Putin descrive il nuovo sottomarino nucleare Poseidon come una minaccia invincibile. La Russia svela così il nuovo missile, capace di generare uno tsunami radioattivo e spazzare via intere città.
A quanto sembra, la Russia ha una nuova eccellenza bellica pronta a portare la deterrenza su un piano ben più elevato del previsto. Un sottomarino nucleare in grado di provocare “uno tsunami radioattivo” stando alle dichiarazioni di Vladimir Putin, che ha terminato alla fine di ottobre il primo test completo di lancio del super siluro. Naturalmente, le informazioni in proposito sono molto ridotte, quanto meno quelle certe. Abbiamo le molteplici dichiarazioni di Putin, piuttosto tronfio per questo nuovo successo, e gli studi degli analisti. Gli elementi a disposizione e soprattutto la loro presentazione da parte di Mosca lasciano però presagire uno squilibrio non indifferente a livello internazionale, confermando il pieno impegno russo sul fronte bellico, a discapito delle ovvie difficoltà economiche del Paese.
Il nuovo sottomarino nucleare della Russia
La Russia ha presentato il Poseidon, a metà strada tra un siluro e un drone sottomarino autonomo, alimentato da un reattore nucleare in miniatura che gli permetterebbe di scatenare uno tsunami radioattivo. Quest’ultima parte viene di fatto confermata dal parere degli esperti, secondo cui le onde anomale prodotte dal Poseidon sarebbero in grado di distruggere città costiere e basi navali, trascinando in rovina anche l’ecosistema marino. Ma proseguiamo per ordine. Il Poseidon, che la Nato conosce come Status-6 o Kanyon, è una delle cosiddette “armi invincibili” di Putin. Quest’ultimo, dopo aver annunciato il progetto già nel 2018, informa i media con grande orgoglio per questo enorme successo:
Per la prima volta siamo riusciti non solo a lanciarlo da un sottomarino utilizzando il suo motore di spinta, ma anche ad avviare il reattore nucleare con cui l’apparato ha viaggiato per un certo periodo di tempo.
Secondo il Cremlino, Poseidon non conosce rivali in termini di velocità e profondità, risultando perfino impossibile da intercettare per i sistemi di difesa occidentali. Di fatto, il supersiluro è uno dei maggiori protagonisti della propaganda russa degli ultimi anni, venendo spesso esaltato per l’incredibile potenza e autonomia che sembrerebbe garantire.
Possibile tsunami radioattivo
Dmitry Kiselyov, presentatore Tv e uno dei volti principali della propaganda russa, aveva dichiarato già nel 2022 che il missile “può viaggiare alla profondità di un chilometro e a una velocità di 200 chilometri all’ora. Non c’è modo di fermarlo. Ha una potenza da oltre 100 megatoni, ben superiore alla bomba sganciata su Hiroshima", capace di spazzare via la Gran Bretagna trasformandola in un deserto radioattivo con lo tsunami generato.
Scenario di cui Kiselyov si era preoccupato anche di fornire una rappresentazione grafica, come se la minaccia nascosta dietro alla presentazione dei chilometri di autonomia fosse troppo sottile. Una narrazione che comunque è stata rapidamente ridimensionata, quantomeno in Occidente, dall’intervento degli esperti, secondo cui il missile potrebbe al più ottenere questo risultato con una città costiera e non un territorio ampio come la Gran Bretagna.
Ciò non significa che la minaccia debba essere sottovalutata, ma ovviamente è importante conoscere il più possibile delle analisi disinteressate e imparziali in merito a questo genere di minacce. In particolare, gli esperti ritengono che il Poseidon abbia le seguenti, inquietanti, caratteristiche:
- lunghezza di 20 metri;
- diametro di 2 metri;
- peso di 100 tonnellate;
- equipaggiamento con una testata termonucleare tra 2 e 100 megatoni (l’energia sprigionata dalla bomba di Hiroshima viene stimata al massimo in 18 chilotoni);
- profondità sopportate superiori a 1.000 metri;
- velocità raggiungibili fino a 200 km/h;
- autonomia fino a 10.000 chilometri grazie alla propulsione nucleare.
Così progettato, Poseidon riuscirebbe a generare devastanti tsunami radioattivi, portando le acque contaminate vicino alla costa ad altezze comprese tra 100 e 500 chilometri. Una devastazione su larga scala che fa di questa arma nucleare subacquea un possibile punto di non ritorno nel campo della deterrenza bellica, non soltanto per l’incredibile vantaggio guadagnato dalla Russia ma anche per lo stravolgimento degli equilibri e l’avvio di un sistema in cui anche il nucleare può essere automatizzato e agire a distanza.
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