Quanto guadagna un amministratore di sostegno e chi lo paga

Emanuele Di Baldo

25 Luglio 2025 - 16:16

Quali sono costi, tariffe e compensi dell’amministratore di sostegno? Chi lo paga e come funziona la retribuzione? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Quanto guadagna un amministratore di sostegno e chi lo paga

Quanto guadagna un amministratore di sostegno? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’ufficio dell’amministratore di sostegno è gratuito. Infatti, la legge stabilisce che questo ruolo di tutela non prevede una retribuzione fissa.

Tuttavia, sebbene l’amministratore di sostegno non riceva uno stipendio, il giudice tutelare può assegnare un’equa indennità considerando l’entità del patrimonio e le difficoltà dell’amministrazione. Questo compenso non è automatico e viene valutato caso per caso. In particolare, l’indennità solitamente riguarda i dodici mesi di attività svolta e può variare significativamente a seconda delle responsabilità assunte.

Ecco tutti gli aspetti relativi al compenso dell’amministratore di sostegno: chi lo paga, quando viene riconosciuta un’indennità, quali sono i criteri utilizzati dai giudici per determinarla e le differenze tra amministratori familiari e professionisti.

Chi è l’amministratore di sostegno e quando viene nominato

L’amministratore di sostegno rappresenta una figura giuridica istituita dalla legge n. 6/2004 per proteggere le persone che, pur non necessitando di interdizione o inabilitazione, si trovano nell’impossibilità di provvedere ai propri interessi. Si tratta di uno strumento giuridico più flessibile rispetto ai tradizionali istituti dell’interdizione e dell’inabilitazione, pensato per tutelare chi ha una limitata capacità di agire.

Il giudice tutelare nomina l’amministratore di sostegno quando una persona manifesta una parziale o temporanea incapacità di provvedere ai propri interessi a causa di infermità o menomazione fisica o psichica. Questa figura può essere designata anche in previsione di una futura incapacità, attraverso un atto pubblico o una scrittura privata autenticata.

Chi può richiederne la nomina

La richiesta di nomina dell’amministratore di sostegno può essere presentata da diverse persone:

  • il beneficiario stesso, anche se minore, interdetto o inabilitato;
  • il coniuge o la persona stabilmente convivente;
  • i parenti entro il quarto grado e gli affini entro il secondo grado;
  • il tutore o il curatore;
  • il Pubblico Ministero;
  • i responsabili dei servizi sanitari e sociali direttamente impegnati nella cura e assistenza della persona.

Il ricorso va presentato presso il tribunale del luogo di residenza o domicilio del beneficiario. Nel ricorso devono essere indicati i fatti che rendono necessaria la nomina e le ragioni per cui si richiede la protezione giuridica.

Criteri di scelta da parte del giudice

Nella scelta dell’amministratore di sostegno, il giudice tutelare tiene conto di diversi fattori:

  • la volontà espressa dal beneficiario, quando possibile;
  • la designazione fatta dall’interessato quando era in pieno possesso delle sue facoltà;
  • il rapporto di parentela, affinità o convivenza con il beneficiario;
  • l’idoneità del candidato a svolgere l’incarico;
  • l’assenza di conflitti di interesse.
    Il giudice privilegia, ove possibile, la nomina del coniuge non separato, della persona stabilmente convivente, del padre, della madre, del figlio, del fratello o della sorella, o del parente entro il quarto grado. Solo in assenza di queste figure, o per specifiche ragioni, nomina un amministratore esterno.

Durata e oggetto dell’incarico

L’amministrazione di sostegno può avere durata determinata o indeterminata, a seconda delle necessità del beneficiario. Il decreto di nomina specifica:

  • la durata dell’incarico, che può essere, come detto, a tempo determinato o indeterminato;
  • gli atti che l’amministratore può compiere in nome e per conto del beneficiario;
  • gli atti che il beneficiario può compiere solo con l’assistenza dell’amministratore;
  • i limiti delle spese che l’amministratore può sostenere;
  • la periodicità con cui l’amministratore deve riferire al giudice.
    L’amministratore deve sempre agire tenendo conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario, informandolo tempestivamente sulle decisioni da prendere. Inoltre, deve presentare periodicamente al giudice tutelare un rendiconto della sua attività, elemento che può influire sul calcolo dell’eventuale indennità.

L’amministratore di sostegno viene pagato? Il principio di gratuità e quando è previsto un compenso

L’incarico di amministratore di sostegno è, per legge, gratuito. Il Codice Civile, all’art. 379 (richiamato dall’art. 411), stabilisce che l’ufficio tutelare non prevede una retribuzione fissa, riflettendo la natura solidaristica dell’istituto.

Ma quando è prevista, invece, un’indennità? Nonostante la gratuità dell’incarico, la legge prevede alcune eccezioni. Il giudice tutelare può, infatti, riconoscere un equo compenso all’amministratore di sostegno in due circostanze specifiche:

  • quando la gestione del patrimonio è particolarmente complessa;
  • quando l’amministrazione comporta un impegno significativo di tempo e risorse.
    L’indennità non è mai automatica ma viene valutata caso per caso dal giudice tutelare. Inoltre, va precisato che non si tratta di una retribuzione in senso stretto, bensì di un riconoscimento economico per l’impegno profuso.

