Rottamazione quater decaduta, diventa una trappola per il contribuente

Patrizia Del Pidio

30 Gennaio 2024 - 12:56

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I contribuenti restano intrappolati nella rottamazione quater decaduta e si trovano nell’impossibilità di rateizzare i debiti residui e saldarli. Vediamo il perché.

Rottamazione quater decaduta, diventa una trappola per il contribuente

Ormai se si pensa alla rottamazione quater si pensa a una misura archiviata, ormai nel pieno del suo piano di dilazione e per la quale il contribuente deve solo continuare a pagare regolarmente le rate con cadenza trimestrale. La definizione agevolata, però, non è affatto una misura sorpassata, soprattutto per chi è decaduto e si trova, ora, nell’impossibilità di ripagare i propri debiti o dilazionarli.

Ricordiamo, a tal proposito, che la rottamazione, così come previsto dalla legge 197 del 2022 all’articolo 1, comma 231, permette di sanare i debiti affidati all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 senza dover corrispondere sanzioni, aggio e interessi di mora, ma solo versando le somme dovute a titolo di capitale e quelle per il rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notifica delle cartelle.

I contribuenti potevano accedere alla rottamazione presentando apposita istanza entro il 30 giugno 2023, l’Agenzia delle Entrate, poi, ha comunicato l’esito della richiesta entro il 30 settembre 2023.

Le scadenze della rottamazione

La prima rata della definizione agevolata andava versata entro il 31 ottobre mentre la seconda aveva scadenza il 30 novembre 2023. I debiti potevano essere dilazionati in un massimo di 18 rate (5 anni) ricordando che per non decadere dal beneficio sono previsti cinque giorni di tolleranza rispetto al pagamento fissato per il pagamento di ogni rata.

Il Decreto Anticipi, poi, ha introdotto una sorta di sanatoria per la rottamazione prevedendo che chi non avesse saldato le rate in scadenza il 31 ottobre e il 30 novembre potesse versarle entro il 18 dicembre 2023 senza incorrere nella decadenza della rottamazione.

I decaduti intrappolati nella rottamazione

Nonostante la sanatoria prevista dal decreto Anticipi e nonostante i cinque giorni di tolleranza previsti, sono molti i contribuenti che sono già decaduti dalla rottamazione quater per non essere riusciti a effettuare i pagamenti previsti.

Ricordiamo, infatti, che le due rate già scadute erano le più onerose della dilazione e prevedevano, ognuna, il saldo del 10% del debito totale. Il contribuente che ha aderito alla rottamazione entro il 30 novembre (o entro il 18 dicembre grazie alla sanatoria) avrebbe dovuto versare il 20% del debito totale e, in caso di somme molte alte non sempre era molto facile onorare le scadenze.

In caso di decadenza, la rottamazione quater si distingueva dalle precedenti per permettere al contribuente di richiedere un nuovo piano di dilazione ordinaria. Ma cavilli di blocco di procedure impediscono al contribuente decaduto di saldare i debiti con il Fisco, cerchiamo di capire perché.

La normativa prevede che con la decadenza della rottamazione quater possa essere chiesto un nuovo piano di rateizzazione ordinaria e a chiarirlo è anche la circolare dell’Agenzia delle Entrate numero 6 del 20 marzo 2023 nella quale è spiegato chiaramente che in caso di decadenza dei benefici della definizione agevolata possa essere presentata istanza di dilazione ordinaria.

Le cartelle decadute risultano sospese

Il problema principale è che attualmente una cartella inclusa nella rottamazione, anche se decaduta, consultando la situazione debitoria del contribuente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, risulta essere nello stato “sospeso”, stato ce non permette intervento alcuno. In questa condizione il contribuente non può richiedere una rateizzazione ordinaria del debito. Non solo. Il contribuente non può procedere neanche al pagamento del debito in questione trovandosi, di fatto, intrappolato in una rottamazione decaduta che non gli permette di fare nulla, neanche di saldare le somme dovute.

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