Quanto guadagna un avvocato? Lo stipendio medio in Italia

Veronica Caliandro

17 Ottobre 2025 - 12:50

A quanto ammonta lo stipendio di un avvocato in Italia? Ecco quanto guadagnano i legali in base alle zone e all’anzianità di servizio.

Quanto guadagna un avvocato? Lo stipendio medio in Italia

La domanda “quanto guadagna un avvocato?” rimane una delle più ricorrenti quando si parla di carriere giuridiche. La figura dell’avvocato, d’altronde, continua a rappresentare un punto di riferimento nel mondo del diritto, ma anche una professione sempre più esigente e in trasformazione.

Se tutto questo non bastasse, la concorrenza è tanta ed emergere non è di certo facile. Il lavoro, comunque, sembrerebbe non mancare con milioni di persone che ogni anno si rivolgono a un avvocato. Ma per quanto concerne i guadagni, invece, com’è la situazione? Vediamo allora nel dettaglio qual è lo stipendio medio di un avvocato in Italia, dando uno sguardo anche alle varie differenze di salario che sono presenti nel Belpaese.

Quanti sono gli avvocati oggi in Italia

Come si evince dal Rapporto sull’avvocatura 2025 a cura della Cassa Forense, in collaborazione con Censis, nel 2024 gli iscritti alla Cassa Forense risultano 233.260, in leggero calo rispetto all’anno precedente di circa l’1,6%. Di questi, 216.884 sono professionisti attivi e 16.376 pensionati contribuenti. La distribuzione di genere è quasi equilibrata, con 124.008 uomini rispetto a 109.252 donne e una presenza femminile in continua crescita nelle fasce d’età più giovani.

L’età media complessiva della categoria è di 48,9 anni, un dato che conferma l’invecchiamento del corpo professionale. Tuttavia le nuove leve si stanno affacciando con competenze più trasversali, spesso legate alla tecnologia e al diritto d’impresa.

In effetti uno dei segnali più evidenti della trasformazione di tale professione è da rinvenire nei modelli di lavoro. Il rapporto Censis evidenzia che gli studi individuali restano prevalenti ma in calo, mentre cresce la quota di avvocati che operano in forma associata o come collaboratori. Sempre più diffuso è anche l’uso di spazi condivisi, coworking e formule di studio virtuale, spesso con l’integrazione di strumenti di intelligenza artificiale per la gestione delle pratiche e delle ricerche giuridiche.

Lo stipendio medio degli avvocati in Italia: in crescita, ma restano forti disuguaglianze

Il reddito medio annuo Irpef 2023 per gli iscritti alla Cassa Forense è stato pari a 47.678 euro. Si tratta di un dato in crescita del 6,8% rispetto al 2022, a chiara dimostrazione di una parziale ripresa dopo gli anni di stagnazione post - Covid.

Anche il volume d’affari complessivo della categoria è aumentato del 5,2% nello stesso periodo. Tuttavia la forbice dei guadagni resta ampia, con gli avvocati più esperti o inseriti in contesti metropolitani che continuano a percepire redditi molte volte superiori rispetto ai colleghi più giovani o operanti nelle regioni meridionali.

Le differenze di reddito tra uomini e donne

Uno dei dati più significativi del rapporto riguarda la disparità di genere.

Nel 2023 gli avvocati uomini hanno dichiarato un reddito medio di 62.456 euro, mentre le donne si fermano a 31.115 euro, poco meno della metà. Nonostante la crescente presenza femminile nella professione, il divario retributivo rimane elevato.

Il Censis evidenzia che le avvocate risultano mediamente più giovani e spesso lavorano in studi associati o in collaborazione. Ma non solo, in molti casi esercitano in modo discontinuo. Tutti fattori che contribuiscono a ridurre i redditi medi.

Differenze territoriali nei redditi degli avvocati

Il reddito medio annuo degli avvocati in Italia varia significativamente da regione a regione, riflettendo le disparità economiche e professionali tra le diverse aree del Paese.

In particolare le regioni del Nord Italia presentano i redditi più elevati, grazie alla presenza di grandi studi legali, imprese e istituzioni. Al contrario, nel Sud e nelle Isole, i redditi sono più contenuti, spesso a causa della prevalenza di studi individuali e di un mercato meno sviluppato. Di seguito una panoramica dei redditi medi annui per regione:

RegioneReddito medio annuo
Lombardia 81.115 €
Trentino-Alto Adige 69.929 €
Lazio 58.825 €
Valle d’Aosta 60.219 €
Liguria 55.869 €
Veneto 54.216 €
Friuli-Venezia Giulia 53.543 €
Piemonte 52.429 €
Emilia-Romagna 50.865 €
Toscana 45.255 €
Umbria 41.446 €
Marche 40.089 €
Sardegna 32.692 €
Abruzzo 32.611 €
Sicilia 30.767 €
Puglia 29.848 €
Campania 29.358 €
Molise 28.869 €
Basilicata 26.552 €
Calabria 24.203 €

Questi dati evidenziano come la geografia influisca profondamente sulle opportunità economiche nella professione forense: gli avvocati del Nord hanno mediamente la possibilità di percepire compensi significativamente più alti rispetto ai colleghi del Sud, con differenze che possono superare i 50.000 euro annui tra le aree più e meno remunerative.

