Quanto rende un conto deposito vincolato a 5 anni rispetto a un BTP pari durata?

Stefano Vozza

23 Maggio 2025 - 07:51

Strumenti di investimento del reddito fisso a confronto a parità di durata ma emittenti e condizioni economiche differenti

Quanto rende un conto deposito vincolato a 5 anni rispetto a un BTP pari durata?

La scelta di impegnare un capitale non va mai fatta a cuor leggero, specie all’aumentare del tempo per il quale s’intende investirlo. Primo perché quasi sempre una scelta ne esclude un’altra, secondo perché sia il tempo che il capitale non sono replicabili. Morale, va ottimizzato quel che si dispone al tempo della scelta.

Prendiamo il caso del reddito fisso e vediamo ora quanto rende un conto deposito vincolato a 5 anni rispetto a un BTP pari durata.

Un titolo di Stato con durata residua a 5 anni

Partiamo dall’obbligazione di Stato con una vita residua di 5 anni circa. Il BTP a tasso fisso 2.95% (2,58125% netto) ha matricola identificativa IT0005637399 ed è quasi di fresca emissione. Il bond è nato a inizio anno, in inverno, mentre ha data scadenza al 1° luglio 2030, tra 5 anni e 5 settimane.

Al momento sul MOT prezza quasi invariato rispetto alla chiusura di ieri martedì 20, e precisamente a 100,89 (-0,01%). A questi corsi il rendimento effettivo a scadenza scende al 2,78% lordo e al 4,41% netto (dati: Borsa Italiana). Considerando l’intero lustro il guadagno lordo complessivo si aggira sul 14,2%, a cui va sottratta la ritenuta sugli interessi, l’imposta di bollo e le spese bancarie. Semplificando al massimo, si può dire che il prodotto rende all’incirca l’11% netto da qui al rimborso finale.

Sicuramente si potrebbe ottimizzare il ritorno complessivo curando il prezzo di carico del bond. Ai primi di marzo, per esempio, il BTP ha fatto un minimo a 98,4. Un ipotetico acquisto a quella data e a quel prezzo avrebbe garantito un ritorno netto di quasi il 3% in più a parità di condizioni (tranne il maggior tempo).

Il conto deposito vincolato a 5 anni

Consideriamo adesso solo i ritorni lordi e netti sui conti deposito vincolati a 5 anni. Quanto offrono le banche più “generose” su questo timeframe e a quali condizioni economiche e/o soggettive?

Da una ricerca in rete abbiamo notato che i primi 3 conti per rendimento offrono, nell’ordine, il 3,1%, il 3,35% e il 3,50% annuo. Al netto della ritenuta fiscale sugli interessi del 26% si scende, rispettivamente, al 2,29%, al 2,48% e al 2,59%. Poi in tutti i casi andrebbe tolta l’imposta di bollo del 2x1.000 annuo del capitale vincolato, mentre non sono previste spese di gestione bancaria. A grandi linee siamo intorno al 10,5/12% circa netto in 5 anni esatti.

Tuttavia, qui vanno appurati quali sono tutti i requisiti previsti dall’intermediario di turno per aderire all’offerta. Quest’ultima potrebbe essere riservata solo ai clienti vecchi e/o nuovi, per esempio, e in tal caso bisognerebbe aprire un associato c/c. Poi bisognerebbe chiedere se è prevista l’opzione di svincolo anticipato in caso di necessità, e a quali condizioni, la periodicità degli interessi, etc.

Quanto rende un conto deposito vincolato a 5 anni rispetto a un BTP pari durata

Come si evince non esiste il prodotto “migliore” in assoluto, ma lo strumento più o meno adatto alle proprie esigenze di investimento. Sul conto deposito il capitale non va mai sotto cento, per esempio, tranne nel caso default dell’emittente, e si tratta di un indiscusso punto di forza. I titoli di Stato invece sì, aprendo ad opportunità di entrata per chi è fuori dal titolo, e potenziali rischi per chi invece vi è dentro.

Sul fronte garanzia, i sovereign bond sarebbero in teoria più sicuri dei depositi vincolati in quanto garantiti dallo Stato. Ancora, la tradabilità dei bond sul mercato secondario offre almeno due vantaggi. Primo, la completa libertà di poter entrare e uscire dal trade a proprio piacimento, nei tempi e ai prezzi ritenuti più congrui. La seconda è che si possono attuare strategie di breve respiro volte a massimizzare il ritorno su timeframe inferiori alla durata residua e/o prevista dall’emittente.

Ad ogni modo, i rendimenti sul reddito fisso sono da tempo in lenta discesa rispetto ai picchi dell’autunno 2023. Un trend che, salvo imprevisti, non dovrebbe arrestarsi fino a quando la BCE proseguirà con la sua politica di tagli dei tassi ufficiali.

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