Scuola: cosa succede se aumentano i contagi? Le ipotesi

Teresa Maddonni

05/10/2020

12/04/2021 - 16:53

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Scuola: se aumentano i contagi nelle prossime settimane potrebbero essere adottate soluzioni alternative per le lezioni e già si fanno le prime ipotesi. Vediamo quali sono.

Scuola: cosa succede se aumentano i contagi? Le ipotesi

Scuola: cosa succede se aumentano i contagi? La scuola in Italia ha riaperto i battenti da soli venti giorni o poco meno e già si pone un quesito importante.

L’aumento della curva dei contagi nelle ultime due settimane, specie in alcune regioni, sta facendo tornare l’incubo della chiusura imminente della scuola in Italia, eventualità che tuttavia si vuole scongiurare.

Già si pensa, sebbene non si possa o non si voglia tornare a una chiusura totale delle scuole, a delle soluzioni da adottare in caso di necessità. La situazione viene costantemente monitorata. Il governo intanto sembra abbia deciso di prorogare lo stato di emergenza al 31 gennaio 2021.

Il ministro della Salute Roberto Speranza in una recente intervista ha ribadito la priorità della scuola anche sul calcio e la necessità di tenere aperti gli istituti nonostante il rischio, ma ovviamente la situazione epidemiologica è in costante evoluzione e delle soluzioni, in caso di forte aumento dei contagi, dovranno essere adottate.

Pertanto per la scuola, almeno per la secondaria di II grado, si fanno già le prime ipotesi. Vediamo di cosa si tratta.

Scuola: metà degli alunni a casa se aumentano i contagi

Per la scuola una delle ipotesi in campo in caso di aumento dei contagi è che metà degli alunni possano seguire le lezioni da casa e l’altra metà in presenza sfruttando la Didattica a Distanza.

La soluzione, come riporta il Messaggero, dovrebbe essere tuttavia applicata solo ai ragazzi delle scuole superiori e il motivo è chiaro: non mettere in difficoltà i genitori.

Gli alunni a partire dai 14 anni, in caso di lezioni a distanza, non richiederebbero nella maggior parte dei casi la presenza a casa dei genitori. Diversa sarebbe pertanto la situazione per genitori con figli più piccoli al di sotto dei 14 anni in caso di scuola chiusa o quarantena dei minori; in questo ultimo caso è stato previsto un congedo straordinario alternativo allo smart working.

Non solo, i ragazzi che frequentano le scuole superiori hanno una socialità molto forte e pertanto è molto facile che avvenga tra loro la trasmissione e così all’esterno. Come riporta il quotidiano romano, l’assessore della Regione Lazio Alessio D’Amato, regione che sta registrando tra le altre cose un aumento importante dei contagi, ha dichiarato:

“Ad oggi per noi i contagi nelle scuole non sono ancora la fonte principale dei problemi, l’epidemia è alimentata soprattutto dagli eventi, dalle cerimonie, dalle feste tra amici, dalle riunioni familiari. Però dobbiamo prepararci a soluzioni alternative se, come in altri Paesi, la curva dei contagi dovesse salire ulteriormente.”

Bisogna prepararsi al peggio dunque e così anche per la scuola si studiano delle soluzioni alternative nel momento stesso in cui il governo si prepara a varare un DPCM con nuove misure.

Oggi la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina incontrerà il Comitato tecnico scientifico per fare il punto della situazione, ma pare che occorra ancora del tempo prima di capire quale sia realmente l’effetto della riapertura delle scuole sulla curva dei contagi.

Il Cts dal canto suo sembrerebbe propenso a una turnazione per le scuole superiori, ma solo dopo aver valutato la situazione nelle prossime due o tre settimane.

Scuola: lezioni da casa

Per la scuola le lezioni da casa non sarebbero una novità perché sono moltissimi gli alunni che stanno seguendo a distanza nonostante la riapertura.

Mario Rusconi, come riporta il Messaggero, presidente dell’Associazione dei presidi del Lazio parla della percentuale significativa di studenti che per problemi logistici legati alla capienza delle aule non è rientrata in classe.

Rusconi ha dichiarato che questa percentuale “oscilla tra il 10 e il 20 per cento, a seconda delle regioni. Due i motivi: in alcuni istituti non ci sono spazi sufficienti, per cui si è scelto di ricorrere alle lezioni, per una parte dei ragazzi, per via telematica; e dove sono stati trovati casi positivi o sospetti si è optato per le lezioni a distanza”.

E sull’organizzazione ha concluso Rusconi:

“Qualcosa è stato fatto, sono arrivate risorse per dotare gli alunni che non li avevano di tablet e “saponette”, i modem con il collegamento internet. Le scuole hanno organizzato corsi per formare gli insegnanti. Però bisogna essere onesti: l’età media dei nostri professori è alta e questo si paga, anche se va detto con altrettanta onestà che ci sono, a volte, docenti sessantenni più a loro agio con la tecnologia di colleghi trentenni. Poi, paghiamo il ritardo del paese nella digitalizzazione.”

Un aiuto in tal senso potrebbe arrivare per le famiglie con ISEE basso con il nuovo bonus PC e internet.

Per quanto riguarda la scuola e la soluzione per le lezioni al fine di limitare i contagi sarà necessario attendere le prossime settimane e vedere cosa deciderà il Miur su indicazione del Cts.

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