Quanto costerebbe all’Italia il 3% del Pil per la difesa (proposto da Macron)?

Violetta Silvestri

6 Giugno 2025 - 12:06

Mentre in Italia si paventa la possibilità di arrivare al 3,5% del Pil per la spesa della difesa, un calcolo di pochi mesi fa su quanto costerebbe al Paese il 3% del Pil fa luce sui conti pubblici.

Quanto costerebbe all’Italia il 3% del Pil per la difesa (proposto da Macron)?

La corsa al riarmo dei Paesi Nato, ed europei in primis, continua senza sosta e con proposte da “brividi” per i conti pubblici di Stati con alto debito come l’Italia.

L’ultima novità al riguardo è la possibilità di allargare addirittura al 3,5% del Pil le spese per la difesa. Come spiegato in un nostro articolo specifico, nel 2025 la spesa militare dell’Italia è pari a 31,3 miliardi di euro, ovvero l’1,57% del PIL. Giorgia Meloni ha già fissato l’obiettivo di esborso per la difesa al 2% del PIl, il minimo sindacale richiesto, che si traduce in che altri 8 miliardi di euro.

Per compiacere Trump nella sua idea che tutti fissino al 5% del Pil i soldi spesi per la difesa è poi giunta una novità espressa dal segretario Nato Mark Rutte: il 3,5% del Pil sia destinato alla spesa militare diretta, mentre il restante 1,5% a infrastrutture strategiche come strade, porti e aeroporti, con anche il Ponte sullo Stretto che potrebbe essere inserito in questo elenco.

Quale sarà l’equilibrio nei conti pubblici italiani? Il Governo Meloni spera proprio di appellarsi a questi investimenti in infrastrutture per attutire il colpo. Ma le percentuali restano davvero elevate.

Solo tre mesi fa, Macron si era fatto avanti suggerendo di destinare alle spese militari e di difesa il 3% del Pil, una soglia audace per alcuni Paesi come l’Italia che non raggiungono nemmeno il 2%. Quanto costerebbe alle casse statali un aumento di risorse di tale portata? Un calcolo fatto settimane fa, ma sempre attuale.

Italia a caccia di 30 miliardi? Ecco quanto vale il 3% del PIL per la difesa

Il presidente francese Emmanuel Macron aveva invitato gli europei ad aumentare drasticamente la spesa annuale per la difesa, portandola a oltre il 3% del Pil, dopo aver partecipato a un vertice di emergenza sull’Ucraina a Londra.

Mentre le nazioni baltiche chiedono da tempo che la spesa militare salga almeno al 3% del Prodotto Interno Lordo e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump spinge addirittura sul 5%, il leader francese è da sempre uno dei più attivi sul tema.

“Negli ultimi tre anni, i russi hanno speso il 10% del loro PIL per la difesa. Dobbiamo preparare ciò che verrà dopo, con un obiettivo del 3-3,5% del PIL”, aveva detto Macron in un’intervista al quotidiano francese Le Figaro.

Ma cosa significa, esattamente, per le casse dello Stato italiano? Le prospettive sono buie, considerando che proprio il nostro Paese è indietro rispetto alle altre potenze europee sulle risorse destinate alla difesa. Francia, Germania, Regno Unito, per esempio, hanno già predisposto una soglia del 2% di entrate per il settore difensivo, mentre l’Italia è sotto questa percentuale anche a causa dei suoi “storici” problemi di debito.

La promessa fatta dal Governo Meloni, incalzato da una situazione internazionale che sta diventando esplosiva, è di innalzare la soglia al 2,5%. Un cambiamento che sarebbe già oneroso per le casse dello Stato in cerca di risorse per riforme varie e con l’obiettivo urgente di abbassare il debito.

Il calcolo di quanti soldi servirebbero al nostro Paese è stato elaborato in modo chiaro da un grafico di ISPI:

3% PIL per la difesa 3% PIL per la difesa Paesi a confronto

La lettura è piuttosto semplice: per soddisfare il 3% di PIL auspicato da Macron, l’Italia deve trovare un tesoretto da 32,4 miliardi di euro. Per arrivare al 2% servono poco più di 10 miliardi e per centrare il 2,5% ne occorrono 21,7. Non sono pochi: come ottenere queste cifre? La risposta non c’è.

Il Consiglio europeo allargato si riunirà giovedì 6 marzo per discutere di un pacchetto militare da 20 miliardi di euro per l’Ucraina e misure per aumentare la spesa per la difesa, tra cui un potenziale allentamento delle regole fiscali.

Intanto, però, i singoli Stati si trovano in bilico tra esigenze politiche e difficoltà finanziarie. Qualcuno già si chiede in Italia se le maggiori risorse da destinare alla difesa saranno sottratte a istruzione o sanità che invece avrebbero bisogno di supporto.

Mentre il mondo si fa complesso e la pace difficile da costruire, la soluzione sembra essere avere più armi. Anche a costi elevati.

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