Reddito di cittadinanza, Giuseppe Conte smaschera il governo: “Ecco cosa ha fatto davvero”

Giorgia Bonamoneta

6 Maggio 2023 - 20:05

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Giuseppe Conte si scaglia contro l’Assegno d’Inclusione. Secondo il leader del Movimento 5 Stelle non è differente dal Rdc, se non in chiave peggiorativa.

Reddito di cittadinanza, Giuseppe Conte smaschera il governo: “Ecco cosa ha fatto davvero”

Il Reddito di cittadinanza è stato davvero abolito? Ritorna sorprendentemente un’opinione giallo-verde in comune, ovvero quella della Lega e del Movimento 5 Stelle in merito al Reddito di cittadinanza. Sembra infatti che le due forze politiche convengano (almeno in parte) sul fatto che il governo Meloni non abbia davvero abolito il Reddito di cittadinanza, ma che abbia soltanto cambiato il suo nome. Da Reddito di cittadinanza ad Assegno d’inclusione o Supporto per la formazione al lavoro non sembra esserci poi tanta differenza dopotutto.

A spendere molte parole in merito al Reddito di cittadinanza è stato il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Conta ricorda che era Meloni a parlare del Reddito di cittadinanza come “metadone di Stato” e spiega come di fatto l’accanimento contro lo strumento fosse un accanimento di tipo ideologico. Perché di fatto, dice ancora Conte, il sistema resta finanziato, ma raggiungerà meno persone.

Il Reddito di cittadinanza e l’Assegno di inclusione cosa hanno in comune?

Il Reddito di cittadinanza e l’Assegno d’inclusione sono piuttosto simili. A parte il nome, a differire tra le due misure è principalmente la platea a cui l’assegno è destinato. In entrambi i casi si parla di workfare, ovvero un modello di politiche alternative al welfare e che punta al reinserimento nel mondo del lavoro. È stato anche descritto come “un po’ di lavoro e un po’ di assistenza”, cioè una prendere per mano il cittadino “occupabile” che non lavora e traghettarlo attraverso corsi di aggiornamento, formazione e incontri con le aziende per l’instaurazione di un rapporto di lavoro.

Si può intendere anche in un’altra chiave, ovvero una divisione tra “popolazione povera senza un lavoro” e che non può lavorare e “popolazione povera occupabile”. Il problema di un modello simile si è reso palese dall’approvazione del Reddito di cittadinanza ed è quella del rimaneggiare il concetto di offerta congrua del lavoro. Il nuovo sistema, non così nuovo come il governo Meloni vorrebbe far credere, ha spinto l’acceleratore sulla cosiddetta “offerta congrua”, rendendo di fatto qualsiasi offerta da accettare pena l’esclusione del sostegno alla povertà.

L’Assegno di inclusione delude tutti: da Conte ai cittadini

L’Assegno d’inclusione sembra deludere tutti, non soltanto le opposizioni ma anche parte della maggioranza al governo. Infine i più delusi potrebbero essere proprio i cittadini che si ritroveranno con una misura di sostegno e avviamento al lavoro che peggiora i requisiti di ingresso e diminuisce la platea dei beneficiari.

Dopotutto i dati sui nuovi assunti previsti si basano su stime piuttosto fantasiose. Anche se l’Assegno d’inclusione prevede uno sgravio contributivo per chi assume un beneficiario, negli anni ci sono già state misure simili e sono risultate insufficienti. Il motivo principale, che si tende a dimenticare o a nascondere sotto il tappeto, è che le aziende cercano personale adeguato, competente e aggiornato.

Ci sono 1 milione di posti di lavoro, ma non ci sono abbastanza lavoratori e lavoratrici adeguati alle posizioni. Riformulare il Reddito di cittadinanza non servirà a occupare quei posti, serve invece permettere l’aggiornamento e la formazione degli occupabili chiamati ad accettare la prima offerta.

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