Riforma pensioni: domande Ape social respinte, insorgono i sindacati

Irene Mancuso

14 Ottobre 2017 - 08:30

Riforma pensioni, sono troppe le domande per l’Ape social ad esser state respinte dall’Inps secondo i sindacati, che chiedono più attenzione.

Riforma pensioni: domande Ape social respinte, insorgono i sindacati

Riforma pensioni: tra le domande per l’Ape social fino ad ora inviate sono tante quelle ad esser state respinte dall’Inps.

Secondo i sindacati le motivazioni della ricusazione non sussistono con i decreti legislativi inerenti alla riforma pensioni.

Gli stessi sindacati, convocati nella mattinata di lunedì dal ministro Giuliano Poletti, chiedono una maggiore osservanza delle norme a favore della riforma pensioni.

Pena l’esclusione di un numero elevato di richiedenti Ape social, che ricordiamo è indirizzata a tutti coloro che raggiunti i 63 anni di età sono disoccupati a seguito di licenziamento e privi di ammortizzatori sociali da almeno tre mesi.

Quali sono i maggiori ostacoli presentati dall’Inps nei confronti di chi richiede l’Ape social?

Riforma pensioni sempre più ostacolata: le incongruenze dell’Ape social tra Inps e richiedenti

Sono circa 66mila le domande giunte all’Inps per richiedere l’Ape social. Tra queste, molte sono state rigettate ai danni dei soggetti richiedenti che non ne comprendono tuttora i motivi.

A loro fianco sono intervenuti i sindacati, che lunedì mattina discuteranno insieme al ministro Poletti della riforma pensioni.

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A dar voce alle segnalazioni dei richiedenti è un dossier dell’Inca, il patronato della Cgil che denuncia le motivazioni recate dall’Inps definendole “in contrasto con le intenzioni del legislatore e in alcuni casi addirittura contro legge” le quali rischiano di “vanificare le aspettative di reinserire qualche elemento di flessibilità nel sistema previdenziale”.

Insomma, se con la riforma pensioni ed in particolare l’introduzione dell’Ape social si è cercato di andare incontro alle categorie più precarie e meno tutelate, ora sembra che l’Inps stia agendo con una mano di ferro, seppur respingendo le accuse e sostenendo di applicare la legge.

Domanda Ape social respinta anche con un giorno di lavoro ai privi di ammortizzatori

Uno dei casi più eclatanti segnalati e riportati nel dossier dell’Inca è la reiezione della domanda qualora ci sia anche un solo giorno di rioccupazione, retribuito con voucher, successivo al periodo di disoccupazione.

Per l’Inps, anche solo un giorno, fa perdere il diritto al trattamento pensionistico anticipato, sebbene all’art. 19 del d.lgs 150/2015 è scritto quanto segue:

“sono disoccupati i soggetti privi di impiego che dichiarano, in forma telematica al sistema informativo delle politiche del lavoro, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego”.

Domanda Ape social respinta a chiunque abbia svolto qualsiasi attività

Un altro motivo per rigettare la domanda di Ape social ai soggetti richiedenti è stato l’aver svolto una qualsiasi attività, anche se retribuita con importi minimi ed inferiori rispetto ai limiti previsti per il mantenimento dello stato di disoccupazione.

La reazione dei sindacati è di protesta considerato che secondo l’art. 8 del Dpcm 88 del 23 maggio 2017 l’Ape social è compatibile con la percezione dei redditi da lavoro dipendente o parasubordinato purché l’importo sia entro 8mila euro annui e di redditi derivanti da attività di lavoro autonomo entro 4.800 euro annui.

Respinte anche le domande per i lavori gravosi

Per quanto riguarda gli addetti ad attività gravose e rischiose, l’Inps ha bocciato le domande adducendo motivazioni poco chiare.
Così da costringere eventuali operatori dei patronati ad avviare indagini per capire la causa del rigetto, e allungando i tempi impedendo il riesame della domanda.

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