Ristoranti, il virus si trasmette in 30 minuti: l’esperimento giapponese

Marta Tedesco

12 Maggio 2020 - 12:30

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Un esperimento condotto in Giappone mostra la velocità con cui il coronavirus si può trasmettere nei ristoranti: 30 minuti. Ecco come.

Ristoranti, il virus si trasmette in 30 minuti: l’esperimento giapponese

Bastano 30 minuti per prendere il coronavirus all’interno di un ristorante: a dirlo è un esperimento condotto in Giappone per scoprire in quanto tempo può avvenire il contagio in luoghi di aggregazione, come locali e ristoranti.

Il team di esperti ha messo in luce quanto sia in particolare il buffet a rivelarsi un canale di trasmissione rapido del virus. Non sorprende quindi che in Italia quando il 18 maggio riapriranno bar e ristorantisarà bandito il buffet.

In quanto tempo avviene il contagio: l’esperimento

La NHK, un’emittente televisiva pubblica giapponese, ha condotto un esperimento in collaborazione con un team di esperti di malattie infettive con l’obiettivo di dimostrare come si diffondano velocemente i germi in luoghi di aggregazione come ristoranti, navi da crociera, resort e casinò. In particolare i buffet risultano il canale più rapido per la trasmissione del virus, poiché tante persone vi entrano a contatto contemporaneamente.

Per l’esperimento sono state riunite 10 persone in una stanza in cui è stato allestito appunto un buffet. Un altro soggetto invece è stato incaricato di svolgere il ruolo della persona infetta. Per simulare la positività al coronavirus, all’“untore” è stato applicato sul palmo di una mano una vernice fluorescente, visibile solo al buio, a rappresentare il virus. Lo scenario voleva cercare di riprodurre in maniera verosimile il caso in cui una persona infetta tossisca o starnutisca in una mano per poi non lavarsela, e osservarne gli effetti.

I risultati: contagiati in mezz’ora

L’esperimento prevedeva che le persone, compreso l’infetto, si servissero al buffet per 30 minuti. Allo scadere del tempo, la stanza è stata oscurata e i risultati sono stati sbalorditivi. Alla luce ultravioletta si poteva osservare come le tracce di vernice fluorescente dalle mani della persona infetta si fossero trasferite ovunque: sul tavolo, sulle pinze per prendere il cibo, sulle brocche delle bevande e ovviamente su stoviglie, bicchieri e argenteria. Osservando le persone, le tracce di pittura erano su mani, cellulari, abbigliamento e su tre dei soggetti anche sul viso.

L’esperimento in seguito è stato riprodotto dagli scienziati adottando alcune misure per proteggersi dalle infezioni: i piatti venivano separati, le pinze venivano sostituite frequentemente e i commensali venivano invitati a lavarsi le mani prima, durante e dopo il pasto. In questo scenario, la vernice non si attaccava a nessuno di loro. L’obiettivo dell’esperimento è dunque chiaro: aumentare la consapevolezza del pericolo di toccare superfici contaminate. Secondo gli esperti dunque la regola di prevenzione numero uno rimane sempre la stessa: lavarsi sempre e molto bene le mani.

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