Riforma Mes, le conseguenze del No della Camera sull’Italia

Violetta Silvestri

22 Dicembre 2023 - 11:40

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Il no alla ratifica della riforma del Mes da parte dell’Italia, con la bocciatura della Camera, provoca una serie di conseguenze per il nostro Paese e per l’Eurozona. Cosa c’è da sapere?

Riforma Mes, le conseguenze del No della Camera sull’Italia

L’Italia respinge la ratifica della riforma del Mes e blocca l’intera Eurozona, con conseguenze inevitabili a livello sia politico che economico per il nostro Paese (e per l’intera regione a moneta unica).

Archiviata come cronaca politica la seduta alla Camera dei deputati del 21 dicembre, nella quale il Governo Meloni - pur spaccandosi - ha respinto l’approvazione della riforma del Meccanismo europeo di stabilità, i riflettori sono adesso tutti puntati sugli effetti di questa decisione controcorrente in tutta l’Eurozona. La nostra nazione è stata infatti l’unica a non dare il via libera al Mes riformato e senza l’approvazione di tutti gli Stati a moneta unica, il meccanismo di stabilità non potrà funzionare con le revisioni previste.

Il sentimento di delusione e di una certa ostilità, pur nel rispetto della sovranità parlamentare italiana, nei confronti del nostro Paese è lampante. Non appena la Camera ha respinto la ratifica, il direttore generale del Mes, Pierre Gramegna, ha rilasciato questa dichiarazione ufficiale: “Il Mes si rammarica della decisione del Parlamento italiano di votare contro la ratifica della riforma del trattato. Senza la ratifica di tutti i Paesi membri, il Mes non sarà in grado di fornire il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico dell’Unione bancaria, di cui beneficerebbero tutti i Paesi dell’area euro”.

La decisione italiana, quindi, ha già innescato una serie di reazioni e di potenziali conseguenze in caso di crisi bancarie e finanziarie in Europa. Il no alla ratifica della riforma del Mes dell’Italia pone tutti i Paesi che fanno parte del meccanismo - come il nostro - a una serie di rischi. Quali sono e cosa cambia con questa mossa del Governo Meloni.

Il no dell’Italia alla riforma del Mes e le sue conseguenze: cosa può accadere?

Le riforme del Mes, previste da un’accordo di modifica del trattato del Meccanismo europeo di stabilità firmato a gennaio e febbraio 2021, non entreranno in vigore poiché è mancata la condizione necessaria della ratifica unanime di tutti i Paesi dell’Eurozona.

In sostanza, l’Italia ha fatto saltare l’attivazione delle novità, con inevitabili conseguenze.

La più importante riguarda eventuali crisi bancarie. In sostanza, la riforma del Mes prevedeva che il Fondo di risoluzione unico (SRF), istituito dall’Ue per intervenire su fallimenti bancari e finanziato dai contributi del settore bancario europeo, poteva utilizzare risorse del Mes in caso di fondi esauriti. In pratica il Mes poteva fungere da backstop (paracadute) e prestare i fondi necessari all’SRF per finanziare una risoluzione. A tal fine, il Mes metteva a disposizione una linea di credito rotativa.

Questa opzione è ora decaduta senza la ratifica dell’Italia. Cosa significa? In uno scenario estremo di una crisi grave di una banca in un Paese dell’Eurozona, se i soldi a disposizione del Fondo di risoluzione unico non sono sufficienti a gestire l’insolvenza dell’istituto di credito, non si avranno altre risorse con le quali intervenire sui creditori in modo più ordinato. Il risultato sarà un default caotico e il caos finanziario anche in altri Paesi europei.

Anche se si stratta di una situazione estrema, quella descritta potrebbe essere una scena verosimile. La fragilità bancaria, in un contesto globale non privo di insidie negli ultimi anni, non è da sottovalutare. La stessa Italia potrebbe trovarsi nella necessità di salvare banche, ma senza poter ricorrere al paracadute del Mes sul fondo.

Il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe ha sottolineato che questo punto della riforma del Mes era un elemento chiave “della nostra rete di sicurezza comune nell’area euro a beneficio di tutti i Paesi membri dell’area e destinato a rafforzare ulteriormente la resilienza e la stabilità finanziaria dell’Eurozona nel suo complesso e di ogni singolo Stato membro, compresa l’Italia”.

Il cosiddetto paracadute, inoltre, rappresentava un passo in avanti verso l’Unione bancaria dell’Europa, da tempo discussa e ora arenata.

In caso di crisi bancarie, il Fondo di risoluzione unico continua a essere operativo, ma senza questo rafforzamento del backstop che invece sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo gennaio 2024. Si sarebbe trattato di una linea di credito da 70 miliardi in più per i Paesi alle prese con difficili risoluzioni bancarie e senza risorse sufficienti.

L’ultima considerazione che diversi analisti mettono in risalto è di tipo politico. Inevitabilmente, la mossa dell’Italia avrà ripercussioni sulla credibilità negoziale in Europa del nostro Paese. Finora Giorgia Meloni si era elevata a portatrice di successo degli interessi nazionali nel consesso europeo, grazie alle tematiche dell’immigrazione e alla battaglia sul Patto di Stabilità. Questa decisione controversa e poco compresa in Europa sul Mes - molto identitaria nella lotta contro l’Europa oppressiva della Troika per Lega e Fratelli d’Italia - potrebbe gettare ombre sulla difesa dell’italianità nelle prossime riunioni europee.

Mes, riforma bloccata dall’Italia: cosa c’è da sapere

La prima precisazione da sottolineare è che il Mes (European Stability Mechanism) istituito mediante un trattato intergovernativo - e quindi al di fuori del quadro giuridico della Ue - nel 2012 continua a esistere nella sua funzione fondamentale di “concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato.”

La seconda informazione utile per districarsi in questa tematica molto tecnica e di non facile e immediata comprensione è che la ratifica del testo del Mes riformato aveva uno scopo preciso: mettere a disposizione dei 20 Paesi europei lo strumento con le rispettive revisioni, da attivare solo se uno Stato ne avrebbe fatto richiesta. La ratifica, in sostanza, non si traduceva in una attivazione del meccanismo per l’Italia. Piuttosto, faceva entrare in vigore il testo nuovo pur non vincolando nessuno senza prima una richiesta esplicita di utilizzo.

La maggioranza di Governo, guidata dalle posizioni di Lega e Fratelli d’Italia visto che Forza Italia si è astenuta, ha comunque deciso di respingere la riforma del Mes poiché non era previsto un soddisfacente coinvolgimento del Parlamento nazionale nella eventuale scelta di impiego del meccanismo.

L’Italia, inoltre, in quanto Paese membro del Mes così come istituito nel 2012, ha già versato una quota di 14 miliardi di euro per il finanziamento. La riforma non prevedeva ulteriori spese oltre quelle già pattuite per gli Stati.

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