Il magnate russo delle criptovalute Roman Novak e la moglie Anna sono stati trovati uccisi, smembrati, a Dubai. Dietro il lusso e la ricchezza, un impero di truffe, vendette e segreti finanziari.
Prima lo scandalo, poi la fuga, infine la tragedia. La vicenda di Roman Novak rappresenta uno dei casi più sconcertanti dell’intersezione tra criptovalute, lusso ostentato e criminalità internazionale. Da imprenditore di successo a soggetto di indagini per frode, fino alla morte in circostanze orribili negli Emirati Arabi Uniti.
Roman Novak e sua moglie Anna sono stati trovati morti a Dubai in circostanze che hanno sconvolto l’opinione pubblica internazionale. I loro corpi sarebbero stati smembrati e abbandonati dopo un presunto rapimento finito nel sangue. Una fine brutale per la coppia che, fino a poche settimane fa, conduceva una vita di sfarzo e ostentazione, tra jet privati, automobili di lusso e feste nei grattacieli della città emiratina.
Dietro quell’immagine patinata si nascondeva però un passato torbido. Novak, ex broker russo e figura di spicco nel mondo delle criptovalute, era stato condannato in patria per frode e accusato di aver truffato centinaia di investitori attraverso la sua piattaforma “Fintopio”, raccogliendo fino a mezzo miliardo di dollari. La fuga a Dubai sembrava il tentativo di un nuovo inizio, ma si è trasformata in un incubo.
Secondo le prime ricostruzioni, la coppia sarebbe caduta vittima di un sequestro organizzato da individui legati agli stessi ambienti finanziari in cui Novak aveva operato. Quando i rapitori si sarebbero resi conto di non poter accedere ai fondi criptati dell’imprenditore, la situazione sarebbe degenerata fino al tragico epilogo. Le autorità degli Emirati Arabi e quelle russe stanno ora collaborando per identificare i responsabili di un omicidio che getta una luce sinistra sull’universo opaco delle fortune digitali.
Chi era Roman Novak?
Nato in Russia, Novak aveva costruito la sua immagine sui social network tra jet privati e auto di lusso, tutto a testimonianza di uno stile di vita da “crypto milionario”. In Russia era già finito nei guai: nel 2020 una condanna per frode lo aveva portato a sei anni di carcere, pena successivamente ridotta grazie a un regime di libertà condizionale.
Uscito dal carcere, si trasferisce negli Emirati Arabi Uniti - in particolare a Dubai - dove lancia la piattaforma denominata “Fintopio”, che prometteva soluzioni innovative nel mondo crypto e che, secondo l’accusa, avrebbe raccolto fino a 500 milioni di dollari da investitori.
Il lusso ostentato non era solo un fatto personale, ma anche parte della sua comunicazione. Le auto sportive, gli ambienti da privè, i contatti con personaggi influenti, tutto faceva da cornice a quella che voleva apparire una storia di successo fulminante.
Il meccanismo della frode di Novak
La versione degli inquirenti parla di una raccolta massiccia da parte di Novak, cui seguì un’accusa di frode. Molti investitori - provenienti da Russia, Cina e Medio Oriente - sostengono di essere stati attratti dalle promesse della piattaforma, per poi non vederne i ritorni. Le irregolarità, come anticipato, avrebbero comportato la perdita di circa 500 milioni di dollari da parte degli investitori.
A rendere ancora più complessa la vicenda, il fatto che Novak fosse già stato condannato per frode in Russia, elemento che aggiunge alla narrazione un precedente significativo per valutare quanto stesse rischiando e quanta domanda vi fosse attorno alle sue attività.
Cosa sappiamo (ad oggi) della morte di Roman Novak e sua moglie Anna
È all’inizio di ottobre 2025 che la vicenda prende una piega drammatica. Roman Novak e sua moglie Anna Novak, anch’essa figura legata alla sua vita affaristica e sociale, risultano scomparsi dopo che si sarebbero recati nella località di Hatta (vicino a Dubai) per un incontro con «potenziali investitori». Le autorità russe e degli Emirati Arabi Uniti avvertono che potrebbe trattarsi di un caso di rapimento. L’obiettivo, secondo le ricostruzioni, era ottenere accesso al portafoglio crypto di Novak o ottenere un riscatto.
Quando i sequestratori si accorgono che il wallet è vuoto o comunque inaccessibile, secondo le ricostruzioni, decidono per la via estrema. La coppia viene uccisa. Le loro spoglie disarticolate (o parti di esse) sono state ritrovate presso un centro commerciale dell’hinterland di Dubai.
Al via alle indagini internazionali
Le autorità russe hanno aperto un’inchiesta penale per omicidio in cooperazione con gli Emirati Arabi Uniti. Sette arresti sono stati già effettuati, tra cui personaggi russi e uno kazako, con il sospetto di aver partecipato al sequestro e all’omicidio. Si ipotizza che gli investigatori abbiano passato al setaccio i movimenti di telefoni cellulari, con segnali intercettati in Oman e in Sudafrica, e acquisito filmati di sorveglianza nella zona di Hatta.
Una cosa però è già chiara. La vicenda non è solo un racconto di violenza e tragica morte, ma anche di frode economica e di un frammento di criminalità transnazionale che coinvolge criptovalute, beni digitali e rischi. Tanti rischi.
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