Differenze di reddito in base all’età e all’anzianità di servizio

L’analisi dei redditi degli avvocati mostra una chiara correlazione tra età, anzianità professionale e guadagni medi. I compensi aumentano progressivamente con l’esperienza accumulata, la crescita della clientela e le responsabilità assunte nel corso della carriera.

I professionisti più giovani, fino a 30 anni, percepiscono redditi contenuti, spesso derivanti da praticantati o collaborazioni, mentre chi ha tra i 31 e i 40 anni comincia a consolidare una clientela propria e a specializzarsi in determinati settori, con conseguente incremento del reddito. La fascia 41-50 anni rappresenta il momento di maggiore consolidamento, con guadagni medi che riflettono esperienza, specializzazione e presenza stabile sul mercato.

Gli avvocati tra i 51 e i 60 anni continuano a crescere nei compensi, raggiungendo spesso i livelli più alti della carriera, mentre per gli over 60 i redditi medi sono generalmente i più elevati, grazie a clienti consolidati, esperienza accumulata e posizioni di seniority in grandi studi o ruoli di responsabilità. Per rendere più chiaro questo andamento, ecco di seguito una tabella che mostra i redditi medi annui in base alle fasce di età:

Reddito medio annuo per classi d'età Reddito medio annuo per classi d’età Fonte: Censis

Analogamente, come è possibile intuire, il reddito varia anche in base all’anzianità di servizio, riflettendo la progressiva acquisizione di competenze, responsabilità e clientela consolidata. Gli avvocati all’inizio della carriera, con meno di 5 anni di esperienza, percepiscono compensi più bassi, mentre chi ha accumulato tra 6 e 10 anni inizia a vedere un incremento significativo. Le fasce 11-20 e 21-30 anni corrispondono a periodi di consolidamento e pieno sviluppo professionale, con redditi medi più elevati. Infine, per chi supera i 30 anni di attività, i compensi raggiungono i valori più alti, in linea con l’esperienza e la clientela consolidata.

Reddito medio in base all'anzianità di servizio Reddito medio in base all’anzianità di servizio Fonte: Censis

In pratica questo trend evidenzia come esperienza, età e anzianità di servizio siano fattori determinanti per il reddito. I primi venti anni di attività sono quelli in cui la crescita dei compensi è più marcata, mentre nelle fasi successive si osserva una stabilizzazione o un incremento più graduale, legato principalmente alla clientela consolidata e alla posizione di seniority raggiunta.

Giovani e nuove competenze: le sfide della professione

La fotografia del Censis restituisce un quadro chiaro di come la professione forense sia sempre più selettiva. Molti giovani si trovano in difficoltà nell’avviare uno studio autonomo, anche a causa dei costi di gestione elevati e della concorrenza.

Tuttavia chi riesce a differenziarsi con competenze specialistiche, come ad esempio in diritto digitale, privacy, cybersecurity o arbitrati internazionali, trova spazi di crescita e retribuzioni più competitive. Inoltre si registra una crescita dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. A tal proposito viene sottolineato che:

«Guardando alle diverse fasce d’età, si percepisce un vero e proprio stacco generazionale. Infatti, ad utilizzare l’IA sono il 37,4% degli avvocati con meno di 40 anni, dato che invece oscilla tra il 26,1% ed il 24,6% nelle altre fasce d’età, con una differenza di almeno 10 punti percentuali».

Si riflette così una diversa familiarità con le tecnologie digitali, tipica delle generazioni più giovani, che hanno visto l’IA e l’innovazione tecnologica evolversi parallelamente alla loro formazione professionale. Per le generazioni più mature, invece, l’adozione di questi strumenti può rappresentare una sfida maggiore, legata a fattori di resistenza al cambiamento, ma anche a una mancanza di familiarità o di formazione specifica su queste nuove risorse

Si tratta, quindi, di una tendenza che sta ridisegnando i modelli di lavoro, rendendo la professione più dinamica e orientata all’innovazione. La sfida per il futuro, in effetti, sarà duplice: da un lato ridurre i divari di reddito di genere e territoriali, dall’altro favorire il ricambio generazionale, sostenendo l’ingresso dei giovani in un mercato del lavoro sempre più competitivo.

L’immagine dell’avvocato “benestante”, d’altronde, resiste nell’immaginario collettivo, ma la realtà dei numeri racconta una professione che cambia rapidamente, spinta dalla tecnologia e dalle nuove esigenze di una società complessa ed in continua evoluzione.

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