Differenza tra familiari e professionisti

L’indennità riconosciuta può variare a seconda che l’amministratore sia un familiare o un professionista incaricato dal giudice.

Familiari: quando l’amministratore è un parente del beneficiario, l’indennità è raramente concessa. Si presume, infatti, che l’assistenza sia prestata per ragioni affettive e di solidarietà familiare. Solo in casi di patrimoni consistenti o gestioni particolarmente onerose il giudice può riconoscere un compenso.
Professionisti: per avvocati, commercialisti o altri professionisti nominati amministratori, l’indennità è più frequentemente riconosciuta. In questi casi, il giudice valuta l’impegno professionale e le competenze specifiche messe a disposizione.

In entrambi i casi, è importante sottolineare che l’eventuale indennità non è paragonabile alle tariffe professionali ordinarie, rimanendo sempre un compenso equitativo determinato dal giudice tutelare in base alle specificità del caso.

Quanto prende un amministratore di sostegno e come si calcola

La determinazione dell’indennità per l’amministratore di sostegno segue criteri specifici stabiliti dalla legge e dalle prassi giudiziarie. Il calcolo non è arbitrario, ma risponde a parametri oggettivi che garantiscono equità e proporzionalità.

Criteri usati dal giudice tutelare

Il giudice tutelare determina l’eventuale indennità basandosi principalmente su due fattori: l’entità del patrimonio del beneficiario e la complessità dell’amministrazione. Nella sua valutazione discrezionale, il magistrato considera sia il valore complessivo dei beni da gestire sia l’impegno profuso dall’amministratore. Inoltre, valuta se il patrimonio è «statico» o «dinamico», ossia se richiede operazioni frequenti o straordinarie.

La base di calcolo è costituita dal patrimonio immediatamente disponibile, che include liquidità, investimenti e proprietà mobiliari al momento del rendiconto, decurtate dalle passività esistenti. I beni immobili, invece, fungono spesso da indice per un eventuale incremento dell’indennità.

Esempi di indennità annuali o mensili

In molti tribunali italiani sono state stabilite delle tabelle di riferimento per calcolare l’indennità. Ad esempio, per patrimoni fino a 6.000 euro solitamente non viene riconosciuta alcuna indennità, mentre per patrimoni tra 6.001 e 20.000 euro l’indennità può arrivare fino a 2.000 euro annui. Per patrimoni più consistenti, l’importo cresce progressivamente: fino a 3.500 euro per patrimoni tra 20.001 e 50.000 euro, e fino a 6.000 euro per quelli tra 50.001 e 100.000 euro.

Questa base può essere aumentata fino al 50% in presenza di particolari difficoltà, come la gestione di immobili o conflitti familiari significativi.

Rimborso spese vive e documentate

Oltre all’indennità, all’amministratore spetta sempre il rimborso delle spese vive anticipate, a condizione che siano adeguatamente documentate. Queste includono, ad esempio, trasporti, bolli, fotocopie e altre spese necessarie per lo svolgimento dell’incarico.

Protocolli e linee guida dei tribunali

Per uniformare i criteri di liquidazione, numerosi tribunali hanno elaborato protocolli specifici che orientano i giudici sia sulla nomina degli amministratori sia sulla quantificazione dell’indennità. Questi documenti stabiliscono parametri oggettivi basati su scaglioni patrimoniali, evitando disparità di trattamento tra casi simili.

È importante notare che l’indennità va richiesta con cadenza annuale contestualmente al rendiconto, e la mancata richiesta per un anno non dà diritto a richiedere un importo doppio l’anno successivo.

Chi paga l’amministratore di sostegno

Una domanda fondamentale riguarda la fonte di pagamento dell’indennità dell’amministratore di sostegno. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è lo Stato a farsi carico di questo onere economico, bensì esistono regole precise che determinano chi deve sostenere questi costi.

Il patrimonio del beneficiario

Il principio cardine è che l’indennità dell’amministratore di sostegno grava sul patrimonio della persona assistita. Quando il giudice tutelare riconosce un compenso, questo viene prelevato direttamente dai beni e dalle disponibilità finanziarie del beneficiario. Pertanto, l’entità del patrimonio non solo influisce sull’ammontare dell’indennità, ma rappresenta anche la fonte di pagamento.

Il ruolo degli eredi in caso di decesso

Qualora il beneficiario venga a mancare, gli eredi subentrano nell’obbligo di corrispondere l’indennità all’amministratore di sostegno per il periodo in cui ha svolto il suo incarico. Questo principio deriva dalla continuità giuridica tra il defunto e i suoi successori. Tuttavia, se il patrimonio ereditato è insufficiente, il compenso potrebbe essere ridotto proporzionalmente o, nei casi più gravi, non essere liquidato affatto.

Casi in cui non viene riconosciuta alcuna indennità

Esistono situazioni in cui l’amministratore non riceve alcun compenso.

  • Innanzitutto, quando il patrimonio del beneficiario è esiguo o assente.
  • Inoltre, l’indennità potrebbe non essere riconosciuta quando l’amministratore è un familiare stretto che svolge attività di assistenza quotidiana, presumendo che l’incarico sia assunto per ragioni affettive.
  • Infine, il giudice può negare l’indennità se l’amministratore non ha svolto adeguatamente i propri compiti o non ha presentato regolare rendiconto.

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