Il relatore Guerra e il capogruppo Rosato annunciano che nella Manovrina ci sarà un emendamento che rintroduce in parte i voucher. MDP contrario, governo può cadere?
Tornano i voucher e il clima politico si infiamma. Nella Manovrina che dovrà essere approvata a breve come richiesto da Bruxelles, il relatore del Partito Democratico Mauro Guerra è pronto a inserire un emendamento che andrebbe a introdurre di nuovo i famigerati buoni-lavoro non solo per le famiglie, ma anche per le aziende.
Una scelta quella di Guerra che ha mandato su tutte le furie il Movimento Democratici e Progressisti, con gli scissionisti che hanno subito condannato la scelta di riproporre i voucher per le aziende annunciando che voteranno contro.
I voucher erano stati aboliti in toto con un decreto facendo così saltare il Referendum sul lavoro, che si sarebbe dovuto tenere domenica 28 maggio e che invece è stato annullato visto il provvedimento del governo.
La nuova crisi tra governo e MPD, con i bersaniani che minacciano di uscire in maniera definitiva dalla maggioranza, metterebbe la Manovrina a rischio numeri al Senato, con conseguente rischio per l’esecutivo che potrebbe cadere se sul testo sarà posta come sembrerebbe la fiducia.
Il ritorno dei voucher
Il Referendum sui voucher era stato promosso dalla CGIL e aveva raccolto il numero record di tre milioni di firme a suo sostegno. Nonostante che la Corte Costituzionale aveva bocciato per un difetto il quesito sul Jobs Act, vicenda sulla quale il sindacato dovrebbe farsi un esame di coscienza, la data stabilita per la consultazione popolare era stata individuata nel 28 maggio.
Il 17 marzo però il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, annunciano in una conferenza stampa l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di un decreto legge che aboliva in maniera definitiva i voucher.
Da qui però nacque l’esigenza di trovare una nuova riformulazione dei buoni lavoro, visto che per alcuni settori sono essenziali. Ecco quindi il Libretto Famiglia, per colmare quel vuoto normativo che si è venuto a creare.
Un emendamento presentato dal relatore della Manovrina, il dem Paolo Guerra, propone invece l’estensione dei nuovi voucher anche alle aziende con meno di cinque dipendenti, con un valore di 12,50 euro l’ora e un tetto massimo di 5.000 euro l’anno per le ditte. Per un singolo lavoratore invece, il tetto massimo scenderebbe a 2.500 euro l’anno.
La mossa di Guerra ha provocato la reazione stizzita da parte del Movimento Democratici e Progressisti, con il deputato Francesco Laforgia che ha parlato di presa in giro per i milioni di italiani che hanno firmato per il Referendum.
La misura è colma, vogliono andare avanti sui voucher per le imprese prendendo in giro milioni di italiani che hanno firmato per i referendum Cgil annullati dopo che i voucher sono stati cancellati con un tratto di penna. È un modo di fare inaccettabile sul piano democratico. L’epilogo di questa legislatura rischia di essere la sintesi perfetta di quella infinita serie di strappi consumati in questi anni.
Contraria anche una parte del Partito Democratico, con gli orlandiani Gianni Cuperlo e Cesare Damiano che parlano di una scelta sbagliata che potrebbe rappresentare una rottura con la fiducia degli italiani.
Dall’altra sponda della maggioranza invece è Alternativa Popolare a spingere in direzione opposta, ovvero per estendere il ripristino dei voucher, che secondo il capogruppo del PD Rosato non avrebbero nulla a che vedere con i vecchi visto che prevederebbero anche garanzie previdenziali e assicurative, a tutte le aziende e non soltanto a quelle più piccole.
Il governo quindi sembrerebbe essere incalzato tra due fuochi, con l’emendamento sui voucher che dovrebbe essere ufficializzato a breve. Su come sarà strutturato potrà dipendere anche il futuro di questo governo.
Il governo può cadere sui voucher?
Il relatore della Manovrina Paolo Guerra si trova di fronte a tre scelte. La prima sarebbe quella di introdurre soltanto il Libretto Famiglia come inizialmente previsto. La seconda è quella di estendere i nuovi voucher anche alle piccole aziende, mentre la terza consisterebbe nel non mettere vincoli al numero dei dipendenti per poterne usufruire.
Nel primo caso sarebbe Alternativa Popolare a essere scontenta, nel secondo il Movimento Democratici e Progressisti e nella terza, oltre agli scissionisti, anche una parte del Partito Democratico sarebbe contraria.
I bersaniani sul tema dei voucher non sembrerebbero essere disposti a trattare. Se la Manovrina dovesse prevedere anche l’emendamento incriminato, MDP voterebbe contro mettendo a rischio l’approvazione del testo al Senato.
La maggioranza infatti a quel punto potrebbe contare sul sostegno di 160 senatori su 320, con il voto che sarebbe ad alto rischio. Se poi anche altri esponenti del Partito Democratico dovessero votare contro, ecco che per il governo sarebbe la fine.
A sostegno della maggioranza comunque potrebbero intervenire diverse forze centriste dell’opposizione, che sarebbero favorevoli a un ritorno dei voucher anche per tutte le aziende.
La voce che serpeggia è che questa vicenda potrebbe essere soltanto il presupposto per far cadere il governo e andare a votare a settembre, anche se prima si dovrebbe approvare la nuova legge elettorale.
C’è uno spettro che in questo momento aleggia sopra il Parlamento, ovvero quello di un esecutivo che va a casa prima dell’approvazione della nuova legge elettorale, con la conseguenza che si andrebbe a votare a settembre con i due sistemi in vigore adeguati con dei decreti.
Il risultato sarebbe quello di un nuovo parlamento di nominati dove ritroverebbero posto tutti gli attuali protagonisti della nostra scena politica, oltre che una situazione di sostanziale parità che costringerebbe al ricorso alle larghe intese.
Uno scenario che non darebbe stabilità al paese, ma che avrebbe come risultato soltanto quello di accontentare gran parte delle forze politiche che spingono per il mantenimento di questo status quo.
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