Le sanzioni tributarie previste nel decreto Sanzioni sono incostituzionali? A pensarlo sono in molti, la motivazione è nella mancata previsione dell’applicazione retroattiva. Ecco cosa succede.
Le sanzioni tributarie sono incostituzionali? Molti stanno sollevando la questione perché non è prevista l’applicazione retroattiva delle sanzioni più blande previste nel Decreto Legislativo 87 del 2024. Ecco cosa sta succedendo.
Un vero scossone potrebbe travolgere uno dei provvedimenti più importanti della riforma fiscale, il tanto atteso Decreto Sanzioni, entrato in vigore a settembre 2024, basato sul principio della proporzionalità.
Il Decreto Legislativo 87 del 2024 prevede un’importante riforma delle sanzioni tributarie. Il principio che ispira la riforma è la proporzionalità tra sanzione ed entità della violazione, ma non manca chi sottolinea ciò che, invece, non c’è nel decreto Sanzioni, si tratta del principio, applicato in materia penale, della lex mitior .
Come funziona il principio lex mitior? Perché il decreto Sanzioni è accusato di essere incostituzionale nonostante intervenga in modo massiccio sulle maxi sanzioni? Quali sono le conseguenze? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.
Sanzioni tributarie incostituzionali, manca la retroattività delle leggi più favorevoli al reo
Il principio della lex mitior prevede che se dopo il fatto, ma prima che sia definito il giudizio, per il medesimo fatto entrano in vigore delle norme che prevedono sanzioni più leggere, si applicano retroattivamente le nuove sanzioni.
Qual è la ratio che sottende a tale principio? Si ritiene che se un fatto di una certa gravità nel tempo riceve un trattamento sanzionatorio più leggero è perché è mutato il comune sentire sulla gravità del fatto stesso, ne consegue non ha alcun senso sottoporlo anche successivamente a un trattamento deteriore visto che provoca un minore sdegno sociale.
Ad esempio, se nel 2023 ho rubato una mela ed era prevista come sanzione per tale reato la reclusione di due anni, ma prima che il giudice mi condanni per aver rubato la mela entra in vigore una norma che punisce il reato con un solo anno di reclusione, il giudice deve condannarmi a un anno perché evidentemente il reato non suscita più lo stesso sdegno e quindi non ha senso applicare la pena più pesante.
Si sottolinea però che nel rispetto del principio della certezza della pena non si applica lo stesso trattamento in caso di pena più grave. In questo caso continua a trovare applicazione il principio “ tempus regit actum ”, cioè se un atto sanzionato in modo più leggero nel momento del fatto, viene successivamente sanzionato con pene più severe, non si applicano le norme successive, ma quelle del momento in cui è commesso il fatto. Ciò perché il reo deve conoscere prima le sanzioni applicate al fatto.
Ad esempio, le nuove norme sul femminicidio non si applicano agli omicidi commessi prima dell’entrata in vigore delle nuove norme anche se i processi ancora non sono conclusi.
Il decreto Sanzioni è incostituzionale?
Fatta questa premessa, molti si sono chiesti se è legittima la mancata previsione nel decreto Sanzioni del principio lex mitior. Non manca chi ipotizza la illegittimità costituzionale dell’articolo 5 del decreto Sanzioni per il mancato inserimento del principio della lex mitior o retroattività della legge più favorevole al reo.
La questione è stata sollevata da una società in giudizio per indebite detrazioni Iva operate in relazione a fatture ricevute da varie agenzie di viaggio. Si tratta di uno degli illeciti tributari che con l’entrata in vigore delle nuove norme del decreto Sanzioni prevede l’applicazione di sanzioni più miti rispetto al passato. Il giudizio arriva in Cassazione ed è proprio in tale sede che viene sollevata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 5 del decreto Sanzioni per violazioni:
- del comma 2 dell’articolo 3 del decreto legislativo n. 472/1997, il quale prevede che “Salvo diversa previsione di legge, nessuno può essere assoggettato a sanzioni per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce violazione punibile”;
- dell’articolo 3 e 117 della Costituzione;
- degli articoli 6 e 7 Cedu e dell’articolo 49 Cdfue;
- per eccesso di delega rispetto alla legge 111 del 2023 nel non aver previsto il principio della lex mitior.
Secondo la parte, infatti, la mancata previsione della retroattività della norma più favorevole nell’ambito delle sanzioni amministrative tributarie avrebbe leso il principio di uguaglianza sostanziale dei cittadini, che in materia sanzionatoria imporrebbe il medesimo trattamento degli stessi fatti, prescindendo dalla loro commissione prima o dopo l’entrata in vigore della disciplina più favorevole.
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Sanzioni penali e tributarie non sono sovrapponibili, non c’è incostituzionalità
La Suprema Corte evidenzia che, sebbene generalmente alle sanzioni del Fisco si applicano le stesse regole delle sanzioni penali, i due campi non sono sovrapponibili. In poche parole non c’è obbligo di applicare alle sanzioni tributarie le stesse regole prescritte in modo assoluto solo per le sanzioni penali.
La sanzione amministrativa non può ritenersi coincidente con la pena per il reato. L’impossibilità di sostenere l’assoluta sovrapponibilità tra sanzione amministrativa e natura sostanzialmente penale fa cadere, sotto un primo punto di vista, la tesi secondo cui l’articolo 5 del D.lgs n. 87/2024 violerebbe principi costituzionali.
Interesse pubblico prevale sul favor rei
In secondo luogo, per quanto riguarda la violazione del decreto 472 del 1997, sottolinea che la Corte Costituzionale con la sentenza 63 del 2019 ha sostenuto che
laddove la sanzione amministrativa abbia natura punitiva, di regola non vi sarà ragione per continuare ad applicarla, qualora il fatto sia successivamente considerato non più illecito; né per continuare ad applicarla in una misura considerata ormai eccessiva (e per ciò stesso sproporzionata) rispetto al mutato apprezzamento della gravità dell’illecito da parte dell’ordinamento: ciò, salvo che sussistano ragioni cogenti di tutela di controinteressi di rango costituzionale, tali da resistere al medesimo vaglio positivo di ragionevolezza, alla cui stregua debbono essere in linea generale valutate le deroghe al principio di retroattività in mitius
Insomma, l’interesse pubblico prevale sempre sul principio della lex mitior. Secondo la Cassazione, poi, il riconoscimento della necessaria esistenza di ipotesi in cui il principio della lex mitior può essere derogato troverebbe riscontro anche nella giurisprudenza unionale.
Non vi è, infine, eccesso di delega, perché la stessa prevede che “I decreti legislativi che recano nuovi o maggiori oneri o minori entrate entrano in vigore contestualmente o successivamente a quelli che recano la necessaria copertura finanziaria”.
La Corte di Cassazione sottolinea che applicando il principio della lex mitior alle sanzioni tributarie, cioè rendendo retroattivo il decreto Sanzioni potrebbero esservi effetti negativi su molte prestazioni welfare, come sanità, prestazioni scolastiche e sicurezza pubblica. Le sanzioni tributarie finanziano comunque tali servizi e un’applicazione retroattiva porterebbe minori entrate non preventivate.
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