Anche la pensione di reversibilità cade in prescrizione, agire per tempo è fondamentale per non perdere il proprio diritto.
Tutti i crediti sono soggetti a un termine di prescrizione e ciò riguarda anche la pensione di reversibilità. Di conseguenza, chi non richiede la prestazione entro un certo periodo rischia di perdere irreparabilmente il diritto al pagamento. Ciò avviene perché indipendentemente dalla finalità assistenziale del trattamento, la mancata azione dei possibili beneficiari indica comunque l’assenza di necessità in merito e consentire diversamente comprometterebbe la certezza dei rapporti economici e giuridici. Chi ritiene di aver diritto alla pensione di reversibilità deve quindi fare molta attenzione a rispettare i termini, soprattutto vista la nuova sentenza della Cassazione, che rende estremamente semplice eccepire l’avvenuta prescrizione da parte dell’Inps. Vediamo cosa prevede la legge.
Quando si prescrive la reversibilità
Generalmente il funzionamento della prescrizione è motivo di confusione, visto che c’è ben poco di intuitivo. Ci sono regole ben specifiche e non è possibile avere certezze senza conoscerle. Ciò vale soprattutto per la pensione di reversibilità, visto che gli interessati devono tenere a mente diverse scadenze al fine di non perdere il proprio diritto. Innanzitutto, la domanda di reversibilità deve essere presentata entro e non oltre 1 anno dal decesso del pensionato o lavoratore. Superato questo termine non è più possibile richiedere la prestazione, a meno che questo periodo non sia stato interrotto da azioni giudiziali relative al riconoscimento della stessa.
Posto che questo è il tempo massimo a disposizione per far valere il proprio diritto alla pensione di reversibilità, c’è anche la prescrizione ordinaria di cui tenere conto. La legge prevede nel dettaglio un termine di 10 anni che decorrono dalla morte del defunto. Di conseguenza, una volta trascorsi 10 anni dal decesso non sarà più possibile riscuotere eventuali ratei non pagati dall’Inps. Anche in questo caso, la prescrizione si può interrompere, oltre che con richieste formali di pagamento, con le azioni legali.
Attenzione a non perdere la reversibilità
In sintesi, chi non vuole perdere la pensione di reversibilità deve ricordarsi di:
- presentare la domanda all’Inps entro 1 anno dalla morte (attraverso il sito web o affidandosi a un caf patronato);
- pretendere il pagamento di eventuali ratei non saldati entro 10 anni dalla morte.
Se le domande amministrative non trovano l’esito sperato, ad esempio perché l’Inps contesta il diritto alla pensione, è essenziale agire tempestivamente per impedire la decorrenza della prescrizione con un’interruzione formale, compresa l’azione legale. A tal proposito, è fondamentale conservare tutta la documentazione utile a provare la decorrenza della prescrizione e le varie interruzioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha infatti semplificato notevolmente l’eccezione di prescrizione da parte dell’Inps.
Quest’ultimo può limitarsi a dichiarare che il credito si è prescritto, senza dover neanche precisare la decorrenza della prescrizione o differenziare tra i vari ratei. Il cittadino, a questo punto, può soltanto mostrare le prove delle interruzioni operate, come delle domande amministrative e delle diffide per intimare il pagamento. La rapidità e la precisione sono essenziali per tutelare i propri diritti, anche perché qualche svista può costare parecchi soldi. Se infatti sui ratei non pagati dall’Inps si ha diritto al riconoscimento degli interessi, ammesso che non si siano prescritti, questi verranno calcolati a partire dalla domanda amministrativa e non dalla maturazione.
Chi attende per chiedere la reversibilità, per esempio, ha diritto ai ratei pensionistici maturati dalla morte del defunto ma non anche agli interessi di quei periodi, che invece maturano dalla data della domanda amministrativa. È in ogni caso opportuno verificare le regole specifiche del caso previste dall’istituto previdenziale, soprattutto nel caso in cui si tratti di istituti privati aggiuntivi che prevedono spesso termini di decadenza differenti, accanto alle generali norme sulla prescrizione.
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