In Grecia arriva la giornata lavorativa di 13 giorni. Ma in Italia già c’è: ecco cosa prevede la normativa sull’orario di lavoro.
Sta facendo molto discutere la decisione del governo della Grecia di introdurre una giornata lavorativa di 13 ore. Con l’approvazione del disegno di legge che riforma l’orario di lavoro, infatti, il limite orario sotto lo stesso datore di lavoro viene portato da 8 a 13 ore, con delle restrizioni ben precise però: intanto le giornate in cui si raggiunge questa soglia potranno essere al massimo 37 in un anno, mentre il lavoro extra verrà pagato al 40%.
Non bisogna quindi pensare a un allungamento generalizzato della giornata di lavoro, per quanto comunque una tale legge sia in controtendenza rispetto a quei Paesi dove invece si sta andando verso una riduzione dell’orario lavorativo attraverso l’introduzione della settimana corta.
Ma gli italiani che guardano con fare polemico alla decisione del governo della Grecia, sanno che anche nel nostro Paese è possibile lavorare per 13 ore al giorno? La normativa sull’orario di lavoro, il Decreto legislativo n. 66 del 2003, nel regolare lo svolgimento degli straordinari permette di fatto di lavorare anche 13 ore al giorno, seppur con dei limiti, anche nel nostro Paese.
A tal proposito, ecco per quante ore si può lavorare al giorno in Italia, per quanti giorni si può raggiungere un orario di 13 ore e cosa prevede la normativa rispetto alle pause.
Per quante ore si può lavorare al giorno in Italia
Come anticipato, in Italia l’orario di lavoro è regolato dal Decreto legislativo n. 66 del 2003, che recepisce le direttive europee sull’organizzazione del tempo di lavoro. L’articolo 3 del decreto stabilisce che l’orario normale di lavoro è di 40 ore settimanali, ma non indica un limite giornaliero rigido: questo significa che, salvo diverse previsioni dei contratti collettivi, la giornata lavorativa può variare in base alla distribuzione settimanale dell’orario.
In pratica, nulla vieta che in una giornata si lavori anche 10, 11 o 12 ore, purché la media settimanale non superi le 40 ore e venga rispettato il limite massimo di 48 ore settimanali, comprensive degli straordinari. A sua volta, il lavoro straordinario, cioè quello svolto oltre l’orario normale, può essere effettuato solo entro determinati limiti: in assenza di accordi diversi tra datore di lavoro e lavoratore, non può superare le 250 ore annuali. Le ore extra devono essere compensate con una maggiorazione retributiva o, se previsto dai contratti, con riposi compensativi.
A questo si aggiunge una tutela fondamentale: ogni lavoratore ha diritto ad almeno 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore. Questo significa che, anche considerando eventuali straordinari, la giornata lavorativa non può superare le 13 ore complessive, poiché deve sempre restare un intervallo minimo di 11 ore di riposo.
Per quanti giorni all’anno si può lavorare 13 ore in Italia
A differenza della Grecia, dove la nuova legge individua un tetto esplicito di 37 giornate lavorative da 13 ore, in Italia non esiste un limite numerico prefissato. Tuttavia, la combinazione delle regole contenute nel D.lgs. 66/2003 consente di capire quante volte sia possibile arrivare a una giornata così lunga.
Il punto di partenza è il limite medio di 48 ore settimanali, che include anche gli straordinari. Poiché l’orario normale è di 40 ore, significa che in una settimana si possono svolgere al massimo 8 ore di straordinario. Se pensiamo a una settimana lavorativa di 5 giorni, questo si traduce in poco più di una media di 1 ora e mezza di straordinario al giorno: un margine che permette eccezionalmente di superare le 8 ore quotidiane, ma non certo di arrivare a 13 ore per più giorni consecutivi.
Facendo un calcolo realistico, le giornate da 13 ore potrebbero essere pochissime nell’arco dell’anno, per un duplice motivo:
- il lavoratore deve sempre godere di 11 ore di riposo consecutivo ogni 24, quindi due giornate da 13 ore non possono essere consecutive;
- il numero massimo di 250 ore di straordinario annuali (in assenza di diversa disciplina contrattuale) limita fortemente le occasioni in cui si può eccedere l’orario normale.
Se ipotizziamo una giornata “lunga” di 13 ore, cioè 5 ore in più rispetto alle 8 standard, le 250 ore extra si esaurirebbero in circa 50 giornate lavorative in tutto l’anno.
Per quante ore si può lavorare senza pause o riposi
Per quanto riguarda pause e riposi, la legge italiana non lascia spazio a interpretazioni: nessun lavoratore può rimanere al lavoro ininterrottamente per più di sei ore senza una pausa. Lo stabilisce l’articolo 8 del D.lgs. 66/2003, che impone un intervallo minimo - la cui durata è definita dai contratti collettivi - per consentire il recupero delle energie psico-fisiche e, se necessario, la consumazione del pasto.
Quando il contratto non prevede nulla, la pausa deve comunque essere di almeno 10 minuti, collocata in modo da rispettare le esigenze tecniche dell’attività produttiva. Si tratta di una soglia minima: molti contratti, specie nel settore pubblico e nei servizi, prevedono pause più lunghe o più frequenti, soprattutto per i lavori monotoni o ripetitivi.
Oltre alle pause durante la giornata, la legge tutela anche il diritto al riposo giornaliero e settimanale.
Ogni lavoratore deve poter disporre di 11 ore consecutive di riposo ogni 24 ore e di almeno 24 ore di riposo continuativo ogni sette giorni, di norma coincidenti con la domenica.
In pratica, quindi, non è possibile lavorare più di 6 ore senza pausa, né svolgere turni che comprimano le 11 ore di riposo tra una giornata e l’altra. Qualsiasi organizzazione del lavoro che superi questi limiti - anche se saltuaria - viola le norme sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori.
© RIPRODUZIONE RISERVATA