Si possono chiedere conti separati al ristorante?

Ilena D’Errico

11 Febbraio 2023 - 22:02

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Sei andato al ristorante con amici o colleghi e avete dovuto pagare un conto unico? Ecco quando si possono chiedere conti separati e quando il ristoratore può rifiutarsi.

Si possono chiedere conti separati al ristorante?

A molte persone è capitato che il ristorante si rifiutasse di dividere i conti dei commensali di un unico tavolo, costringendoli a pagare un conto unico che magari risulta più scomodo. Per questo ci si chiede se i ristoratori possano rifiutarsi di dividere il conto dei consumatori, in altre parole: si possono chiedere conti separati al ristorante, pur avendo consumato allo stesso tavolo?

Trattandosi di una situazione piuttosto precisa e specifica, che peraltro non è particolarmente meritevole di una normativa specifica ai fini della legge, non esistono delle leggi a riguardo. Non si può trovare quindi una legge che regolamenta la divisione del conto al ristorante ai fini del pagamento, allo stesso tempo la situazione generale è invece affrontata dal nostro ordinamento in modo indiretto. Quando si consuma un pasto al ristorante, infatti, si compie con il ristoratore un vero e proprio contratto. Bisogna quindi capire di quale contratto si tratta e cosa impone la legge a riguardo.

Quando vai al ristorante fai un contratto

Consumare al ristorante presuppone un contratto, motivo per cui ci sono degli obblighi a carico di entrambi le parti. Questa è infatti la ragione per cui il cliente è tenuto a pagare, il ristoratore deve fornire il servizio promesso e così via. Il contratto è ovviamente di tipo verbale, perché non ci sono documenti scritti che attestano la volontà contrattuale, e si conclude quindi attraverso comportamenti determinanti la volontà delle parti.

Non basta, ad esempio, chiedere di sedersi al tavolo per accettare il contratto. La volontà del cliente, infatti, si manifesta precisamente nel momento in cui ordina la propria consumazione. Il motivo è che il cliente deve poter visionare il menù, chiedere informazioni a riguardo e visionare i prezzi previsti. Il contratto, comunque, non si conclude finché l’ordine non viene effettivamente approvato. Essenzialmente, quando il cameriere conferma la disponibilità della pietanza scelta, il contratto si dice concluso.

Si tratta di un contratto piuttosto semplice, in cui il cliente si impegna a pagare per il servizio scelto. L’unica particolarità si rileva nella prestazione a cui si obbliga il titolare del locale. Si presume, infatti, una prestazione mista, perché oltre alla somministrazione di cibo e bevande, al cliente devono essere garantiti tutti i servizi annessi, come il posto a tavola. Si tratta di una circostanza attinente in particolar modo le consumazioni di cibo e bevande nei locali, ragione per cui si parla di contratto di ristorazione.

Quest’ultimo, tuttavia, non è disciplinato in modo specifico dal Codice civile, perché si dimostra sufficiente l’applicazione della normativa generale sui contratti e della regolamentazione di alcuni contratti affini, come il contratto d’opera e quello di vendita.

Conti separati: quando si possono richiedere e quando no

Inquadrare la consumazione al ristorante come espressione del contratto di ristorazione è fondamentale per capire gli obblighi a carico delle parti, compreso il dubbio riguardo alla divisione del conto. Secondo la legge, si costituisce un contratto per ogni commensale seduto a tavola, a meno che un’unica persona abbia prenotato e ordinato per tutti.

Questo principio è facilmente osservabile a livello pratico, perché i commensali possono andare via e quindi pagare in tempi differenti, oppure alcuni di loro possono richiedere la fattura mentre ad altri non interessa. Essendoci un contratto per ogni persona, la divisione del conto non è solo possibile, ma è il presupposto. Questo non significa che il ristoratore non possa proporre un conto unico, ma non può rifiutarsi di dividerlo in caso richiesta, a meno che non sia stato specificato altrimenti sin dall’inizio. In tal proposito, bisogna anche ricordare che nessuna legge vieta di annullare lo scontrino per farne uno corretto.

Di conseguenza, il titolare può rifiutarsi di dividere il conto soltanto se ha esplicitato questa condizione contrattuale. In caso contrario, si possono richiedere conti separati. Un’ennesima conferma si ritrova nel fatto che il cliente è il contraente debole, cioè meritevole di maggior tutela in caso di dubbi interpretativi.

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