Questa famosa casa auto lancia un profit warning. E le azioni crollano

Giorgia Paccione

6 Ottobre 2025 - 11:32

Aston Martin avverte gli investitori di nuove perdite per effetto di dazi USA, tasse in Cina e rallentamento della domanda. Le azioni crollano oltre l’11% in Borsa.

Questa famosa casa auto lancia un profit warning. E le azioni crollano

Nelle scorse ore la celebre casa automobilistica britannica Aston Martin ha lanciato un nuovo e severo profit warning, che ha scatenato un immediato tonfo delle azioni. In un comunicato ufficiale la società ha infatti ammesso che le vendite all’ingrosso nel corso dell’anno in corso “scenderanno di una percentuale da medio ad alto singolo cifre”, segnalando così un peggioramento rispetto alle stime precedenti.

L’annuncio è stato accolto con preoccupazione dai mercati e ha ribaltato parte delle speranze riposte in una possibile ripresa. Le quotazioni del titolo sono infatti scese di oltre l’11% in apertura di contrattazioni.

La casa attribuisce la nuova revisione del piano finanziario a fattori esogeni molto forti, in primis le tariffe imposte dagli Stati Uniti, che hanno gravato sulle sue esportazioni, e una domanda in Cina penalizzata da nuove tassazioni sui beni di lusso.

Crisi Aston Martin: le cause del rallentamento

Aston Martin, essendo una casa senza impianti produttivi negli Stati Uniti, subisce interamente i dazi sulle importazioni. Sul banco degli imputati salgono dunque innanzitutto le tariffe introdotte dall’amministrazione statunitense.

A giugno è entrato in vigore un accordo tra UK e USA che prevede una tariffa ridotta al 10% per le prime 100.000 auto britanniche importate ogni anno, ma il meccanismo di “quota” su base first-come, first-served genera forte incertezza per la programmazione delle consegne. La società stessa avverte che “l’introduzione di un meccanismo di quota tariffaria USA aggiunge un ulteriore livello di complessità e limita la capacità del Gruppo di prevedere in modo accurato”.

A questo si somma la stretta fiscale sui beni di lusso in Cina. Le nuove imposte hanno infatti raffreddato l’appetito dei consumatori più facoltosi, colpendo un mercato chiave per i marchi del segmento premium.

Un altro elemento citato riguarda i rischi nella catena di fornitura. La casa fa riferimento a possibili “pressioni della supply chain”, aggravate da un attacco informatico subito da un produttore rivale (Jaguar Land Rover), che avrebbe generato timori su stabilità e approvvigionamenti.

Le consegne recenti, inoltre, non hanno soddisfatto le attese. Nei primi tre trimestri Aston Martin ha effettuato 1.430 spedizioni contro 1.641 dello stesso periodo dell’anno precedente. Il lancio del modello di punta Valhalla è stato rinviato rispetto alle stime iniziali e, per il quarto trimestre, sono previste circa 150 unità, un numero inferiore alle previsioni degli analisti.

Le conseguenze e le mosse correttive

Alla luce di queste difficoltà, Aston Martin ha rivisto al ribasso le sue stime operative. Ora prevede che l’utile rettificato prima di interessi e imposte (EBIT) sarà inferiore al minimo delle aspettative degli analisti, fissato in precedenza a una perdita di 110 milioni di sterline.

Ancora più significativo è l’ammissione che non si aspetta più una generazione di free cash flow positiva nel secondo semestre dell’esercizio finanziario.

In risposta, il management ha avviato una revisione urgente delle spese in conto capitale e dei costi operativi futuri, con l’obiettivo di ridurre investimenti in ingegneria e sviluppo per il periodo 2025-2029 rispetto alle guidance precedenti (circa 2 miliardi di sterline).

La società, inoltre, ha chiesto un intervento più attivo del governo britannico, sostenendo che i produttori a basso volume come Aston Martin non possono essere trattati alla stregua dei grandi gruppi e necessitano di “supporto proattivo” per salvaguardare posti di lavoro e filiera locale.

La casa punta comunque su una ripresa della profittabilità nel prossimo esercizio. Non mancano dunque segnali di ottimismo, almeno per il medio termine.

Argomenti

# Dazi

Iscriviti a Money.it