Ecco cosa dice la legge nel 2025 sulla possibilità di pagare l’affitto in contanti. Quando è possibile e a cosa fare attenzione.
Molti inquilini trovano più comodo e pratico pagare l’affitto in contanti. Ovviamente è il proprietario che deve dichiarare le somme ricevute per la locazione e pagare le dovute imposte, non ci sono obblighi fiscali per i conduttori. Allo stesso tempo, le regole appaiono confuse, visto che le regole antiriciclaggio e i limiti sul contante si scontrano con le specifiche disposizioni per l’affitto (con annesse differenze tra uso abitativo e commerciale). Così ad alcuni inquilini viene proibito il pagamento in contanti, mentre altri che hanno già provveduto in questo modo temono conseguenze legali. Di fatto il pagamento dell’affitto in contanti può rivelarsi rischioso, ma come vedremo ciò riguarda soltanto poche situazioni. Ecco quali sono le regole, quando si può pagare l’affitto in contanti e come farlo senza problemi.
Si può pagare l’affitto in contanti
Le regole sul pagamento dei canoni di locazione sono tra le più controverse per i non addetti al settore, perché cercando tra le leggi di riferimento si possono facilmente trovare informazioni contrastanti e contrapposte. Prima della legge di Stabilità del 2016 è infatti stata approvata una norma che vietava il pagamento in contanti dell’affitto di qualsiasi genere, regola che non è stata mai applicata in questo senso così categorico. Trattandosi di una previsione relativa al contrasto al riciclaggio di denaro, infatti, ha trovato l’interpretazione nel medesimo limite sui contanti previsto di volta in volta dal governo. In seguito, era stata anche prevista l’adozione di limiti differenti per il pagamento dei canoni delle locazioni a uso abitativo e quelle a uso commerciale.
Oggi, nel 2025, non si deve però far riferimento a nulla di tutto ciò. Non esiste nessuna regola specifica, perciò è possibile pagare l’affitto in contanti ed è del tutto legale, purché si rispetti il tetto sui contanti previsto per ogni tipo di pagamento. Non esistono piuttosto deroghe che consentono il pagamento dell’affitto in contanti oltre alla soglia generica prevista dalla legge, per quanto in caso di contestazioni va tenuto conto del limite in vigore al momento dei fatti o quello successivo scegliendo quello più favorevole per l’applicazione delle sanzioni. Per esempio, chi ha violato il limite nel 2022 e non ha ancora ricevuto una sanzione definitiva potrebbe essere esentato da conseguenze o ricevere una multa inferiore, godendo di un limite attualmente più ampio.
Il limite dell’affitto in contanti
Nel 2025 il tetto al contante si attesta a 5.000 euro. Ciò significa che sono ammessi i pagamenti in contanti entro 4.999,99 euro, perciò la stragrande maggioranza delle persone può pagare l’affitto in contanti senza preoccuparsi affatto. Chi ha delle mensilità arretrate o altre spese aggiuntive e vuole fare un pagamento in un’unica soluzione, tuttavia, deve procedere con più cautela. Secondo la legge, infatti, la dilazione fittizia di un pagamento unitario non permette di aggirare il limite e si rischiano comunque delle sanzioni. Il pagamento di mensilità diverse del canone, però, non rientra in questa fattispecie se si ha l’accortezza di tenere quietanze di pagamento separate e distinte. Potrebbe apparire come uno stratagemma, ma semplicemente dimostra l’esistenza di pagamenti distinti e indipendenti.
Cosa rischia chi supera il limite
Chi supera il limite pagando in contanti un importo superiore a quanto consentito dalla legge rischia sanzioni da 3.000 a 50.000 euro. In caso di trasferimenti superiori a 250.000 euro, invece, le sanzioni vanno da 15.000 a 250.000 euro. Molto semplicemente, nessun comune cittadino rischia sanzioni per aver pagato l’affitto in contanti. Deve invece prestare attenzione chi ha in locazione un immobile particolarmente lussuoso e, più spesso, chi affitta locali commerciali per i quali potrebbe essere più semplice superare il limite massimo. È un altro, tuttavia, il rischio più incombente del pagamento dell’affitto in contanti.
Pagare l’affitto in contanti, a cosa fare attenzione
La possibilità di pagare in contanti deve sempre essere valutata con attenzione guardando alla prova del pagamento.
L’inquilino deve richiedere al momento del pagamento una ricevuta al padrone di casa, che attesti per l’appunto il pagamento e i dettagli utili, come la data e la mensilità di riferimento. Si tratta di una forma di tutela dell’inquilino, che non può essere così obbligato a versare il pagamento due volte in caso di dimenticanze del proprietario o azioni pretestuose. Il locatore è peraltro tenuto a rilasciare la quietanza di pagamento su richiesta dell’inquilino, indipendentemente dallo strumento usato, su cui deve essere apposta la marca da bollo di 2 euro. Altrimenti, potrebbe risultare impossibile dimostrare di aver pagato l’affitto. In ogni caso, la prova documentale è anche fondamentale per accedere alle agevolazioni e detrazioni fiscali previste dalla legge.
Le alternative ai contanti per pagare l’affitto
Esistono comunque numerose alternative valide ai contanti, lecite e anche più pratiche per il pagamento dei canoni, soprattutto per provarne l’avvenimento. Si pensi ai vari strumenti tracciabili con cui pagare l’affitto:
- bonifici bancari o postali;
- carte di credito, di debito, prepagate e così via;
- assegno bancario e circolare.
Le regole valgono per tutte le somme legate al canone, a meno che il contratto d’affitto preveda una specifica modalità di pagamento concordata tra le parti (e lecita) che in tal caso deve essere rispettata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA