Il mondiale 2025 sta volgendo al termine, con una lotta serrata tra il pluricampione Verstappen, Norris e Piastri: ma quanto vince il trionfatore del mondiale?
La Formula 1, si sa, è un ambiente che spesso viene associato al lusso e alla ricchezza. Non è un caso che i piloti siano i re della pista e delle principali classifiche dei guadagni, con stipendi da decine di milioni di dollari all’anno. Su tutti spiccano Max Verstappen e Lewis Hamilton, che superano addirittura i 60 milioni di dollari di ingaggio.
Ma gli ingaggi non sono gli unici motivi per cui un pilota di F1 è considerato ricco: anche il montepremi ha il suo peso. Vincere il mondiale, infatti, porta sicuramente fama e prestigio ma anche ricchi bonus nei contratti e, ovviamente, il premio economico dedicato al campione del mondo, oltre alla possibilità di attingere a un livello ancora più alto di sponsor e collaborazioni.
Ma a quanto ammonta questo premio? Il mondiale 2025 sta volgendo al termine e il prossimo GP di Abu Dhabi, l’ultimo della stagione, decreterà il trionfatore di un inedito “triello”, soprattutto considerando l’andamento delle ultime stagioni (dominate da Verstappen): Max Verstappen, con la Red Bull, Oscar Piastri e Lando Norris, con la McLaren, si sfideranno in un weekend che vale l’annata, con Norris, classifica alla mano, favorito sugli altri due, sebbene il margine sia di appena 16 punti tra il primo e il terzo (Piastri).
Un’autentica battaglia sportiva che mette in palio anche un montepremi da sogno, che può cambiare una carriera intera. Ecco quanto vince chi si aggiudica il mondiale F1 2025 e quanto guadagnano i team vincenti delle classifiche dedicate.
Quanto si porta a casa chi vince il mondiale? Il montepremi della F1
Spesso, quando si pensa al “montepremi” della F1, si immagina un assegno milionario che va dritto in tasca al pilota che vince il mondiale. In realtà, la verità è un’altra: tutto il montepremi ufficiale viene distribuito ai team, non ai piloti.
Il meccanismo funziona così: una parte consistente dei ricavi commerciali della F1 - televisivi, sponsorizzazioni, diritti d’immagine - viene destinata a un fondo che, attraverso il Concorde Agreement, viene poi spartito tra le scuderie in base al loro piazzamento nella classifica Costruttori.
Per dare un’idea: nel 2024 il fondo distribuito ai team è stato stimato in circa 1,266 miliardi di dollari. Da quella somma dipende il “bottino” che ogni scuderia può incassare e, dunque, anche il montante che verrà eventualmente condiviso col pilota, se previsto dal contratto interno.
Ecco una tabella-tipo, basata sulle stime correnti, per capire quanto potrebbe andare al team in funzione del piazzamento finale.
| Posizione in classifica del team | Premio stimato per il team (in dollari) |
|---|---|
| 1° | 140 milioni |
| 2° | 131 milioni |
| 3° | 122 milioni |
| 4° | 113 milioni |
| 5° | 104 milioni |
| 6° | 95 milioni |
| 7° | 87 milioni |
| 8° | 78 milioni |
| 9° | 69 milioni |
| 10° | 60 milioni |
Attenzione, però: queste cifre rappresentano quanto riceve la scuderia. Non c’è, come detto, alcuna erogazione “automatica” da parte della F1 destinata al pilota campione del mondo. Se un pilota “vince in denaro”, è solo perché quel team, forte del suo piazzamento o del titolo, decide di riconoscergli una parte attraverso un contratto personale, bonus o accordi interni.
Quanto vincono i team vincenti della classifica costruttori F1
Per una scuderia, conquistare il titolo Costruttori non è solo questione di orgoglio sportivo: è soprattutto un assegno di enorme portata economica, fondamentale per coprire costi di sviluppo tecnico, motori, personale e preparazione per la stagione successiva. Ogni anno, grazie al patto economico che regola la F1, decine o centinaia di milioni di dollari ritornano nelle casse del team vincitore, in un circolo virtuoso che ha l’obiettivo di mantenere alta la sfera dei ricavi di tutti gli attori interessati.
Secondo le stime più recenti, il team campione (primo in classifica) riceve intorno al 14% del montepremi complessivo destinato ai costruttori, mentre il team che chiude decimo si accontenta di circa il 6%.
Al di là del piazzamento, alcune “scuderie storiche” possono beneficiare di quote aggiuntive come bonus per la continuità nell’iscrizione al campionato.
La McLaren ha già vinto i titoli costruttori 2024 e 2025 e ciò significa che gli incassi sono cifre da capogiro (quasi 300 milioni di dollari sommando le annate) utili non solo a saldare bilanci ma a investire su motori, aerodinamica, simulazioni e giovani talenti. Insomma, chi vince può reinvestire per rimanere al top.
Contratti e bonus per i piloti campioni del mondo: ecco perché è importante vincere il mondiale (oltre al montepremi)
Se il montepremi ufficiale non finisce nelle mani del pilota, come fa un campione a guadagnare davvero decine di milioni in una stagione? La risposta sta nei già citati meccanismi economici paralleli: stipendi base, bonus su risultati, accordi personali e sponsorizzazioni.
I piloti di punta della F1 hanno contratti firmati con le loro scuderie che prevedono uno stipendio fisso, con cifre di partenza già molto alte.
Ma come funzionano i bonus? Di solito ogni vittoria in un GP, ogni podio, ogni posizione in classifica finale porta un guadagno extra stabilito dal contratto. Ma il vero “tesoretto” arriva con la conquista del mondiale: i campioni possono ricevere premi aggiuntivi molto consistenti, spesso nell’ordine di diversi milioni di dollari. In alcuni casi, secondo stime basate su contratti pubblici o leak, questi bonus per il titolo superano anche i 10-15 milioni di dollari, come avviene, ad esempio, per l’ingaggio dello stesso Max Verstappen (che arriva a 65 milioni annui compresi i bonus).
Oltre al compenso diretto, però, vincere un mondiale significa diventare molto più “appetibili” sul mercato: nuovi sponsor, contratti di endorsement, merchandising, licenze d’immagine, eventi pubblici, licenze personali. Per molti piloti, questi introiti - spesso personali, separati dal team - possono addirittura superare lo stipendio “da gara”. E dare forma al futuro, perché no, magari post carriera, anche a livello imprenditoriale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA