Pensione pagata nel mese del decesso, spetta o deve essere restituita? Ecco cosa prevede la legge e cosa rischiano i familiari a seconda dei casi.
Alla morte di un cittadino ci sono innumerevoli questioni di cui gli eredi devono occuparsi per evitare conseguenze spiacevoli, tra cui la corretta gestione della pensione. La morte del pensionato, infatti, interrompe il diritto alla prestazione e i familiari sono tenuti a comunicare tempestivamente questa circostanza per consentire all’Inps di interrompere l’erogazione.
Molti temono così di dover restituire la pensione percepita da un proprio caro nel mese del decesso, visto che appropriarsi indebitamente di queste somme costituirebbe un grave reato.
Non sono pochi i casi di cronaca in cui la morte del beneficiario è stata omessa all’Inps per percepire la pensione, un’ipotesi che vede condanne severe e genera molta preoccupazione. Ovviamente, ci sono diverse responsabilità e gravità da considerare, ma la percezione di una pensione non dovuta è sempre illecita. Vediamo quindi cosa fare in questi casi secondo la legge.
Spetta la pensione nel mese del decesso
Come anticipato, l’Inps interrompe i pagamenti della pensione alla morte del beneficiario.. Il rateo di pensione percepito dal pensionato quando era ancora in vita non deve mai essere restituito, perché appunto c’erano ancora tutte le condizioni per il pagamento.
Questo non significa comunque che gli eredi possano spendere la pensione del defunto a proprio piacimento, dovendo comunque rispettare le norme sulla successione. In ogni caso, se il decesso avviene nel corso del mese e dopo il pagamento la pensione spetta e non deve essere restituita. L’interruzione del trattamento comincia infatti dal primo giorno del mese successivo a quello della morte.
Di conseguenza, non bisogna restituire la pensione neanche in caso di decesso nel giorno stesso del pagamento. Considerando però che i trattamenti pensionistici vengono pagati nei primi giorni del mese, tuttavia, bisogna fare molta attenzione a non sbagliare i calcoli. In caso di decesso alla fine del mese, infatti, si conserva il diritto alla pensione già erogata nel corso del medesimo periodo ma non anche a quella pagata qualche giorno dopo, nel nuovo mese. In questi casi, considerando anche i due giorni a disposizione per avvisare l’Istituto, può capitare che il pagamento venga comunque erogato nonostante la morte, ma deve essere restituito all’Inps.
Gli eredi e i familiari potranno comunque chiedere la pensione di reversibilità all’Istituto entro un anno dal decesso.
Cosa si rischia
Se la pensione viene percepita dopo il decesso e non restituita l’Inps procede al recupero del credito, con tutte le conseguenze del caso, compreso il pignoramento dei beni e dello stesso conto corrente su cui avveniva l’accredito del trattamento. Rispondono in ogni caso del debito gli eredi del pensionato defunto, che come chiarito dall’Istituto possono sempre provvedere alla comunicazione personalmente e restituire in buona fede le somme percepite ingiustamente. Il debito viene inoltre maggiorato dagli interessi di mora, in caso di inadempimento.
Bisogna infatti sapere che su eredi e familiari non ricade un vero obbligo di comunicazione all’Inps, che deve ricevere la comunicazione del decesso entro 48 ore da parte dei medici necroscopi che hanno certificato la morte. Quest’ultima deve però essere comunicata dai superstiti all’Anagrafe comunale entro un massimo di 24 ore. Secondo la giurisprudenza la sola omessa comunicazione all’Inps, se la denuncia di morte è stata fatta correttamente, non integra un reato, ma l’Istituto può rifarsi sui superstiti per il recupero delle somme.
Come si calcolano tredicesima e quattordicesima della pensione in caso di decesso?
Durante l’anno il pensionato titolare dell’assegno pensionistico matura tredicesima e quattordicesima. I ratei maturati e non riscossi dal titolare del diritto entreranno a far parte dell’asse ereditario del de cuius e solo successivamente i suoi eredi potranno presentare richiesta per entrare in possesso di tali importi. Infatti, anche in caso di decesso, queste somme possono essere recuperata dalla famiglia, ma solo dopo la morte e l’avvenuta comunicazione di questo.
È necessario quindi presentare l’apposita domanda all’Inps. Questo perché la modalità di calcolo e pagamento delle somme non avviene in automatico. La domanda Inps da compilare è quella chiamate “Rate maturate e non riscosse” - raggiungibile a questo link” - e può essere presentata dal coniuge superstite, dai figli viventi al momento della morte del pensionato/a o, in mancanza di coniuge e figli, da altri eredi legittimi o testamentari.
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