Rimborso 730/2023, il datore di lavoro può rifiutarsi di pagarlo in busta paga?

Simone Micocci

18 Maggio 2023 - 17:48

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Se con la dichiarazione dei redditi presentata con 730/2023 (con sostituto d’imposta) ne risulta un credito, sarà il datore di lavoro a doverlo anticipare. E (salvo eccezioni) non può opporsi.

Rimborso 730/2023, il datore di lavoro può rifiutarsi di pagarlo in busta paga?

Quando la dichiarazione dei redditi viene inviata con modello 730/2023, indicando il sostituto d’imposta, è il datore di lavoro a farsi carico delle operazioni di conguaglio.

Ciò significa che sarà questo a dover trattenere un eventuale debito dalla busta paga, oppure anticipare l’importo del rimborso laddove dalla dichiarazione dei redditi ne dovesse risultare un credito in favore del contribuente.

Quindi, se vi state chiedendo se il datore di lavoro può rifiutarsi di pagare il corrispondente del rimborso Irpef la risposta è negativa. D’altronde non si tratta di un costo che grava sul datore, visto che questo a sua volta potrà ottenere il rimborso scontandolo dalle imposte dovute.

Ovviamente non è così scontato che il conguaglio risulti a credito: molto dipende infatti dalla situazione del contribuente. Ad esempio, se ha un solo rapporto di lavoro, e quindi una singola certificazione unica, e in dichiarazione dei redditi ha indicato una serie di spese detraibili, allora è molto probabile che dal 730/2023 ne risultino dei soldi da recuperare. Diversamente, già con due certificazioni uniche c’è il rischio di un conguaglio a debito, in quanto l’Irpef versata durante l’anno è risultata inferiore a quella dovuta. In tal caso, dunque, è lecito aspettarsi una o più trattenute dai prossimi stipendi.

Ma concentriamoci sul caso più “fortunato”, ossia del contribuente che avendo goduto di diverse detrazioni ha maturato un credito Irpef nei confronti del Fisco, avendo così diritto a un rimborso. La domanda è: chi lo paga? Ecco cosa prevede la normativa e cosa succede laddove il datore di lavoro dovesse opporsi.

Il rimborso 730/2023 va anticipato dal datore di lavoro

Il rimborso del 730/2023 deve essere pagato dal datore di lavoro (eccetto in alcune occasioni, come vedremo di seguito). Anzi, deve essere “anticipato” dal datore di lavoro, in quanto è vero che questo paga di tasca propria quanto spetta ai propri dipendenti a titolo di rimborso Irpef, ma comunque andrà a recuperare le somme anticipate successivamente, in sede di liquidazione del modello F24 relativo al mese successivo a quello in cui ha provveduto con il rimborso. Questo, dunque, recupererà quanto rimborsato dalle ritenute fiscali dovute per tutti i dipendenti.

Nel dettaglio, nel modello F24 inserisce dei codici tributo a credito che vanno ad abbassare, con la possibilità di azzerare, le ritenute a titolo di Irpef effettuate sui compensi di competenza del mese successivo a quello a cui riferisce l’anticipo del rimborso.

Potrebbe succedere, però, che il datore di lavoro sia incapiente, ossia che l’ammontare dei rimborsi da riconoscere sia superiore a tutte le ritenute Irpef dovute (addizionali comprese).

In caso d’incapienza il datore di lavoro può quindi corrispondere un rimborso in misura inferiore, riconoscendo poi il residuo nei mesi successivi. Esiste però una condizione: qualora debbano essere riconosciuti più rimborsi in quanto c’è più di un dipendente a credito, il datore di lavoro incapiente deve comunque procedere all’anticipo del rimborso in percentuale uguale per tutti i dipendenti.

Attenzione: se il lavoratore dipendente ha presentato il modello 730/2023, il datore di lavoro non può esimersi, salvo il caso suddetto d’incapienza, dall’anticipare quanto dovuto.

Ricordiamo poi che per il modello 730/2023 presentato dal lavoratore dipendente non è prevista l’opzione senza sostituto d’imposta (introdotta, invece, eccezionalmente nel 2020 causa Covid); per ottenere eventualmente il rimborso dall’Agenzia delle Entrate bisogna presentare dunque il modello Redditi.

Cosa fare se il datore di lavoro non paga tutto il rimborso?

Il datore di lavoro, dunque, non può opporsi in alcun modo alla richiesta dei propri dipendenti che intendono ricevere il rimborso Irpef. L’unica condizione per farlo è quella in cui risulti incapiente, ossia qualora alla fine dell’anno il datore di lavoro non sia riuscito a effettuare tutti i rimborsi dovuti.

Questo avviene nel caso in cui il totale della somma a credito da corrispondere ai dipendenti sia superiore alla somma delle ritenute complessivamente dovuti dall’azienda.

Alla fine dell’anno, dunque, potrebbero esserci degli importi non rimborsati. Questi andranno indicati nella Certificazione Unica di fine anno, con il dipendente che a questo punto potrà:

  • aspettare la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo, con la quale chiedere anche il rimborso non ancora effettuato;
  • chiedere all’Agenzia delle Entrate di procedere con il rimborso. L’istanza andrà consegnata all’Ufficio locale competente, meglio se in allegato con una dichiarazione del datore di lavoro con il quale viene confermata l’incapienza dello stesso e l’importo ancora dovuto. Ci sono 48 mesi di tempo per presentare questa richiesta.

Per tutti gli altri casi in cui il datore di lavoro si rifiuta di pagarvi quanto vi spetta a titolo di rimborso del 730/2023, vi consigliamo di rivolgervi a un esperto, quale potrebbe essere l’ispettorato territoriale del lavoro oppure un avvocato, i quali sapranno consigliarvi al meglio su cosa fare.

730/2023 senza sostituto d’imposta: l’eccezione del lavoro domestico

L’unica eccezione è rappresentata dai lavoratori impiegati con contratto di lavoro domestico, come ad esempio colf e badanti. Per questo tipo di rapporti di lavoro, infatti, c’è una particolarità: il datore di lavoro non agisce in qualità di sostituto d’imposta.

Non sarà questo dunque a dover anticipare un eventuale rimborso Irpef nello stipendio, in quanto i soldi verranno riconosciuti direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Rimborso Irpef in busta paga: quando arriva?

A questo punto non resta che rispondere a un’ultima importante domanda: quando è in programma il pagamento del rimborso in busta paga? Ebbene, molto dipende da quando è stata inviata la dichiarazione dei redditi: solamente chi la presenta entro oggi, 31 maggio 2023, ha speranze di ricevere i soldi già nella busta paga di luglio.

In caso di ritardo, invece, il rimborso può arrivare tra agosto e novembre (considerando che l’ultimo giorno per l’invio del modello 730/2023 è il 2 ottobre 2023).

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