’accordo con questa stima?

Sono delle cifre che mi trovano d’accordo. Il problema però oltre che dei numeri è anche politico. Difficile che il centrodestra riesca a ottenere una maggioranza per governare. Anche se ci dovesse riuscire, non vedrei ugualmente quei presupposti politici che possano dare vita a un governo. Le posizioni all’interno della coalizione sono troppo distanti.

Quindi lei non crede nella possibilità di un governo di centrodestra?

Su temi come l’Europa o sulle pensioni Berlusconi rischierebbe di fare con Salvini quello che avvenne dopo il voto nel 1994 con Bossi. In Europa a breve si dovrà decidere sulla riforma dell’UE voluta da Macron e appoggiata anche dalla Merkel. Con Salvini contrario e Berlusconi favorevole come si potrebbe comportare il governo? Lo stesso discorso poi vale anche per la legge Fornero. Se anche avessero i numeri non ci sarebbero i presupposti politici per un esecutivo duraturo.

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