Il metodo Stamina e i medici ciarlatani minano gli sforzi della Sanità italiana, che agisce in modo incoerente di fronte a questi casi. La Legge Gelli offre nuovi strumenti per combattere la negligenza e i truffatori, ma sarà sufficiente?
Il metodo Stamina e i medici ciarlatani che vi hanno partecipato hanno continuato ad agire indisturbati alle spalle della Sanità italiana delocalizzando, la loro attività in Georgia e continuando la sperimentazione tramite complici.
Tuttavia, l’autore di Stamina è stato arrestato proprio ieri, preceduto dall’espulsione della dottoressa seguace di Hamer, nonché da un medico triestino portavoce della terapia di Gerson, che non potrà più esercitare la professione nella Sanità italiana.
La Legge Gelli sulla responsabilità civile dei medici rende i colpevoli di negligenza perseguibili in quanto autori principali della cattiva condotta e malgrado il ritardo di uno strumento di rivalsa così importante, la nuova normativa oggi permette di agire legalmente.
Eppure il dramma dei medici ciarlatani affligge la nostra Sanità da tempo e il caso di Stamina, nonché dei seguaci della nuova medicina germanica, poteva essere arginato sul nascere, invece di beneficiare di incertezza da parte degli organi di governo.
Vediamo quali sono stati i casi più sconcertanti di medici ciarlatani e come ha reagito la Sanità italiana.
La Sanità italiana incoerente con i medici ciarlatani: i casi più eclatanti
Tra i casi più eclatanti di medici ciarlatani della Sanità italiana vi è certamente il metodo Stamina portato avanti dal Dott. Vannoni per la cura di patologie neuro-degenerative. Il metodo prevedeva l’infusione di cellule staminali ai pazienti, all’interno di un laboratorio degli Spedali di Brescia.
Le autorità intervennero per tempo, tuttavia, il Ministero della Salute diede appoggio al semiologo, permettendo che Stamina proseguisse con la sperimentazione fino allo stop definitivo del 2013, senza considerare il blocco imposto dall’Aifa dell’anno precedente.
L’incoerenza della Sanità italiana verso i medici ciarlatani non si esaurisce qui, ben più famoso fu il metodo Di Bella per la cura dei tumori attraverso cocktail di ormoni e vitamine, completamente inefficace. Altrettanto inefficace il metodo Hamer citato in questo articolo, sostenitore di terapie psicologiche per guarire patologie come il cancro.
Il caso del medico triestino seguace del metodo Gerson, quindi fautore del rifiuto di chemioterapie a favore di vitamine che porterebbero al suicidio delle cellule tumorali, ha destato l’interesse delle cronache proprio in questi giorni, in quanto sarebbe stato sospeso già due volte dalla professione e solo recentemente si è avuta la definitiva espulsione dall’albo dei medici.
L’incoerenza principale imputabile alla Sanità italiana nei casi citati dei medici ciarlatani è l’aver non soltanto permesso che queste cure alternative fossero applicate all’interno di strutture pubbliche, che più di ogni altre dovrebbero applicare codici deontologici e prassi scientifica, ma anche l’incertezza nelle soluzioni definitive.
La Legge Gelli e la lotta ai medici ciarlatani
La Legge Gelli sulla responsabilità civile dei medici ha in qualche modo fatto da apripista alla contestazione delle negligenze effettuate dai professionisti della Sanità italiana, distinguendo la responsabilità delle strutture sanitarie da quelle dei medici. I medici possono essere perseguiti civilmente e penalmente per gli errori commessi per cattiva condotta.
Eppure il problema non sembra la possibilità di intervenire legalmente sui ciarlatani, visto che le forze dell’ordine hanno comunque potuto arrestare il semiologo Vannoni per truffa perpetrata sui malati. La colpa sembra più che altro ricadere sull’ambiguo comportamento del Ministero, oltre che sul mancato controllo nelle strutture ospedaliere.
Tutti i medici ciarlatani citati, infatti, non hanno tenuto nascosti i loro progetti e hanno anzi approfittato delle loro posizioni per seguire una prassi alternativa alla medicina e alla scienza.
La Legge Gelli non è un deterrente così incisivo, occorre maggiore controllo da parte della Sanità italiana all’interno delle strutture stesse, altrimenti si corre il rischio di muoversi troppo tardi e indirettamente incentivare medici ciarlatani e cattiva condotta.
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