Ne è convinto un alto funzionario ucraino che ha avvisato gli Stati Uniti. La Russia si sta preparando a importanti progressi nel 2026.
Nei giorni scorsi il colonnello e vice capo dell’amministrazione presidenziale ucraina Pavlo Palissa ha fatto visita a una delegazione a Washington. Palissa ha presentato lo scenario che si aspetta l’intelligence militare ucraina sulle prossime mosse che saranno messe in atto dalla Russia.
Secondo l’intelligence, Mosca prevede di conquistare le regioni di Donetsk e Luhansk entro la fine di settembre. Entro la fine dell’anno intende creare delle zone cuscinetto al confine, al fine di proteggere il proprio territorio da eventuali controffensive e consolidare il controllo sui territori già occupati.
Ma non solo, perché la Russia ha le idee chiare anche per il 2026, in cui ha in mente un piano che prevede di occupare tutta la parte dell’Ucraina che si trova a sinistra del fiume Dnepr. Questo piano, se attuato, rappresenterebbe un’escalation significativa del conflitto, segnando un cambio di strategia verso una guerra prolungata e di conquista territoriale su larga scala.
Il fiume Dnepr, che attraversa anche la capitale Kiev, sfocia nel Mar Nero e divide di fatto in due il Paese. La Russia si prepara a occupare e prendere il controllo anche delle regioni meridionali di Odessa e Mykolaiv, in modo da tagliare al Paese occupato l’accesso al Mar Nero.
Perché la Russia vuole chiudere l’accesso al Mar Nero
Il Mar Nero è strategicamente molto importante per l’Ucraina, sia da un punto di vista economico che militare. Si tratta di una importante via di trasporto per il grano verso i Paesi del Sud, ma non solo, perché dal Mar Nero arrivano e partono centinaia di merci ogni giorno. Il blocco o la perdita dell’accesso al mare avrebbe ripercussioni devastanti sull’economia nazionale e sul commercio internazionale ucraino.
«Purtroppo, loro (i russi) non stanno parlando di pace. Si stanno preparando alla guerra», ha detto Palissa, evidenziando il clima sempre più teso e l’assenza di segnali concreti per una de-escalation del conflitto.
Il capo dell’amministrazione presidenziale ucraina Andriy Yermak, che era a capo della delegazione che mercoledì scorso ha raggiunto Washington, ha incoraggiato gli Stati Uniti a imporre nuove sanzioni alla Russia con lo scopo di aumentarne la pressione.
«È necessario creare la giusta atmosfera affinché la Russia possa avviare negoziati, non per finta, ma per negoziati reali», ha affermato Yermak, che ha incontrato il segretario di Stato americano Marco Rubio.
Purtroppo, nei recenti incontri bilaterali svolti in Turchia non si è riusciti ad arrivare a un accordo di cessate il fuoco, segno di quanto sia ancora lontana una vera tregua tra le parti.
Trump teme escalation nucleare
Donald Trump, conversando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One, ha detto di augurarsi che il conflitto non sfoci in una guerra nucleare. «Spero di no», ha detto. «Gli ucraini hanno dato a Putin un motivo per bombardarli a tappeto», ha dichiarato il capo della Casa Bianca, lasciando intendere una sorta di giustificazione per i nuovi raid russi, seguiti all’operazione ucraina «Tela di ragno», che ha colpito in profondità diverse basi militari all’interno del territorio russo. Trump ha poi aggiunto che nuove sanzioni contro Mosca saranno prese in considerazione solo se ritenute strettamente necessarie, sottolineando la necessità di evitare un’escalation non controllata che potrebbe coinvolgere altri attori internazionali.
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