Momento difficile per Campagnolo. Uno dei marchi più prestigiosi del ciclismo italiano ha annunciato il taglio di 120 dipendenti, pari a una riduzione del 40% della forza lavoro.
Un’ombra lunga e preoccupante si abbatte su uno dei marchi più prestigiosi del ciclismo italiano. La storica azienda Campagnolo si trova ora a dover affrontare un drastico piano di riduzione del personale: 120 esuberi su circa 300 dipendenti, pari a una riduzione di circa il 40% della forza lavoro. Una decisione che segna probabilmente il momento più difficile nella lunga storia della società vicentina.
L’annuncio, comunicato durante un incontro con i sindacati, rappresenta una svolta dolorosa. Il contesto è quello di una crisi del mercato della bicicletta, che sta travolgendo anche realtà un tempo solide e considerate punti di riferimento per qualità e innovazione.
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Dal boom alla crisi. Le cause del tracollo
Durante la pandemia, la bicicletta aveva conosciuto un nuovo e inatteso periodo di fortuna, registrando un boom di vendite che aveva fatto sperare in una rinascita duratura del settore. Ma quella crescita si è rivelata effimera. Con il ritorno alla normalità, la domanda si è rapidamente sgonfiata, gli ordini sono diminuiti e i magazzini si sono riempiti.
La conseguente contrazione del mercato ciclistico ha reso insostenibili gli attuali livelli occupazionali. Anche un marchio prestigioso, noto per i suoi standard elevati e per l’artigianalità delle sue componenti, si è trovato costretto a rivedere radicalmente la sua struttura.
Il rischio, ora, non è soltanto la perdita di posti di lavoro, ma la dispersione di competenze specializzate maturate nel corso di decenni, un patrimonio umano e industriale che costituisce la vera identità dell’azienda.
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Dipendenti costretti a rivolgersi alla Caritas
“I dati attuali e la congiuntura del settore non lasciano alternative”, recita la nota ufficiale di Campagnolo. “Il piano industriale approvato prevede una riduzione del costo del lavoro del 40%, necessaria per garantire la prosecuzione dell’attività nello stabilimento vicentino, seppur su scala ridotta”.
Ma dietro questi numeri ci sono storie reali. Decine di famiglie si sono trovate improvvisamente senza certezze, alcune già costrette a rivolgersi a strutture di assistenza come la Caritas per affrontare le necessità quotidiane. La perdita del lavoro, in un settore così radicato nel territorio, rappresenta uno shock sociale oltre che economico.
Nel frattempo i sindacati, in particolare la Fiom Vicenza, si sono scagliati contro la decisione di Campagnolo. Marco Maraschin, funzionario Fiom, ha sottolineato che “la crisi del settore c’è, ma non giustifica licenziamenti così pesanti. Esistono margini per tutelare tutta la forza lavoro e aprire un confronto serio sulle prospettive industriali”. La Fiom sollecita la direzione a valutare strade diverse dai licenziamenti e a mettere sul tavolo un piano industriale solido e trasparente, in grado di rilanciare Campagnolo senza dover rinunciare a un terzo della sua forza lavoro.
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