Scuola, arriva l’Educazione alle relazioni: come funzionerà la nuova materia

Teresa Maddonni

8 Settembre 2023 - 13:20

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Il nuovo corso di Educazione alle relazioni entrerà nelle scuole superiori dal mese di novembre. Ecco come funzionerà secondo le prime anticipazioni in merito alle linee guida di Valditara.

Scuola, arriva l’Educazione alle relazioni: come funzionerà la nuova materia

A scuola arriva l’Educazione alle relazioni voluta dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara a seguito dei casi di violenza sessuale di Caivano e Palermo che coinvolgono minori.

Ma come funzionerà la nuova materia dell’Educazione alle relazioni? A chi sarà affidata la disciplina? Quante ore le saranno dedicate?

L’Educazione alle relazioni verrà introdotta nelle scuole superiori a partire dal nuovo anno scolastico 2023/2024 e in particolare dal mese di novembre. Più che di una materia vera e propria dovrebbe trattarsi, tuttavia, di un progetto dal nome “Educare alle relazioni”.

A rivelare in anteprima le caratteristiche del progetto di viale Trastevere è Il Fatto Quotidiano che anticipa anche alcuni dettagli delle linee guida che il ministero è pronto a indirizzare agli istituti della scuola secondaria di secondo grado del Paese.

Vediamo allora come funzionerà, sulla base delle prime anticipazioni in merito, l’Educazione alle relazioni nelle scuole superiori in attesa di comunicazioni ufficiali da parte del ministero.

Scuola: come funzionerà l’Educazione alle relazioni di Valditara

Ad anticipare come funzionerà il nuovo progetto dell’Educazione alle relazioni di Valditara, come abbiamo detto, è stato Il Fatto Quotidiano che ne svela per sommi capi le caratteristiche che poi saranno delineate nel dettaglio e in via ufficiale dal titolare di Viale Trastevere.

Le linee guida dei nuovi corsi, che verranno introdotti nelle scuole superiori italiane, saranno presto condivise con le associazioni di genitori e studenti e le stesse dovrebbero essere emanate entro la fine di ottobre per dare il via alle lezioni della nuova disciplina a partire dal mese di novembre.

Il nuovo corso di Educazione alle relazioni si baserà sul metodo Balint, una metodologia di formazione esperienziale che prende il nome dallo psicoanalista che l’ha ideata. I ragazzi infatti dovranno lavorare in gruppi da 6 fino a un massimo di 12 e di età omogenee.

Saranno gruppi di discussione e autoconsapevolezza che si incontreranno una volta ogni due settimane per un tempo che andrà dall’una alle due ore e da novembre il progetto si protrarrà fino al mese di marzo 2024.

Gli argomenti da trattare nel corso di Educazione alle relazioni saranno i seguenti:

  • rispetto dell’altro;
  • costruzione di relazioni affettive;
  • percezione di genere;
  • stereotipi.

Quale sarà il compito dei dirigenti scolastici? I presidi dovranno individuare un team di docenti, e in particolare un referente, su base volontaria da formare per la nuova disciplina. Gli insegnanti verranno affiancati dagli esperti, vale a dire dagli psicologi.

Saranno tuttavia gli organi collegiali dei vari istituti a decidere come distribuire le ore di Educazione alle relazioni, se nell’orario curricolare o pomeridiano. Al momento siamo di fronte solo a sommarie indicazioni sulla nuova materia e per i dettagli e le conferme occorre attendere l’ufficialità dal Mim.

Scuola: Educazione alle relazioni dopo i fatti di cronaca di Caivano e Palermo

L’Educazione alle relazioni arriva a scuola dopo i fatti terribili di Caivano e Palermo che hanno come protagonisti alcuni minori accusati di violenza sessuale di gruppo. L’Educazione alle relazioni, di cui ancora non si conoscono i dettagli in modo chiaro e definito, vorrebbe essere un modo della scuola italiana per contrastare fenomeni di tale portata.

Il Consiglio dei ministri del governo Meloni, proprio alla luce di questi fatti di cronaca cui si aggiunge anche l’omicidio del giovane musicista napoletano Giovanbattista Cutolo da parte di minori, ha approvato ieri un decreto-legge che introduce misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile.

Alcune misure riguardano anche la scuola e in particolare il contrasto alla dispersione scolastica. Si prevede infatti la reclusione, e non più una semplice multa, per i genitori che non mandano i propri figli a scuola contravvenendo all’obbligo scolastico. Si legge nel comunicato stampa reso noto a margine del Consiglio dei ministri:

“Si rafforzano i meccanismi di controllo e verifica dell’adempimento dell’obbligo scolastico e si introduce una nuova fattispecie di reato per i casi di elusione. Nell’ipotesi di dispersione assoluta (il minore mai iscritto a scuola nonostante l’ammonimento), si introduce la pena fino a due anni di reclusione; nel caso di abbandono scolastico (il minore che, pur iscritto, faccia un numero di assenze tale da eludere l’obbligo scolastico), la pena prevista è fino a un anno di reclusione. Inoltre, i soggetti che violano l’obbligo perdono il diritto di percepire l’assegno di inclusione.”

Per i dettagli occorre attendere il testo del decreto.

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