Reddito di inclusione vs reddito di cittadinanza: le differenze tra i programmi di Renzi e Grillo

Simone Micocci

28 Febbraio 2017 - 11:40

Grillo vs Renzi, due diverse soluzioni per risolvere il problema della povertà in Italia: il PD è in favore di un reddito di inclusione, mentre il M5S spinge per il reddito di cittadinanza.

Reddito di inclusione vs reddito di cittadinanza: le differenze tra i programmi di Renzi e Grillo

Reddito di inclusione e reddito di cittadinanza: quali sono le differenze tra i progetti per la lotta alla povertà proposti dal Partito Democratico di Renzi e dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo?

Nonostante le molte differenze di pensiero, Beppe Grillo e Matteo Renzi concordano sull’urgenza di dotare il nostro Paese di un piano funzionante per la lotta alla povertà. I punti in comune però si fermano qui dal momento che il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno in mente due soluzioni differenti per il problema della povertà, che ad oggi riguarda più di 4,6 milioni di italiani.

Nel dettaglio, Renzi è a favore di un reddito di inclusione, mentre Grillo spinge per l’introduzione di un reddito di cittadinanza.

La proposta del PD è la più semplice da attuare ma la meno funzionale, mentre quella del Movimento 5 Stelle è la migliore per risolvere una volta per tutte il problema della povertà ma è quasi impossibile da realizzare.

Vediamo nel dettaglio quali sono i dettagli di questi due interventi con cui i due leader sperano di contrastare la povertà e che probabilmente saranno tra i punti cardine dei programmi politici con cui Partito Democratico e Movimento 5 Stelle si presenteranno alle prossime elezioni politiche.

Matteo Renzi e Partito Democratico: cos’è il reddito di inclusione?

In parte il piano di Matteo Renzi di introdurre un reddito di inclusione in Italia è già in fase di realizzazione. Infatti, nella Legge di Bilancio del 2017 sono stati stanziati i fondi per il SIA, la nuova social card con cui vengono erogati fino a 400 euro al mese all’85% delle famiglie con un reddito ISEE inferiore ai 3mila euro l’anno.

Per questa misura sono stati stanziati circa 1,8 miliardi, non sufficienti però per garantire un contributo economico a tutti i 4,6 milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà.

La prossima mossa di Renzi, nel caso in cui diventasse nuovamente Presidente del Consiglio, sarà quella di trasformare questo contributo in un “reddito di inclusione” estendendolo a tutte quelle famiglie che hanno un reddito inferiore agli 8 mila euro l’anno.

L’obiettivo del reddito di inclusione, però, non è solo quello di sostenere economicamente le famiglie in difficoltà, ma anche quello di favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro.

Il SIA, infatti, oltre al contributo mensile di massimo 400 euro, prevede l’inclusione in un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa supportando così le famiglie in difficoltà economica fino a quando non avranno conquistato una loro autonomia.

Per la piena realizzazione di questo progetto, a cui sta lavorando Tommaso Nannicini, ci sarà bisogno di unificare la maggior parte dei contributi per il sostegno del reddito attualmente in vigore, così da introdurre uno strumento che sia universale. Ma non sarà semplice, poiché bisogna considerare che gli interventi cambiano a seconda delle Regioni.

Un’altra delle ipotesi su cui sta riflettendo il Partito Democratico, è quella di restituire ai dipendenti la trattenuta dallo 0,3% che spetta all’azienda per i corsi di formazione professionale. L’idea di Renzi è di restituire questo 0,3% ai dipendenti, affinché siano loro a decidere come meglio spenderli.

Grillo e il Movimento 5 Stelle: cos’è il reddito di cittadinanza?

L’Italia e la Grecia sono gli unici Paesi dell’UE a non prevedere un reddito minimo per le famiglie. Ed è per questo motivo che uno dei punti cardine del programma del Movimento 5 Stelle è quello di introdurre il reddito di cittadinanza.

Se pensate che reddito di cittadinanza significa dare soldi a tutti, a prescindere dalle condizioni sociali, lavorative o familiari, vi sbagliate. Infatti, una prospettiva del genere sarebbe a dir poco impossibile da realizzare nel nostro Paese poiché manderebbe subito in default lo Stato italiano.

La proposta del Movimento 5 Stelle, invece, vincola la cessione del reddito di cittadinanza a particolari requisiti:

  • limite ISEE;
  • la presenza di invalidi in famiglia deve essere certificata tramite una visita specialistica;
  • i disoccupati devono immediatamente presentare una disponibilità al lavoro presso un centro per l’impiego.

Il problema è che il Movimento 5 Stelle promette fino a 780 euro a persona, per un massimo di 37.440 euro l’anno per famiglia. Una misura che costerebbe allo Stato italiano circa 17 miliardi di euro l’anno, una cifra troppo elevata vista l’attuale situazione finanziaria del nostro Paese.

Grillo comunque si dice sicuro di riuscire a trovare la copertura per la concessione di un reddito di cittadinanza a tutti gli italiani in difficoltà economica; vedremo cosa succederà nel caso in cui il Movimento 5 Stelle dovesse vincere le prossime elezioni.

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