Liceo sperimentale 4 anni, il MIUR firma il decreto: cosa cambia?

Simone Micocci

7 Agosto 2017 - 17:20

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Scuola secondaria di secondo grado: per gli studenti diploma in soli 4 anni? Il MIUR firma il decreto, al via la fase di sperimentazione in 100 classi italiane.

Liceo sperimentale 4 anni, il MIUR firma il decreto: cosa cambia?

Riforma della scuola secondaria di II grado: la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha firmato il decreto con il quale si dà il via alla fase di sperimentazione delle nuove scuole superiori con durata di 4 anni.

Dopo il parere positivo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sul progetto di riforma della scuola secondaria di II grado, la firma da parte della rappresentante del MIUR non si è fatta attendere. Adesso, con il decreto firmato dal MIUR la fase di sperimentazione può avere finalmente inizio, anche se per la messa in atto del progetto bisognerà aspettare l’anno scolastico 2018-2019.

Infatti, nei prossimi mesi ci sarà la fase di selezione, con il MIUR che dovrà valutare i migliori 100 istituti scolastici - numero aumentato dal CSPI - che hanno presentato i loro progetti.

Per chi non lo sapesse il progetto prevede la riduzione da 4 a 5 anni della durata della scuola superiore, così da permettere agli studenti di conseguire la Maturità al compimento del 18° anno di età, come avviene in molti Paesi europei (basta pensare a Spagna, Regno Unito e Francia). avrà una fase sperimentale: dopo la firma da parte della Ministra Fedeli infatti si potrà avviare un percorso di “prova” al quale prenderanno parte 100 classi del primo superiore.

Al progetto potranno prendere parte sia le scuole pubbliche che private e non ci saranno esclusioni per licei, istituti tecnici o professionali.

100 classi di diverse scuole d’Italia faranno da banco di prova alla proposta di riduzione della durata delle scuole secondarie di II grado a partire dall’anno scolastico 2018/2019. Come specificato dal CSPI, però, la fase di sperimentazione dovrà essere “ben monitorata” da parte del Ministero dell’Istruzione il quale dovrà provvedere all’invio degli ispettori nelle scuole aderenti al progetto.

Inoltre, il CSPI ha specificato che alla riduzione degli anni scolastici non dovrà seguire una riduzione dell’organico, dal momento che questo progetto non potrà avere ripercussioni negative né sull’offerta formativa né sulla carriera dei docenti.

Cosa cambia con la riduzione degli anni scolastici della scuola superiore? Quali sono i vantaggi di questa proposta di riforma? Ecco nel dettaglio come funzionerà uno dei più importanti cambiamenti degli ultimi anni che coinvolgerà la scuola italiana.

Le novità del decreto del MIUR

Quella dei Licei brevi è una novità annunciata dalla Giannini qualche settimana prima della fine del suo ministero, ma che ha convinto anche la Fedeli visto che questa ha deciso di attuarla.

Nonostante la durata ridotta, i corsi di studi dovranno caratterizzarsi per innovazione didattica, valorizzazione dei laboratori, insegnamento del CLIL (ma dal terzo anno) e orientamento, in modo da raggiungere gli stessi obiettivi di apprendimento del percorso triennale.

Nel piano formativo faranno la loro comparsa materie come Diritto e Storia dell’Arte, mentre l’alternanza scuola-lavoro - tema centrale anche in vista dei prossimi esami di Maturità - dovrà essere svolto principalmente nel periodo delle vacanze natalizie, pasquali ed estive.

Come sarà la fase di sperimentazione

Come specificato dal sottosegretario al MIUR Gabriele Toccafondi, la fase di sperimentazione sarà molto seria ed è per questo che saranno presi in considerazione solamente i progetti validi.

È bene specificare che non si tratta di un nuovo indirizzo di studi, ma di una vera e propria sperimentazione metodologica. Le scuole che aderiranno al progetto, infatti, dovranno garantire una flessibilità didattica tale da provvedere all’insegnamento di tutte le discipline previste nel programma dei 5 anni nel periodo ristretto a 4.

Nessun cambiamento quindi né per l’esame di Maturità né per i livelli di apprendimento: gli alunni dovranno dimostrare di aver raggiunto gli stessi obiettivi formativi di un percorso quinquennale.

Una dura sfida non solo per gli studenti, per i quali però c’è il vantaggio di prendere il diploma con un anno di anticipo, ma anche per le scuole. Probabilmente infatti per il raggiungimento di questi obiettivi sarà necessaria una rimodulazione del calendario scolastico, così come un potenziamento nell’orario delle lezioni.

Più ore e più giorni per un anno di studi in meno; una riforma dalla quale derivano diversi vantaggi.

Uno dei più importanti legato alla riduzione della durata della scuola superiore riguarda l’abbandono scolastico. Come riportato dal MIUR, infatti, ad oggi sono tantissimi i giovani italiani che abbandonano la scuola al 4° anno di superiori per tentare, ad esempio, un’esperienza lavorativa all’estero. In questo modo si spera di incentivare gli studenti a concludere l’anno, così da abbandonare la scuola solamente dopo aver conseguito il diploma.

Le scuole interessate alla fase di sperimentazione dovranno attendere la firma del MIUR sul provvedimento per candidarsi. Come anticipato però il MIUR prenderà in considerazione solamente i progetti “seri” e “meritevoli”, ossia quelli che soddisfano determinate condizioni.

Condizioni necessarie per essere ammessi alla sperimentazione

In questa fase il MIUR ammetterà solo i progetti caratterizzati da un’elevata innovazione didattica.

Anche il numero di alunni per classe sarà un fattore determinante per l’ammissione al progetto: non saranno prese in considerazione le aule con pochi alunni, ma solo quelle con un numero da 25.

Inoltre, il progetto dovrà prevedere una fase di potenziamento di una lingua straniera, nel rispetto della metodologia CLIL (Content Language Integrated Learning), oltre alla valorizzazione delle attività di laboratorio e delle tecnologie digitali.

Infine, nei quattro anni di scuola superiore gli studenti dovranno prendere parte, obbligatoriamente, a progetti di alternanza scuola-lavoro, ed avranno accesso facilitato alla mobilità internazionale.

Basteranno questi presupposti per convincere gli insegnanti italiani, ad oggi fortemente contrari, della bontà del progetto?

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