L’IA a scuola non deve sostituire gli studenti: ecco cosa dice la circolare di Valditara e come usare l’IA in sicurezza per studiare, fare esercizi senza violare le regole scolastiche.
L’intelligenza artificiale non potrà essere usata per compiti e verifiche, ma potrà essere adoperata come supporto a casa per studiare e dagli insegnanti per elaborare schede.
Sono queste alcune delle norme che regolamentano la presenza dell’IA nelle scuole. In un mondo che va sempre più veloce e in cui sempre più persone (adulti e bambini) sviluppano una dipendenza dal proprio smartphone, con il conseguente abbassamento della soglia di attenzione a 15 secondi, è essenziale saper adoperare i mezzi tecnologici in modo critico. L’IA, infatti, può diventare un valido sostegno durante lo studio, senza sostituire gli alunni; tuttavia, è essenziale educare alunni e insegnanti a un uso corretto di questo potente mezzo.
Per tale ragione il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha inviato ai presidi le linee guida che definiscono i principi e la strategia da seguire per utilizzare l’IA a livello didattico e organizzativo.
Il documento stabilisce chiaramente che l’uso dell’IA negli elaborati valutati è vietato, mentre i docenti possono impiegarla per creare materiale didattico personalizzato. Parallelamente, il report GoStudent 2025, che raccoglie le opinioni di genitori, studenti e insegnanti a livello europeo, aiuta a comprendere sia il potenziale educativo sia i rischi associati all’introduzione dell’IA nelle scuole, offrendo una panoramica completa su come questa tecnologia possa trasformare l’apprendimento senza sostituire il ruolo centrale dei docenti. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Si può usare l’IA per fare i compiti? Ecco cosa dice la circolare
Secondo le linee guida ministeriali, l’uso dell’intelligenza artificiale è consentito solo come supporto allo studio, e mai per produrre compiti o verifiche che concorrono alla valutazione. Gli studenti possono usare strumenti basati sull’IA per approfondire concetti, fare ricerche, esercitarsi con quiz e simulazioni, ma la responsabilità finale del lavoro resta sempre nelle loro mani. A loro volta, i docenti, potranno adoperare l’IA per la creazione di schede didattiche, esercizi personalizzati e materiali formativi, ma sempre senza compromettere la privacy degli alunni e senza automatizzare la valutazione.
Ogni dirigente scolastico ha dovuto declinare le norme a seconda del proprio contesto, ma stando alle notizie dalle Alpi al Sud Italia gli approcci sono simili: alcune scuole hanno sospeso temporaneamente l’uso dell’IA altre hanno emanato linee guida chiare rivolte a studenti e docenti, mentre alcune hanno puntato su un approccio graduale, introducendo corsi di formazione e sensibilizzazione sulle pratiche corrette.
La circolare distingue tra uso educativo e uso valutativo: mentre l’IA può migliorare lo studio e la comprensione, non può sostituire il processo cognitivo dello studente. L’obiettivo è quindi promuovere un approccio consapevole e critico alla tecnologia, in modo che gli studenti imparino a usarla come strumento di supporto, sviluppando competenze autonome, senso critico e responsabilità.
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L’IA a scuola: tra opportunità e rischi secondo il report GoStudent
Sempre in merito al rapporto Scuola-IA, torna utile il report GoStudent 2025 che ha evidenziato i vantaggi concreti che l’intelligenza artificiale può offrire se utilizzata in modo corretto.
Tra i principali benefici ci sono:
- la personalizzazione dell’apprendimento, con esercizi e quiz adattati al ritmo dello studente;
- il supporto per studenti con bisogni educativi speciali:
- la possibilità di liberare tempo agli insegnanti riducendo il carico amministrativo.
Inoltre, l’uso consapevole dell’IA può migliorare l’inclusione, la trasparenza verso le famiglie e la preparazione degli studenti alle competenze richieste nel mondo del lavoro, come il pensiero critico e la gestione delle informazioni digitali.
Tuttavia, il report sottolinea anche i rischi connessi. L’eccessivo affidamento sull’IA può portare a:
- una riduzione del pensiero critico;
- dipendenza tecnologica;
- calo della concentrazione.
La privacy dei dati resta poi un tema centrale: occorre garantire che gli strumenti rispettino regolamenti e non raccolgano informazioni sensibili. Inoltre, esistono disuguaglianze di accesso tra scuole e studenti, che possono accentuare il divario educativo se l’uso dell’IA non viene regolato in maniera equa.
Per ridurre questi rischi, il report consiglia di integrare l’IA con l’insegnamento umano, alternando attività tradizionali e digitali, monitorando l’apprendimento e insegnando agli studenti a verificare fonti e ragionare criticamente sulle risposte generate dagli algoritmi.
In un futuro sempre più digitale è fondamentale educare all’uso corretto dell’IA, rispettando le regole sulle valutazioni e la privacy dei dati. Solo così, l’IA diventa uno strumento di supporto che arricchisce l’apprendimento senza sostituire l’esperienza educativa umana, e senza sostituire l’importanza di supporti cartacei sui quali scrivere a mano, una capacità che le nuove generazioni stanno perdendo.
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