L’azionista di Riello, Carrier, avvia la vendita del marchio storico delle caldaie. In corsa il gruppo italiano Ariston e i due big cinesi Haier e Midea. Interesse anche da parte di Ferroli.
Il futuro di Riello, uno dei nomi più iconici dell’industria termica italiana, è in bilico. Il gruppo americano Carrier Global Corporation, che dal 2015 ne detiene la proprietà, ha avviato il processo per la cessione dell’azienda fondata nel 1922 a Legnago, nel cuore del Veneto manifatturiero.
Secondo fonti vicine al dossier, le prime offerte non vincolanti sono attese entro la metà di novembre, mentre la vendita definitiva dovrebbe chiudersi entro il 2026.
A guidare l’operazione è Bank of America, incaricata di sondare il mercato e raccogliere le manifestazioni di interesse. L’iniziativa rientra nel più ampio piano di razionalizzazione delle attività globali di Carrier, che dopo l’acquisizione della tedesca Viessmann Climate Solutions nel 2024 punta a concentrarsi sui business a maggior rendimento e a liberare risorse per la transizione energetica.
Per l’Italia, la cessione di Riello rappresenta un passaggio cruciale non solo per la storia del marchio, simbolo del made in Italy tecnologico, ma anche per il suo peso occupazionale. Il gruppo impiega circa 1.200 persone nel mondo, oltre la metà delle quali in Italia, tra gli stabilimenti di Legnago, Volpago del Montello e Lecco. Proprio il tema dell’occupazione è arrivato in questi giorni sul tavolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, segno della delicatezza dell’operazione in termini industriali e sociali.
Ariston e i big cinesi Haier e Midea si contendono l’acquisto di Riello
A contendersi Riello ci sono alcuni dei principali protagonisti mondiali della climatizzazione. In prima fila il gruppo Ariston, campione italiano del comfort termico sostenibile, con un fatturato superiore ai 2,6 miliardi di euro e una strategia espansiva che negli ultimi anni lo ha portato a rilevare la tedesca Centrotec Climate Systems (proprietaria del marchio Wolf). L’azienda marchigiana ha annunciato investimenti per 500 milioni di euro in Italia, metà dei quali dedicati alla ricerca e sviluppo, e guarda a Riello come alla possibile “tessera mancante” per creare un polo italiano dell’energia termica competitivo su scala globale.
Ma la sfida non si gioca solo entro i confini nazionali. In corsa ci sarebbero anche i colossi cinesi Haier e Midea, entrambi impegnati in un’aggressiva strategia di espansione nel Vecchio Continente. Midea, in particolare, ha già consolidato la sua presenza in Europa con l’acquisizione del gruppo svizzero Arbonia Climate, proprietario anche del marchio italiano Sabiana. Se uno di questi gruppi dovesse prevalere, Riello potrebbe diventare il nuovo tassello della penetrazione industriale cinese nel mercato europeo del riscaldamento, un settore sempre più strategico nella corsa alla transizione ecologica.
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Il futuro del calore europeo passa dall’Italia: in corsa anche Ferroli
Tra i possibili pretendenti si affaccia anche Ferroli, altro storico marchio veronese del riscaldamento, oggi controllato dal fondo britannico Attestor Capital. L’ipotesi di un’unione tra Riello e Ferroli, due aziende nate e cresciute nel Nord-Est e accomunate da un forte radicamento territoriale, apre la prospettiva di un grande player nazionale in grado di affrontare la concorrenza dei giganti asiatici ed europei. Tuttavia, la complessità dell’operazione e la necessità di risorse finanziarie significative rendono questo scenario ancora tutto da costruire.
Sul piano industriale, un’eventuale fusione tra le due realtà potrebbe generare sinergie produttive e tecnologiche importanti, ma resta il nodo della governance e dell’integrazione culturale. Nel frattempo, Riello continua a ristrutturarsi. Lo scorso anno la società ha chiuso uno stabilimento, segnale che la fase di efficientamento è già in corso e che l’azienda si sta preparando a cambiare pelle.
La cessione si inserisce quindi in un contesto di profonda trasformazione del mercato europeo del riscaldamento e della climatizzazione, dove le grandi multinazionali si contendono marchi storici per presidiare la transizione verso soluzioni più sostenibili e digitali. Pompe di calore, ibridi intelligenti e sistemi di gestione energetica connessi sono ormai il terreno su cui si gioca la competitività del settore.
L’Italia rischia però di perdere così un altro pezzo della propria manifattura strategica, a meno che non riesca a mantenere la guida industriale e tecnologica del comparto.
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