Lo spread crolla e festeggia il «permesso» dei tedeschi a indebitarci. Ma Berlino nega

Mauro Bottarelli

10 Ottobre 2022 - 20:15

L’indiscrezione sul via libera di Scholz a emissioni comuni per finanziare il contrasto al caro-energia mette le ali ai Btp. Ma al netto del «giallo» serale, la condizione resta chiara: solo prestiti

Lo spread crolla e festeggia il «permesso» dei tedeschi a indebitarci. Ma Berlino nega

Le notizie degne di nota, in realtà, sono altre. Ad esempio, lo stop alla fornitura di elettricità verso l’Ue da parte dell’Ucraina a causa dei danni subiti negli attacchi missilistici russi. Come dire, Kiev ha imparato la lezione di Gazprom: se non arrivano altre armi, fondi e magari l’adesione-lampo alla Nato, quelle infrastrutture potrebbero metterci settimane a tornare operative. O, in caso contrario, pochi giorni. Magari ore.

Ci sono poi le sobrie novità in arrivo dalla Francia, dove prima il governo ha ammesso l’intervento sulle riserve per fornire carburante al settore degli zuccherifici alle soglie del blocco totale. mentre il ministro dell’Industria con delega all’Energia, Agnés Pannier-Runacher, ha confermato come l’esecutivo potrebbe discutere la confisca proprio dei carburanti, se la situazione si aggravasse ulteriormente. Di fatto, oltre il 30% dei distributori a livello nazionale oggi non era in grado di erogare normalmente. Infine, la vera notizia, essendo i Balcani il nostro giardino di casa e la Mitteleuropa parte della nostra storia:

attenzione, perché al netto del dato politico insito in quella pipeline che unirà Mosca a Budapest e Belgrado, quel flusso significa dumping produttivo. E il complesso del Nord-Est, con i suoi fallimenti a catena e prelievi dai risparmi privati senza precedenti, potrebbe far scattare l’effetto Carinzia sulle delocalizzazioni forzate di massa.

Invece, la notizia del giorno è stata questa:

Olaf Scholz avrebbe rotto gli indugi e optato per un clamoroso cambio di direzione: la Germania supporterà nuove emissioni comuni di debito a livello Ue per finanziare un fondo di contrasto al caro-energia sul modello dello SURE utilizzato contro il Covid.

Detto fatto, il prezzo dei BTP si è impennato e di conseguenza lo spread sul Bund è letteralmente crollato, qualcosa come un -7% intraday. Il problema parrebbe tutto di prospettiva, però. Ovvero, questa:

Andamento di rendimento del Bund decennale Andamento di rendimento del Bund decennale Fonte: Bloomberg

probabilmente una perdita di vantaggio competitivo tedesco, forse l’ultimo, troppo repentina e roboante per essere accettata. In serata, infatti, fonti governative avrebbero fatto filtrare una smentita ufficiosa a quanto riportato da Bloomberg: nessun via libera a eurobond per le bollette italiane. Se una prima riprova sul grado di credibilità di questa tardiva retromarcia arriverà già domattina all’apertura delle contrattazioni, ecco che il problema rimane.

Anzi, paradossalmente si incancrenisce a livello politico e di sostenibilità. Persino nella versione offerta da Bloomberg, infatti, l’ok di Berlino risultava vincolato a una conditio sine qua non inderogabile: i fondi rastrellati sul mercato con l’emissione comune potevano essere destinati ai Paesi membri unicamente sotto forma di prestiti. Tradotto, lo spread è talmente sotto pressione da aver festeggiato in maniera esorbitante nulla più che il permesso gentilmente concessoci da Berlino di poterci indebitare per aiutare famiglie e imprese contro il caro-bollette.

Insomma, a fronte di una disputa sul nuovo scostamento di bilancio proseguita per settimane e vinta dal rigorismo in tal senso imposto da Mario Draghi, chi opera sul mercato e maneggia quella kriptonite sotto forma di titolo di Stato chiamata Btp vede la possibilità di caricare ulteriore stock debitorio come una manna, un miracolo, un mano divina. O, purtroppo, come la last resort per evitare uno tsunami di fallimenti aziendali e un’esplosione di sofferenze e incagli per il settore bancario. Insomma, la reazione di un cane di Pavlov, Ma sotto effetto di psicofarmaci, poiché incapace di arrivare fino alla fine dell’articolo senza vedere crollare l’attenzione e cominciare a salivare come un pazzo.

Quanto durerà quella tregua sullo spread? Ovvero, quanto ci metteranno i mercati a prendere atto del carattere vincolante di quei fondi? Prevarrà il calcolo costi/benefici di un aiuto a caro prezzo sul medio termine ma che, sul breve, scongiurerà una Spoon River di serrande abbassate? Ma, soprattutto, se Berlino dovesse confermare addirittura la sua irrituale e ufficiosa smentita serale, quale sarà la magnitudo del reverse di mercato sui nostri titoli? E con un governo ancora tutto da inventare che, soprattutto, al momento vede ancora vuota la casella esiziale del MEF, quanto è alto il rischio di spirale auto-alimentante?

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