Riforma Giustizia, a che punto siamo?

Isabella Policarpio

19 Maggio 2021 - 08:58

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Gli emendamenti sulla riforma del diritto penale slittano di una settimana e il Movimento 5 stelle illustra alla Cartabia le proposte “incompatibili”: come stanno procedendo i lavori per la riforma della Giustizia.

Riforma Giustizia, a che punto siamo?

Sulla riforma della Giustizia - nodo centrale del Recovery plan - il Governo procede con calma. Si inizia dal processo penale, ma i relativi emendamenti non arriveranno prima della prossima settimana, contrariamente a quanto si era anticipato.

A che punto siamo? Per ora il Ministro della Giustizia Marta Cartabia cerca di sondare il terreno tra le forze politiche e indagare eventuali proposte e correnti di pensiero. La sua posizione in merito alla riforma della Giustizia è stata resa nota lo scorso 11 maggio:

  • elaborare proposte per snellire i processi civili, penali e tributari
  • rivedere - almeno in parte - la riforma della prescrizione di Bonafede

Sul tavolo ci sono 200 miliardi di fondi europei e per ottenerli bisogna “In 5 anni ridurre del 40% i giudizi civili e del 25% quelli penali”.

Nei prossimi giorni l’incontro con i vertici del Movimento 5 stelle che ritengono “incompatibili” alcune delle proposte della ministra.

Cosa ne pensa il Movimento 5 stelle sulla riforma della Giustizia

La riforma dei processi e della prescrizione è un tema assai caro ai pentastellati. Ed ora sono in procinto di organizzare un incontro con la Cartabia per mettere nero su bianco le proposte sulle quali non sono d’accordo, presentate in Commissione Giustizia da Lattanzi.

Ad essere considerate “incompatibili” con la visione del Movimento sono tre proposte emendative:

  • l’ipotesi che spetti al Parlamento indicare - di anno in anno - le priorità riguardo l’azione penale, cioè i reati a cui i pm dovranno dare la precedenza;
  • lo sbarramento “eccessivo” alla possibilità di ricorrere in appello;
  • la revisione della riforma di prescrizione che va a modificare la legge di Bonafede.

Come procedono i lavori per la riforma della Giustizia

Il progetto di riforma della Giustizia è ambizioso e il tempo a disposizione relativamente poco: in cinque anni l’Italia deve ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili e del 25% di quelli penali, inoltre, entro la fine del 2021, si dovranno approvare le leggi di delegazione per la riforma del processo (in ambito civile, penale e tributario) e del Csm.

I lavori, al momento, sono ad una fase preparatoria; la Commissione ministeriale ha avanzato alcune proposte per velocizzare i processi da concretizzare nei mesi a venire. Tra queste il divieto di appello del pm per le sentenze di assoluzione, la restrizione dei motivi di appello, il controllo del Gip su eventuali inerzie del Pm, la riduzione delle proroghe alle indagini e la previsione dell’udienza preliminare esclusivamente per i reati di competenza della Corte Assise o del Tribunale Collegiale.

Altro “nodo” della riforma della Giustizia da presentare all’Ue riguarda i riti alternativi, via preferenziale per alleggerire il numero dei processi. Si dovrà lavorare sull’implementazione del patteggiamento e delle pene alternative alla detenzione con sanzioni sostitutive (per condanne fino a 4 anni).

Spetterà al Parlamento indicare quali sono le priorità e cosa invece, può essere trattato in un secondo momento.

Prescrizione: quale destino per la riforma di Bonafede?

Altro scoglio da superare per portare a termine la riforma della Giustizia riguarda il ddl sulla prescrizione dei reati dell’ex ministro della Giustizia Bonafede (ampiamente dibattuto e criticato).

Dicembre 2021 è il termine per modificare la legge promossa dal Movimento 5 stelle che blocca la prescrizione dopo la sentenza del primo grado. Non ci sarà la cancellazione del testo - come vorrebbero Lega, Forza Italia e renziani - ma la revisione di alcuni “punti deboli”.

Al momento la Commissione istituita dalla Cartabia ha già avanzato due proposte sulla prescrizione:

  • una prevede la sospensione della prescrizione per due anni dopo la condanna in primo grado e per un anno dopo la condanna in appello;
  • l’altra, più radicale, propone di allineare il nostro sistema a quello statunitense e interrompere la prescrizione con l’esercizio dell’azione penale. Qualora il processo durasse più di 4 anni in primo grado, 3 in appello e 2 in Cassazione scatterebbe l’improcedibilità.

La prima proposta sembrerebbe quella più percorribile, distinguendosi dal “lodo Conte” escludendo la sospensione della prescrizione per l’assolto e limitando per un tempo ragionevole la sospensione del termine dopo la condanna.

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